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Pace, lavoro e libertà

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(16 Ottobre 2010) Enzo Apicella
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Il referendum farsa sui risultati del contratto nazionale si avvicina

Votare NO è un diritto ed un dovere verso noi stessi

(22 Febbraio 2008)

La prima reazione sarebbe quella di non partecipare nemmeno. L’accordo è già operativo, la rata dei 60 euro lordi al quinto livello è in busta paga. I padroni stanno già inserendo nei loro programmi produttivi un sabato di straordinario obbligatorio in più e otto ore di riduzione d’orario di lavoro il cui utilizzo possono rinviare di anno in anno.

Ma è necessario andare a votare comunque. In mancanza di un collegamento serio fra tutti gli operai che sono contro l’accordo dividerci fra chi vota NO e chi non vuol farsi prendere in giro sulla reale possibilità di decidere su un contratto blindato sarebbe controproducente.

I gruppi dirigenti sindacali usano il referendum per scaricare su di noi la responsabilità dei loro cedimenti: se vincono i SI sono gli operai stessi che hanno accettato di prendersi a bastonate sulle palle…Così come sono stati i lavoratori stessi ad accettare di portare la pensione a sessanta anni ed oltre col referendum precedente …

Vincono i referendum con ricatti e menzogne e con l’appoggio di uno strato di sindacalisti di fabbrica compromessi col padrone e sempre pronti ad eseguire gli ordini dei loro funzionari sindacali.

Ma qualcosa sta cambiando, il peso insopportabile della condizione operaia si fa sentire fra i delegati più legati agli operai che questa volta pubblicamente e senza mediazione sostengono di votare NO ed invitano a farlo in massa. Anche Cremaschi della segreteria della FIOM ha rotto l’incantesimo votando contro l’accordo assieme ad altri al comitato centrale dell' organizzazione.

Se questi sindacalisti, che hanno sottoscritto tanti e tanti accordi a perdere, ora dicono di NO vuol proprio dire che l’accordo contrattuale segna un peggioramento della condizione operaia ed è inaccettabile, sanno che tutto il gruppo dirigente sindacale corre il rischio di essere travolto da una ribellione operaia e cercano di mettere un freno alle scelte collaborazioniste dei grandi capi confederali.

Ancora una volta tutto si gioca nelle fabbriche. Nelle fabbriche fra gli operai più giovani e con i livelli più bassi. Votare NO è l’unica possibilità di dimostrare a tutti che siamo ancora vivi e non siamo disposti a farci prendere in giro.

Come si fa a votare SI sulla parte salariale in un momento che tutti piangono sui salari bassi? Anche Draghi per la Banca d’Italia ha dichiarato che gli stipendi sono fermi dal 2000, noi ce ne eravamo già accorti mentre ad ogni contratto dicevano che avevamo guadagnato.

Come si fa a votare SI sull’allungamento di fatto dell’orario annuale di due giornate lavorative? Le 8 ore di permesso retribuito non lo abbiamo conquistato con le lotte come riduzione di orario e perché il padrone può impedirne la fruizione nell’anno in corso? Lo hanno scambiato con che cosa? Forse con 127 euro lorde in trenta mesi. Avevano promesso nessuno scambio, ma qui hanno fatto un regalo ai padroni. La mortalità operaia non è causata anche dalla lunghezza degli orari di lavoro?

Lasciamo i SI ai sindacalisti collaborazionisti, agli impiegati di alti livelli, agli operai stanchi e sconfitti senza prospettive ma alla gioventù operaia che non si adegua, che ha ancora e lo ha dimostrato in tanti scioperi e manifestazioni la voglia di lottare per i propri interessi chiediamo di votare NO all’accordo.

La classe operaia non è finita, deve solo rompere la gabbia del sindacalismo collaborazionista per un sindacalismo operaio.

Associazione per la Liberazione degli Operai
http://www.operaicontro.it

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