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Bell'Italia amate sponde

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(16 Maggio 2009) Enzo Apicella
L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha reiterato al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, la richiesta di porre fine alla prassi del respingimento di migranti dalla Libia.

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(La tolleranza zero)

Da Cofferati a Vendola. La trappola della sicurezza e il masochismo della sinistra di governo

(8 Novembre 2007)

Finché si pensava che la donna trovata mezza morta in un fossato del quartiere di Tor di Quinto a Roma fosse una romena, o addirittura una rom, nessuna commozione, nessun sussulto di dolore e di rabbia. Poche righe distratte sui quotidiani e nei lanci di agenzia. Un’altra prostituta senza volto né nome.

Quando invece, nel pomeriggio di mercoledì, le agenzie hanno battuto la notizia che si trattava dell’italianissima Giovanna Reggiani – oltretutto moglie di un ufficiale della Marina - in pochi minuti si è scatenata una campagna stampa violentissima accompagnata da una repentina e sospetta mobilitazione delle istituzioni a difesa della sicurezza e della tranquillità degli italiani. La donna è stata immediatamente data per morta mentre i medici ancora parlavano di stato di coma. Serviva infatti una morte per varare quel decreto legge sulle espulsioni rapide che altrimenti avrebbe incontrato fastidiose resistenze nel consiglio dei ministri e in parlamento. L’ondata emotiva creata ad arte ha così permesso e giustificato una accelerazione scientificamente preordinata dal centro di comando di un governo Prodi sempre più in mano ad un Partito Democratico che ha scelto di combattere la destra accettandone parole d’ordine e spinte reazionarie.

Dopo l’artefatto annuncio della morte della Reggiani è andato in scena lo spettacolo dell’indignazione: i giocatori della Roma scesi in campo con il lutto al braccio, il minuto di silenzio al Consiglio Comunale di Roma, il consiglio dei ministri straordinario che legalizza i pogrom contro i romeni e tutti coloro che non possano dimostrare di essere bianchi, civili e occidentali. Una macchina ben oliata e tutt’altro che spontanea. L’omicida è romeno e quindi i romeni sono tutti criminali. Ma non era romena anche la donna che ha denunciato l’omicidio? Non sono romeni quelle decine di migliaia di operai che ogni giorno si spaccano la schiena e muoiono nei nostri cantieri? Non sono romene quelle colf e quelle badanti che accudiscono i nostri anziani per poche centinaia di euro?

Da oggi non saranno più i tribunali a dover decidere se una persona va espulsa o no dal nostro paese, ma direttamente solerti poliziotti sostenuti dalle autorità e dal senso comune. Nel clima di disperazione sociale che milioni di italiani vivono con sempre maggiore preoccupazione diventa gioco facile proporre gli immigrati come capro espiatorio da criminalizzare, rinchiudere, cacciare. I banchieri, gli industriali, i monsignori, i politicanti sono nemici potenti e lontani. Irraggiungibili. Più facile, oltre che innocuo per chi governa e sfrutta, è prendersela con chi è più debole. E di fronte ad una non certo spontanea indignazione popolare anche la sinistra di governo non si sottrae.

Anche Nichi Vendola si unisce al coro quando afferma, testualmente, che “il pacchetto sicurezza non basta ma serve” e che se fosse ministro “voterebbe le misure proposte da Amato”. Tra i distinguo e i dubbi di qualche ministro emerge comunque la necessità, da parte della classe dirigente della sinistra di governo, di non essere esclusa dalle leve di comando in nome di una difesa dei diritti democratici e civili che viene considerata una battaglia persa in partenza o comunque poco redditizia a livello elettorale. Nichi Vendola non è un esponente qualunque della sinistra. Molte delle organizzazioni e delle realtà della cosiddetta sinistra di movimento che il 20 ottobre scorso invitarono a manifestare a Roma per spostare a sinistra l’asse del governo Prodi avevano indicato proprio il governatore della Puglia come candidato a guidare quel partito della sinistra che dovrebbe presto sorgere dalle ceneri degli attuali partiti più o meno comunisti.

Noi il 20 ottobre abbiamo scelto di non esserci. Non c’eravamo neanche quel 23 marzo del 2003, quando il poi sindaco sceriffo Cofferati, allora segretario della CGIL, arringava 3 milioni di lavoratori venuti a Roma a ricevere il verbo da quello che veniva considerato il salvatore.

Sinistra alternativa o sinistra masochista?

Radio Città Aperta

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