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Bell'Italia amate sponde

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(16 Maggio 2009) Enzo Apicella
L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha reiterato al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, la richiesta di porre fine alla prassi del respingimento di migranti dalla Libia.

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(La tolleranza zero)

COME SI DEMOLISCE IL SISTEMA DELL'ACCOGLIENZA

LA CIRCOLARE DEL MINISTRO DEGLI INTERNI PIANTEDOSI PRODUCE EFFETTI NEGATIVI E PENALIZZANTI SUL FUTURO DI MIGRANTI CON PROTEZIONE INTERNAZIONALE E SPECIALE

(12 Agosto 2023)

Si scaricano contraddizioni e problemi sui Comuni e sui territori

comunicatousi

Dopo le circolari poi sospese e disapplicate, del 2016 dell’allora ministro Salvini, relative alle procedure di notifica e comunicazione dei respingimenti delle domande di accoglienza, con protezione umanitaria e internazionale (scaricate agli operatori-trici sociali responsabili di progetti per conto delle cooperative sociali ed enti del terzo settore aggiudicatari di appalti per la gestione di CAS ed Ex SPRAAR, oggi sistema SAI), nonché sulle originali “interpretazioni” della legge “Minniti Orlando” in tema di diritto di asilo, (sempre nell’attesa di una revisione dei Trattati Dublino oggetto di forti critiche, motivate, sulla questione immigrazione e accoglienza nei Paesi della “civile Europa”, martoriata dalla guerra russo-ucraina e da altri conflitti nell’Europa orientale), ci troviamo di fronte all’ennesima CIRCOLARE DEL MINISTERO DEGLI INTERNI. Si ricorda che LE CIRCOLARI, NON SONO FONTI DEL DIRITTO (ndr modi di produzione giuridica), ma hanno la funzione esplicativa, di chiarimento e di applicazione di disposizioni normative vere e proprie, da cui discendono come modalità esecutiva. Eppure sono utilizzate, come indicazione operativa anche in questo caso, per dare impulso indiretto e indicazione, alle Prefetture – Uffici Territoriali di Governo, organi territoriali locali del Ministero degli Interni, formalmente per “…effettuare un monitoraggio sui 93.000 ospiti dei Centri di Accoglienza Straordinari (i CAS, che sono di competenza del Ministero degli Interni, gestite in appalto da cooperative, enti del terzo settore o dalla Croce Rossa Italiana sul territorio nazionale), dando disposizione di comunicare “… la revoca per coloro che hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale anche se non sono ancora in possesso del permesso di soggiorno…”, quindi senza un lavoro-reddito con cui mantenersi e di una casa o di un alloggio, avendo comunque DIRITTO all’ACCOGLIENZA E ALLA PROTEZIONE INTERNAZIONALE e a quella speciale. Non si tratta di immigrazione c.d. “clandestina”, ma di persone che hanno già superato le foche caudine delle procedure italiane per l’ottenimento di misure e provvedimenti di tutela internazionale, legate al diritto di asilo costituzionalmente previsto e garantito all’articolo 10 della Carta Costituzionale. Tale operazione, che per il Ministero del governo Meloni, sarebbe la “risposta”, sempre nel meccanismo della pessima “cultura dell’emergenza” con misure provvisorie che poi diventano l’applicazione normale e che in passato sono diventate il rodo di coltura per lucrosi affari, speculazioni e gestioni malavitose e criminogene (basti ricordare un settore di affari del sistema di mafia capitale secondo il “Buzzi pensiero”, “…faccio più soldi - e profitti, ndr - con gli immigrati che con la droga…”), per trovare posti disponibili, come tentativo disperato ed emergenziale, alle decine di migliaia di sbarchi di migranti sulle nostre coste.

Una scelta scellerata e pericolosa, perché crea le condizioni per una stagione di decisioni, illegittime e inopportune, costituenti un meccanismo di ghettizzazione, di messa letterale sulla strada di migliaia di migranti, nonostante abbiano ottenuto il diritto all’accoglienza, alla protezione internazionale e alla tutela per condizioni dignitose, SCARICANDO DI FATTO SUI COMUNI (titolari delle altre strutture del sistema ex SPRAAR, oggi SAI Sistema di Accoglienza e Inclusione e in generale dei servizi sociali sui territori, in gran parte esternalizzati nella gestione in convenzione o appalto, sempre a cooperative sociali, enti del terzo settore o alla stessa C.R.I.), IL DISAGIO SOCIALE CONSEGUENTE A QUESTA “ESTROMISSIONE” dai posti che ospitano attualmente da RIFUGIATI, nei CAS di titolarità ministeriale.

