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il pane e le rose

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Un bel di' vedremo

Un bel di' vedremo

(16 Dicembre 2010) Enzo Apicella
In tutta l'Europa cresce la protesta contro il capitalismo della crisi

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Lotte operaie nella crisi)

Il cuneo rosso, n. 2: Crisi globale e lotta di classe in Europa

(1 Dicembre 2014)

locandina

Cari/e compagni/e,

iniziamo il 5 dicembre, da Marghera, la presentazione del n. 2 de "ilcuneorosso".

In esso ci siamo concentrati sullo scontro di classe innescato dalla crisi in Italia e in Europa. La nostra tesi è che con l'esplosione della prima, grande crisi del capitalismo globalizzato è avvenuto un passaggio d'epoca. Si è chiusa l'era del "compromesso sociale" social-democratico (o social-cristiano), e si è aperta una nuova era di intensificata aggressione capitalistica al lavoro salariato (incluse le fu-"aristocrazie") e alla natura, nella quale la secca svalorizzazione della forza-lavoro attraverso l'intensificazione dello sfruttamento, la precarizzazione strutturale, l'impoverimento, la drastica riduzione dei diritti e del salario indiretto, l'accensione dello scontro tra proletari autoctoni e immigrati, è e resterà l'imperativo dei capitalisti e dei loro apparati politici per un lungo periodo. Con ciò riprendiamo la tesi espressa nel nostro n.1 sull'Intifada araba, che non riguardava le sollevazioni arabe come fenomeni a sé stanti ma le considerava l'inizio di una fase storica aperta dalla crisi scoppiata nel 2007-2008, di "acutissimi contrasti di classe [e inter-capitalistici] estesi alla scala mondiale, che ripropongono, con ancora più urgenza, l'alternativa tra socialismo e barbarie".

Questo passaggio d'epoca, già avvenuto nell'Europa dell'Est dopo l'89, riguarda ora in modo particolare l'Italia e l'Europa occidentale, e non lascerà nulla al posto di prima, anzitutto nel campo del proletariato, con la crisi irreversibile del vecchio movimento operaio, e l'obiettiva necessità della nascita di un nuovo movimento proletario.

In questo numero della rivista ci occupiamo delle cause di fondo e delle prospettive della crisi capitalistica, dei suoi effetti, insieme disuguali e comuni, in Italia e in una serie di paesi europei, del Nord, del Sud e dell'Est, e di alcune delle questioni politiche cruciali che abbiamo davanti: il debito di stato; l'euro; da dove si riparte con le lotte dopo quaranta anni di attacchi capitalistici; il programma di lotta; la risposta al governo Renzi, all'ascesa delle "destre sociali" e alla repressione da "stato di eccezione"; la questione del "governo delle sinistre" (in Grecia e altrove), etc.

Qualche compagno/a troverà, forse, troppo pessimistico il quadro che abbiamo tracciato dello stato delle lotte e della classe in Italia e in Europa. Indorare la pillola, però, non aiuta, perché le caratteristiche e la violenza dell'attacco capitalistico in atto - è questo il punto! - esigono un salto, una serie di salti, di quantità e di qualità, della risposta degli sfruttati su tutti i piani su cui avviene lo scontro (materiale, fisico, politico, ideologico), pena l'accumulo di un ritardo che rischia di diventare incolmabile. I grandi poteri capitalistici stanno ricorrendo ad ogni mezzo per ostacolare il cammino dei proletari alla loro "costituzione in classe, e quindi in partito", ma la nostra fiducia che questo processo vada avanti è fondata proprio sulle basi oggettive esplosive create dallo stesso capitalismo. Ed è fondata al tempo stesso sulla crescente effervescenza delle giovani proletarie e proletari della Cina, del Sud Est asiatico, dell'America centro-meridionale, del mondo arabo e islamico, dell'Africa nera, che sono sempre meno disposti a vivere o vegetare in condizioni di lavoro e di vita abbrutenti, e che portano una speciale, fresca energia al moto di rinascita della nostra classe e della sua organizzazione politica.

Abbiamo voluto gettare qualche sasso nello stagno, con l'intento di promuovere un confronto sulla situazione attuale e le prospettive tra i militanti nei movimenti, i piccoli gruppi, i circoli, i circuiti di compagni organizzati e "sciolti", per preparare, per quello che si può, la rinascita di questo nuovo movimento proletario organizzato, il solo che sarà in grado di regolare definitivamente i conti con il capitalismo, che è e resta il fine ultimo della nostra militanza. E ci farà piacere se questo invito verrà in qualche modo raccolto.

I compagni del Centro di iniziativa comunista internazionalista

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