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Le assai discutibili opinioni di Valentino Parlato sul boicottaggio verso le istituzioni israeliane

(26 Gennaio 2008)

Care compagne e cari compagni,
avrete letto sul Manifesto di ieri l'intervento di Valentino Parlato contro la proposta di boicottaggio della prossima Fiera del Libro di Torino, in cui lo Stato di Israele sarà l'ospite d'onore, per festeggiare i 60 anni della sua "indipendenza". Naturalmente, non è in questione il diritto di Parlato di avere una sua opinione e di esprimerla sul quotidiano che ha contribuito a fondare, ma alcune cose sono decisamente inaccettabili.
In primo luogo, Parlato spiega la sua avversione al boicottaggio dello Stato di Israele (non del singolo evento della Fiera!) con la differenza fra quello che fanno gli Israeliani rispetto a quanto facevano i razzisti sudafricani, e già qui ci sarebbe molto da discutere; in secondo luogo - e questo non possiamo proprio mandarlo giù - cita le persecuzioni europee contro gli Ebrei, i ghetti e i campi di sterminio. Io non credo che chi - come il sottoscritto - da anni compra tutti i giorni il Manifesto per leggere qualcosa di diverso da quello che si trova sulle pagine peggiori del Corriere della Sera o di Repubblica, meriti di essere trattato come una specie di criptonazista solo perchè sostiene i diritti dei Palestinesi non solo a chiacchiere.
Infine, il Manifesto è solito non pubblicare quanto scrivono i suoi lettori (molti) che contestano certi articoli, come quello di Parlato, ed anche questo mi sembra inaccettabile.
Per questi motivi, avanzo una proposta semplice semplice: qualora il Manifesto non desse spazio entro domenica prossima, 27 gennaio, alle numerose lettere di protesta che (lo so per certo) gli sono state inviate dopo l'infelice intervento di Parlato, lanciamo un appello per due giornate di "avvertimento", vale a dire che per due giorni ci si asterrà dal comprare il giornale. Credo, come suggeritomi da un compagno di Roma, che i giorni migliori per lanciare questo avvertimento siano sabato 2 e domenica 3 febbraio, primo anniversario della scomparsa di Stefano Chiarini, i cui articoli e reportages costituivano uno degli stimoli più validi per acquistare il giornale e che, sul boicottaggio di Israele, ha sempre pensato e scritto esattamente ciò che Parlato ritiene essere paranazista. Credo che questa iniziativa non solo farebbe capire a Parlato e quelli come lui che i lettori del Manifesto non sono gli stessi del Corriere della Sera, ma rafforzerebbe anche i compagni che, in quel giornale anche dopo la scomparsa di Stefano, offrono sulla Palestina un'informazione preziosa e fuori dal coro .

Germano Monti
(Forum Palestina)


Qui a seguito l'articolo di Valentino Parlato da www.ilmanifesto.it del 24 gennaio

Un boicottaggio sbagliato
Valentino Parlato


La Fiera internazionale del libro di Torino avrà il suo svolgimento dall'8 al 12 maggio, ma già sta scatenando discussioni e polemiche, che hanno investito anche il nostro, tenace e tollerante, collettivo. La fiera si apre nel 60° anniversario della fondazione dello stato di Israele e quindi, inevitabilmente, si riapre la questione palestinese. Dopo la seconda guerra mondiale e il massacro degli ebrei, riconoscere agli ebrei il diritto ad avere un territorio e uno stato era obbligatorio. Anche Stalin fu a favore della costruzione dello stato di Israele, contraria - e non è affatto secondario - fu l'Inghilterra la quale - è una mia memoria personale - per sostenere che il mondo arabo non avrebbe accettato uno stato ebraico favorì grandi manifestazioni di opposizione, e a Tripoli (dove allora abitavo) un sanguinoso pogrom antiebraico nella complice indifferenza delle autorità militari britanniche.
La polemica che si è aperta oggi, è sul boicottaggio di questa Fiera del Libro, che dà a Israele un posto d'onore con il rischio di una legittimazione letteraria della sua politica. Dico subito che non ho nessuna posizione di principio contro il boicottaggio, contro i bianchi razzisti sudafricani era più che giusto. C'è boicottaggio e boicottaggio e, quindi, sono del tutto contrario al boicottaggio di questa fiera del libro (il libro va sempre rispettato) e contro lo stato di Israele. Gli israeliani - che sono sempre ebrei - per quanti torti abbiano nei confronti del popolo palestinese non sono in alcun modo paragonabili ai razzisti sudafricani e poi - un poi che non possiamo dimenticare e sul quale noi europei e quelli di noi che si dichiarano cristiani e cattolici - c'è la storica persecuzione del popolo ebraico, ci sono i ghetti e i campi di sterminio. E qui mi torna buono ricordare quel che mi disse in un'intervista al manifesto il Rabbino capo di Roma. Nel ghetto di Varsavia l'ultimo canto che gli ebrei intonarono fu l'Internazionale. Poi furono massacrati dai tedeschi.

Quindi profittiamo di questa Fiera internazionale del libro di Torino per discutere, per criticare la politica dello stato di Israele, per difendere i diritti dei palestinesi, che in questi territori sembrano diventati i nuovi ebrei. Discutiamo, scontriamoci, ma mandiamo al diavolo il boicottaggio. Non solo perché gli israeliani sono ebrei e non afrikaner, ma anche perché il boicottaggio è muto. È un no senza argomenti. A Torino ci saranno scrittori ebrei di grande levatura e con loro dobbiamo discutere, ragionare, polemizzare, difendere i diritti del popolo palestinese. Mi rendo conto delle paure ancestrali della gente di Israele. Mi rendo conto della loro paura - me lo disse un bravo ambasciatore di Israele a Roma - di essere i nuovi crociati. Credo di capire, ma Israele deve essere più ebrea con i palestinesi. Li deve sentire parenti stretti. Ma proprio per tutto questo il boicottaggio serve solo a fare il danno dei palestinesi e degli israeliani.

valentino parlato

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