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Cosenza: pedinati gli avvocati dei compagni calabresi

articolo della "Gazzetta del Sud"

(20 Dicembre 2002)

I difensori dei no global calabresi sarebbero oggetto di “attenzioni“ da parte delle forze dell'ordine e dei servizi segreti. È questa la denuncia “choc” fatta dall'avvocato Carlo Petitto (legale del no global catanzarese Giancarlo Mattia) a termine dell'incontro di ieri su “Gli arresti a Cosenza tra vecchia e nuova repressione: le risposte del movimento”, tenutosi nella sala concerti del comune.

Al tavolo dei relatori erano presenti tre degli indagati dalla procura bruzia (Giancarlo Mattia, Anna Curcio, Antonino Campennì). Ai membri del collegio difensivo sarebbero riservati pedinamenti, intercettazioni, “pressioni”. Atti della “Operazione grillo” alla mano, l'avvocato ha citato un'informativa della polizia giudiziaria nella quale si legge che presente ad una pubblica riunione (in qualche modo collegata, secondo sempre gli inquirenti, alla costituzione di un soggetto eversivo) vi era, appunto, lo stesso Petitto. Questi è definito come cosentino e soggetto già a misure cautelari per reati di eversione, e di lui «segue foto». «Non solo non sono di Cosenza ma di Catanzaro», ha sottolineato, «ma sono assolutamente incensurato. E questi hanno addirittura la mia foto». E minaccia battaglia.

Non è stata la sola sorpresa. Spulciando tra gli atti di indagine si scoprono varie “anomalie”. Ci sarebbero più “salti logici”. Tra questi la sempreverde “pista anarchica”. L'indagine parte da un comunicato di lotta dei Nipr (Nuclei proletari rivoluzionari) di matrice comunista, spedito da Roma e recapitato alle Rsu della Zanussi di Rende, reperito il 27 aprile del 2001. Nei successivi atti viene citato, ma non a titolo di indagato, Francesco Iacchia, anarchico. Già qui, secondo i legali, c'è la peplessità classica che accompagna la pista anarchica (da piazza Fontana in poi), perché la matrice del documento rinvenuti in Zanussi è diversa. Cioé rossa. «L'anarchico serve sempre per creare colore», ha detto Petitto, riportando i precedenti storici come quello di Sacco e Vanzetti. Si indaga poi sull'Università della Calabria, ma non all'interno della Zanussi.

Campennì, uno degli indagati, ha poi citato le parole di un inquirente sdegnato alla vista del sit in di solidarietà in attesa della decisione del riesame: «Ecco che cosa è diventata Catanzaro!». Dai relatori è giunto il ringraziamento alla città di Catanzaro per la solidarietà mostrata agli indagati. Un incontro improntato al contrasto. Tra i rappresentanti della sinistra istituzionale in giacca e cravatta e i ragazzi in stile grunge. Tra i fieri mustacci dei sindaci riosorgimentali e postrisorgimentali in effige sulle pareti e la barba da ghuru di Giancarlo Mattia. Tra il cipiglio altero dei “padri” e gli striscioni multicolori che dicono no alla guerra e a questa società globalizzata. E lo dicono, paradosso dei paradossi, proprio nella lingua madre della globalizzazione: «One solution, revolution», «another world is possible».

E sempre per dare un tocco internazionale, è intervenuto alla fine il no global irlandese Tom Behan, celtico nell'aspetto ma mediterraneo nei modi, che ha portato «al Sud ribelle la solidarietà del Nord ribelle».

Tommaso Migliaccio

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