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Un invito al confronto e alla chiarezza con il compagno Diliberto

(24 Maggio 2008)

Concludendo i lavori dell’ultimo Comitato Centrale del PdCI, il compagno Oliviero Diliberto ha affermato testualmente quanto segue: “Non mi piace la gara a chi è più comunista. C'è sempre qualcuno che è più comunista. Ci sono alcuni che fanno già parte di partiti "ultracomunisti", a loro dire, i quali partiti ultracomunisti non ce l'hanno solo con noi, ma ce l'hanno anche con alcune parti di Rifondazione, ce l'hanno con L'Ernesto. Se andate a vedere i siti della Rete dei comunisti, non è che attaccano Bertinotti, attaccano Diliberto, Giannini, Pegolo, Sorini. Perché c'è sempre qualcuno più comunista…”

Queste affermazioni del compagno Diliberto ci lasciano perplessi e meritano una replica che entri nel merito dei problemi.

1. Sul sito della Rete dei Comunisti (www.contropiano.org) nelle settimane successive al 14 aprile, sono stati ospitati 37 interventi di compagne e compagni di tutta Italia e appartenenti ad un ampio ventaglio di organizzazioni, partiti o semplicemente indipendenti, che hanno commentato i disastrosi risultati elettorali delle forze coalizzate nella Sinistra Arcobaleno ed hanno preso la parola sulla necessità di ricostruzione di una ipotesi comunista nel nostro paese dopo la catastrofe di aprile.
Su 37 interventi ricevuti e pubblicati, solo due interventi hanno attaccato apertamente il compagno Diliberto e i compagni de l’Ernesto, soprattutto per le responsabilità avute con la partecipazione al governo Prodi . Al contrario, almeno 32 interventi attaccano apertamente Fausto Bertinotti per le pesanti responsabilità nel processo di liquidazione di una identità e di una opzione comunista nel nostro paese.
Infine, ma non per importanza, in nessuno dei documenti politici prodotti dalla Rete dei Comunisti nelle settimane antecedenti e successive alla catastrofe politica delle elezioni di aprile, c’è traccia di un attacco al compagno Diliberto e ai compagni de “L’Ernesto”.
Dunque bisognerebbe chiedersi e chiedere al diretto interessato: quale sito e quali interventi della Rete dei Comunisti ha letto il compagno Diliberto? Sulla base di quale informazioni e valutazioni ha tratto delle conclusioni così affrettate ed erronee?

2. Il compagno Diliberto è forse rammaricato dal fatto che i compagni e gli intellettuali vicini alla Rete dei Comunisti non hanno sottoscritto “L’appello per l’unità dei comunisti” non aderendo così ad una operazione politica del tutto legittima, ma che altrettanto legittimamente alcuni comunisti possono non condividere? Un tale rammarico esprimerebbe una sopravalutazione del peso politico della Rete dei Comunisti, un errore questo che noi per primi – in questi anni - abbiamo cercato di evitarci fustigando tentazioni autoreferenziali spesso fisiologiche dentro molte organizzazioni comuniste.
Abbiamo però anche imparato a far sì che i nostri interlocutori non sottovalutassero le cose concrete che abbiamo costruito e sperimentato in anni di militanza e di elaborazione politica.
Le ragioni della scelta di non aderire a questo appello per l’unità dei comunisti, insieme ad altre questioni decisive per noi prioritarie, saranno l’oggetto del dibattito pubblico con tutte le compagne e i compagni in una assemblea che la Rete dei Comunisti ha convocato per sabato 31 maggio a Roma.

3. Come è tradizione consolidata nel percorso della Rete dei Comunisti, l’assemblea del 31 maggio sarà aperta alla discussione anche critica. Riterremmo estremamente positivo se il compagno Diliberto volesse partecipare a questa discussione. Allo stesso modo e con lo stesso spirito, se il compagno Diliberto intende costruire un’altra sede di confronto pubblico con i compagni della Rete dei Comunisti, saremmo lieti di prendervi parte con lealtà politica e franchezza.

4. C’è una precisazione che ci corre d’obbligo indicare sin da subito in modo da arrivare ad un confronto leale e senza riserve mentali. Il compagno Diliberto e molti compagni e dirigenti del PdCI, in questi anni hanno conosciuto bene l’esperienza, l’elaborazione e l’iniziativa della Rete dei Comunisti. Con essa – nonostante valutazioni e scelte non sempre convergenti - si sono confrontati spesso e positivamente nelle sedi di discussione e nelle piazze.
Perché dunque il compagno Diliberto continua a mettere sullo stesso piano – al fine di ricavarne una immagine caricaturale - esperienze significativamente diverse del movimento comunista nel nostro paese? L’idea dei “pidocchi” sul cavallo di razza – storicamente utilizzata dal PCI contro i “gruppettari” della sinistra – oggi è stata completamente demolita dalla realtà dei fatti. E’ una fotografia del passato che non corrisponde più alla nuova situazione sul campo e che non aiuta affatto a comprendere le cause profonde di una crisi che ha portato alla dissoluzione la sinistra e i partiti comunisti “storici” dallo scenario politico italiano.

5. Se siamo arrivati a questo punto di crisi della sinistra e dei comunisti in Italia, occorre riconoscere obiettivamente che le responsabilità non possono essere scaricate su quelle che il compagno Diliberto ritiene essere esperienze ultraminoritarie o ultracomuniste, ma devono essere individuate bene ed assunte in pieno da chi ha avuto a disposizione risorse politiche, umane e materiali assai più consistenti.
La discussione sulle possibilità di tenere aperta una opzione comunista nel nostro paese è aperta, si tratta di cominciare almeno con le domande giuste. Su questa base risposte credibili e sperimentazioni efficaci non tarderanno ad arrivare.

La Rete dei Comunisti

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