Il Ministero degli Interni, ha incassato anche le critiche e l’opposizione, anche del Tavolo Asilo e Immigrazione, anche su questa scelta operata tramite circolare alle Prefetture: infatti, le stesse associazioni che si occupano di accoglienza e inclusione sociale (ndr, partecipando ai bandi di gara sugli appalti e agli avvisi per gli affidamenti e convenzioni, dove non sempre le condizioni di lavoro, salariali e di servizio di chi ci lavora, come dipendente o come socio dipendente, come la stabilità del posto di lavoro in un settore così complesso e delicato, sono garantite in modo ottimale e decente, come del resto avviene come realtà concreta, nel settore cooperativo e nel terzo settore in altri ambiti socio sanitari, assistenziali ed educativi….in appalto, affidamento e convenzione su servizi pubblici esternalizzati, privatizzati e liberalizzati), da mesi segnalano l’assoluta mancanza di programmazione e di pianificazione, del circuito dell’accoglienza. Il Tavolo Asilo e immigrazione si è riunito solo la scorsa settimana al Viminale, limitandosi però a prendere atto di quelle che vengono definite “misure emergenziali” e mandando una lettera aperta chiedendo l’intervento del Presidente della Repubblica Mattarella. Questa la loro presa di posizione ufficiale “…Migliaia di titolari di protezione internazionale o speciale stanno per essere espulsi dai CAS e mandati per strada – spiegano le associazioni del Tavolo Asilo - in questa direzione si stanno muovendo le prefetture. Tale prassi risulta del tutto illegale in quanto i titolari di protezione internazionale e speciale hanno diritto di essere collocati tempestivamente dai Centri di accoglienza straordinaria verso il sistema SAI, e non abbandonati nel giro di pochi giorni. Una così clamorosa violazione di legge è altresì generatrice di enormi problematiche sociali nei diversi territori, dal momento che migliaia di rifugiati privi di mezzi e senza accoglienza si troveranno allo sbando in strada e dunque a carico del welfare locale. Facciamo appello al presidente della Repubblica, al governo, affinché si arresti immediatamente la deriva del sistema dell’accoglienza e perché non si rinnovi una stagione di ghetti e di produzione di disagio sociale estremo, scaricato sui territori”.

