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Ricordando Stefano Chiarini

Ricordando Stefano Chiarini

(6 Febbraio 2007) Enzo Apicella
E' morto Stefano Chiarini, un giornalista, un compagno,un amico dei popoli in lotta

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A proposito dell’Appello “Per un Laboratorio delle Reti Sociali” (2)

(23 Marzo 2006)

Abbiamo letto con grande stupore la lista delle firme che hanno firmato l’appello per l’assemblea di sabato 26 prossimo a Roma per un Laboratorio delle reti sociali, tra cui compare anche il Forum Palestina tra i promotori dell'appello lanciato dall’area degli ex-Disobbedienti del Nord-Est, dalla Rdb/CUB, da Action e altri centri sociali romani.
Tale appello parte dall’individuazione della crisi della politica ufficiale dei partiti e delle istituzioni che ormai si esprime con un linguaggio sempre più povero e astratto da riferimenti sociali in una interminabile e vuota campagna elettorale: questo ci offre la misura della crisi irreversibile in cui versa la democrazia rappresentativa che conosciamo.

Le risposte che vengono suggerite e i percorsi che vengono individuati sono invece lontani dall’affrontare concretamente le contraddizi oni sociali reali, che affondano le radici nell’attuale crisi capitalistica nazionale e internazionale: le dinamiche e le contraddizioni sociali e di classe che si vanno strutturando, e che acquisteranno maggiore rilevanza se dovesse vincere l’Unione portatrice nella sua maggioranza delle istanze del grande capitale e della Confindustria, sono assolutamente assenti nel documento, in cui invece si individuano pratiche politiche che partono da una critica sterilmente anti-istituzionale, per poi approdare a liste locali come quella Arcobaleno al Comune di Roma in appoggio a Veltroni: ci chiediamo come sia possibile, ad esempio per Action che occupa le case da anni, appoggiare una Giunta dietro alla quale si muovono interessi immobiliari forti che calpestano ogni giorno il diritto alla casa. Ma tant’è: questo è il mondo della real-politik, in cui cadono sempre più spesso proprio coloro che maggiormente si dichiarano antagonisti ed anti-istituzionali a parole. Ma se si rifiuta la logi ca istituzionale del PRC e del PdCI, perchè alla fine si sposano cartelli elettorali come quello della lista Arcobaleno o progetti come quello dell’Associazione Rosso-Verde?

Ci meraviglia inoltre ancor di più che il Forum Palestina aderisca ad un appello dove trova spazio il May-Day del 1° maggio e la lotta antiproibizionista, ma non si fa menzione della questione della Resistenza dei popoli iracheno e palestinese in nome dei quali abbiamo costruito la manifestazione del 18 febbraio scorso e che era presentata da varie organizzazioni che hanno partecipato a quella del 18 marzo su una piattaforma considerata troppo “estremista” da DS e dalla parte moderata dell’Unione.

Questa assenza/rimozione non è casuale, visto e considerato che la parola d'ordine della resistenza è rifiutata aprioristicamete dall'area della disobbedienza che negli ultimi anni ha praticamente boicottato tutte le iniziative per la Palestina e contro la costruzione del Muro dell’apartheid;
l'ar ea del Nord Est ha scientemente boicottato tutte le iniziative e le manifestazioni di questi anni, e il quadro generale che viene proposto da tale area (e dall’appello che è stato sottoscritto) è ben lontano da quello su cui si basa l’esistenza stessa del Forum Palestina, nei cui comitati stanno molte forze che vanno dal PdCI alle aree critiche del PRC, fino a collettivi, gruppi e comitati ben lontani dalle incoerenti e mistificanti suggestioni disobeddient/negriane. Tale decisione di sottoscrivere l'appello risulta del tutto arbitraria e incoerente con tutto quel che è stato fatto e detto in questi anni, e stride con i percorsi fino ad oggi avviati contro il muro dell'apartheid e a fianco della resistenza dei popoli in generale, e di quella palestinese e irachena in particolare, alla barbarie imperialista.
La causa palestinese ha bisogno del contributo di tutti, ma gran parte dei firmatari dell'appello in questi anni hanno preferito spendere energie ed intelligenze per inseguir e su un terreno immaginifico gli zapatisti piuttosto che a fianco della lotta di resistenza dei palestinesi e dei popoli mediorientali, scelta che crediamo dettata da una profonda avversione ideologica verso le lotte di resistenza e verso una analisi marxista e rivoluzionaria della realtà sociale nazionale ed internazionale. Anziché snaturarsi in un abbraccio mortale con tali aree occorre rilanciare e rafforzare la lotta contro il muro e per una Palestina libera, indipendente, autonoma, laica e per l’autodeterminazione dei popoli palestinese ed iracheno e di tutti i popoli in lotta contro l’imperialismo ed il neocolonialismo. Infine, ci chiediamo quale vantaggio possa trarre la solidarietà alla Palestina e ai popoli che resistono da operazioni del genere: vanno piuttosto messe in discussione le modalità e le finalità con cui si costruiscono percorsi inconsistenti e che impediscono la crescita di una soggettività marxista e comunista radicata e coerentemente anticapitalistica.

Per queste ragioni, come comunisti occorre respingere operazioni simili dettate da esigenze di microarea e da tatticismi politico elettorali: che cosa hanno i comunisti da spartire oggi con le pratiche di disubbidienza che cancellano la contraddizione capitale/lavoro e riducono il conflitto di classe (per un lavoro non precario e sfruttato) alla richiesta del reddito di cittadinanza e a welfare locali con grande spazio al terzo settore attraverso lo sfruttamento intensivo dei lavoratori e delle lavoratrici all’interno delle cooperative?
Occorre invece rilanciare una nuova prospettiva comunista che non sia una parodia dell’antagonismo ma sappia unificare le lotte sociali, quelle nei luoghi di lavoro e di difesa dei territori(tav, inceneritori…) senza superficiali analisi sociali che si piegano ad esigenze tattiche o ad obiettivi parziali(ora l’anti proibizionismo, ora il reddito, ora un municipalismo che tra bilanci partecipativi e liste arcobaleno alla fine rende subalterne le realtà sociali , sindacali e di movimento ai poteri forti. Le analisi frettolose non aiutano a comprendere la fase economico-sociale che stiamo attraversando e , senza la quale non solamente le lotte dei lavoratori, ma anche le prospettive dei disoccupati, dei precari, degli immigrati e perfino le mobilitazioni dei movimenti ambientalisti e di intere comunità restano prive di sbocco.
Concludiamo con una semplice considerazione:se l’obiettivo dei promotori dell’appello fosse stato costruire una opposizione anticapitalistica nel paese, avrebbero prima discusso i contenuti di un appello con i soggetti politici e sociali esistenti, avrebbero lanciato un appello con contenuti assai diversi e con un linguaggio non unilaterale, lanciato una assemblea all’indomani delle elezioni quando gli scenari politici saranno chiari e quando arriverà il momento delle scelte su tematiche rilevanti come quelle della guerra, dell’ambiente, del lavoro, del welfare
Per queste ragioni crediamo necessario dopo le elezioni non fare sconti a nessuno e promuovere una assemblea nazionale al fine di gettare le basi programmatiche di quella opposizione sociale, sindacale, politica ed internazionale di cui movimenti, sindacati e realtà sociali, gli stessi comunisti, hanno sempre più bisogno per non frammentare e dividere i percorsi di lotta

Associazione Comunista IL PIANETA FUTURO

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