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No all'occupazione israeliana delle Fiere del Libro

Parigi chiama Torino risponde.

(16 Marzo 2008)

Il Salone del Libro a Parigi è stato inaugurato dal Presidente di Israele Shimon Peres con una cerimonia di carattere squisitamente politico. Sulle caratteristiche del Salone del libro di Parigi è estremamente critico Benny Ziffer, un intellettuale israeliano tra i primi a proporre di boicottare il Salone del libro per protestare contro la decisione d'invitare Israele come ospite d'onore in occasione del 60° anniversario della sua fondazione. "Il nostro governo, la nostra ambasciata, che hanno fatto la selezione, hanno scelto solo scrittori di espressione ebraica escludendo, di fatto, due terzi della scena letteraria israeliana, dove si conta un'enorme comunità di espressione araba e russa " ha detto in un'intervista esclusiva al portale letterario su internet “nonfiction.fr”, spiegando la prima motivazione del suo appello al boicottaggio. Israele considera gli scrittori suoi agenti di propaganda. Dal momento che paga il biglietto aereo, ritiene che lo scrittore vada là per servire la causa israeliana ed esige ufficialmente questa propaganda in un contratto che tutti gli scrittori devono firmare". E precisa che vale non solo per il Salone del libro di Parigi, ma anche per la Fiera internazionale del libro di Torino che si terrà dall'8 al 12 maggio e che pure avrà Israele come ospite d'onore. Come esempio cita il caso dello scrittore israeliano Yehoshua Kenaz che, benché scriva in ebraico e le sue opere siano state in gran parte tradotte in francese, non potrà recarsi in Francia proprio perché si è rifiutato di firmare il documento proposto dall'ambasciata.
In Italia intanto un appello sottoscritto da trentanove tra accademici, intellettuali e personalità politiche italiane e straniere (che sta raccogliendo centinaia di firme da tutta Italia ed anche da altri paesi) è tornato a chiedere – per l’ultima volta – che l’edizione del 2008 della Fiera del Libro di Torino, non venga dedicata allo stato di Israele ma che abbia come ospite d’onore un “paese morale” chiamato pace. “Occultare la Palestina e il dramma del popolo palestinese è stata una forzatura che non poteva passare sotto silenzio, né in Italia nè altrove” sostengono i firmatari. L’appello si conclude con una richiesta perentoria alla direzione della Fiera del Libro di Torino“C’è solo una decisione da prendere e noi torniamo a chiedere con questo appello che venga presa adesso: revocare la decisione di dedicare a Israele la Fiera del Libro e dedicare l’edizione di quest’anno alla pace. E’ l’unica scelta che può restituire contenuto e dignità alla Fiera del Libro e forse riparare ad alcuni dei danni fatti nelle relazioni culturali tra l’Italia e il resto delle società del Mediterraneo e allo spirito libero e critico del confronto tra le culture”. (per visionare l'appello e l'elenco aggiornato dei firmatari clicca su http://www.forumpalestina.org/news/2008/Marzo08/13-03-08AppelloFieraLibro.htm)

Un appello analogo è stato lanciato da otto editori che chiedono alla direzione della Fiera del Libro affinchè "revochi questo invito inopportuno e perché respinga le pressioni politiche che vorrebbero trasformare la Fiera del Libro, da occasione di crescita culturale e formativa, a vetrina per la propaganda del volto umano di un paese colonialista e che pratica l'apartheid anche nei confronti dei cittadini arabi residenti in Israele".

Forum Palestina

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Commenti (2)

Antisem... pardon, antisionismo del XXI secolo.

Un tempo c'era chi si dava un bel daffare a condannare l'occupazione israeliana dei Territori Palestinesi; oggi che i Territori non sono più occupati, c'è chi si da un bel daffare a condannare Israele per l'occupazione della Fiera del Libro. E guai a chi osa pensare che è il pregiudizio ad alimentare tanto entusiasmo!

(4 Maggio 2008)

Giulio Accorto

accorto@libero.it

Ignoranza o malafede?

si legge nel commento che precede: "adesso che i territori non sono più occupati".... certo "formalmente" non sono più occupati ma come lo chiamereste un posto circondato da ogni lato da un muro, da cui non si può uscire né entrare senza chiedere permesso ad un esercito straniero, un territorio come quello di Gaza che è sul mare, ma da cui non si può accedere al mare, perché la spiaggia è occupata da un esercito straniero... un territorio i cui abitanti sono giorno dopo giorno fatti oggetto di lancio di missili, di bombardamenti e di incursioni armate...

scrivere che questi non sono territori occupati è frutto dell'ignoranza o della malafede

(4 Maggio 2008)

pane-rose@tiscali.it

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