L’ENNESIMA OPERAZIONE, NEANCHE TANTO NASCOSTA, DI PROCEDERE NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE SALVINIANA, AL PROGRESSIVO SMANTELLAMENTO E DEMOLIZIONE A LIVELLO NAZIONALE, DEL SISTEMA DI ACCOGLIENZA E DI INCLUSIONE SOCIALE, PER QUANTO RIGUARDA I RIFUGIATI “UFFICIALI”, SPINGENDOLI VERSO FORME DI CLANDESTINITA’ MATERIALE, PUR SE IN POSSESSO DELL’OTTENIMENTO DELLA PROTEZIONE INTERNAZIONALE E DEL DIRITTO DI ASILO, in assenza di misure programmate, efficaci, efficienti e di risorse economiche per i Comuni, sui quali viene scaricato il peso di tale effetto della “circolare Piantedosi” dell’agosto 2023. Nemmeno l’ANCI e la Conferenza Stato, Regioni e Aree Metropolitane, ha preso finora posizione ufficiale o almeno chiesto incontro istituzionale, per evitare gli effetti penalizzanti e disastrosi di questa operazione emergenziale e riportarla, almeno sul fronte istituzionale, ad una questione oggetto di provvedimenti razionali, tra i quali un piano per la redistribuzione pianificata ed equilibrata dei TITOLARI DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE, attualmente assente (in attesa di espletamento delle dovute procedure amministrative sul PERMESSO DI SOGGIORNO E DI REDDITO-SALARIO O DI UN LAVORO, DI UN ALLOGGIO…), con misure programmate e rispettose dei diritti di tutti e tutte, della cittadinanza degli ENTI LOCALI che non deve essere sottoposta a ulteriore disagio sociale, nonché dei rifugiati con protezione internazionale e speciale, degli stessi lavoratori e lavoratrici utilizzati e sono decine di migliaia sul piano nazionale, nei CAS e nel sistema SAI. Strutture già abbondantemente sovraffollate e con condizioni non certo idonee per chi viene ospitato e per chi ci lavora (sugli organi televisivi e di informazione, passano solo le immagini, emblematiche e drammatiche da sole, dell’hotspot di Lampedusa... ). Aumenteranno le persone costrette, loro malgrado, a vivere per strada, accelerando la fuoriuscita dei rifugiati dalle strutture dei CAS dove sono attualmente ospitati, con il fattore di rischio di aumento del disagio sociale ed esistenziale, di convivenza civile sui territori, con l’ulteriore corollario di una nuova manovalanza e fonte di reddito e di sfruttamento, da parte delle organizzazioni criminali organizzate. IL PERCORSO SALVINIANO SULL’IMMIGRAZIONE, CHE COLPISCE ANCHE I RIFUGIATI TITOLAARI DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE, PROSEGUE NEL SOLCO DELLA TRADIZIONE DELLA DESTRA CONSERVATRICE E ANTISOCIALE, anche se non dobbiamo mai dimenticare, le forti responsabilità dei governi di centro sinistra che hanno prodotto negli anni, la normativa attuale sulle politiche dell’immigrazione, dalle disposizioni del governo Craxi (con Claudio Martelli ministro degli Interni nella seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso), fino alle leggi TURCO – NAPOLITANO e poi MINNITI – ORLANDO. Una pesante eredità che va contrastata, modificata e migliorata, se si vuole davvero che il nostro Paese sia considerato un luogo civile, degno di essere abitato e vissuto, nel rispetto dei diritti e delle possibilità socio economiche di vita dignitosa, con compito dello Stato di rimuovere ogni ostacolo di ordine sociale ed economico, che permetta alle persone e ai cittadini, di vivere dignitosamente e di esprimere la loro formazione della personalità, individualmente o nelle formazioni sociali dove essa si esplica, secondo i principi fondamentali sanciti pure dalla Carta Costituzionale repubblicana e antifascista, oltre che da principi universali di solidarietà, giustizia e libertà nel pieno accesso e fruizione dei diritti fondamentali (casa, lavoro, istruzione, tutela sanitaria, sicurezza sociale…).

UNA BATTAGLIA LUNGA E DIFFICOLTOSA, perché è necessario RICOSTRUIRE QUEL TESSUTO SOCIALE E CONDIVISO oggi molto sfilacciato, CHE PERMETTA E GARANTISCA LA FRUZIONE EFFETTIVA DI TALI DIRITTI FONDAMENTALI, SUL PIANO CULTURALE E DI COESIONE SOCIALE, CHE RIVENDICHI CON I GIUSTI RAPPORTI DI FORZA, attualmente non disponibili, LA LORO APPLICAZIONE PER LE CLASSI LAVORATRICI, I SETTORI POPOLARI SUBALTERNI E COLORO CHE MALGRADO TUTTO, SONO PRESENTI SUL TERRITORIO ITALIANO, ANCHE SE DI DIVERSA NAZIONALITA’ E BENEFICIARI DEL DIRITTO DI ASILO. SOLO CON LO SVILUPPO DI UN FORTE, ARTICOLATO E CONTINUO MOVIMENTO DI LOTTA, A PARTIRE DAI LAVORATORI E LAVORATRICI ORGANIZZATI E SINDACALIZZATI coscienti del loro ruolo e funzione, POTRA’ AVERE TALE POSSIBILITA’ CONCRETA DI REALIZZAZIONE DI TALI OBBIETTIVI PRIORITARI.

UNITI PER UN ALTRO FUTURO, PROSEGUIAMO LA LOTTA, ENSEMBLE POUR UN AUTRE FUTURE, CONTINUONS LE COMBAT. Il nostro impegno e disponibilità, rimangono intatti e con la consueta tenacia e combattività che dal 1912, ci contraddistingue a livello nazionale e internazionale.

A cura dell’Unione Sindacale Italiana USI fondata nel 1912 e ricostituita – coordinamento nazionale lav. terzo settore/cooperative sociali

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