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Eluana: i buoni e i cattivi

(18 Luglio 2008)

Sulla triste vicenda di Eluana Englaro è subito scattato il solito meccanismo che vede destra e Vaticano uniti come sempre nel respingere razionalità, umanità e faticose deliberazioni della magistratura. La posta in gioco non è la inutilità di nutrire un corpo senza speranza di risveglio, ma la occasione che questo caso offre per parlare di testamento biologico, dove ognuno possa disporre le sue volontà e sostituirsi a Dio nel decidere cosa fare della propria vita in caso di malattia irreversibile.

E’ questo orgoglio laico e razionale che non viene accettato, si preferiscono cittadini pecoroni che si rimettono alla volontà divina, anche quando questa vita è tenuta in piedi solo da strutture sanitarie pagate dai contribuenti e non dai “difensori della vita”.

Vi sono in Italia 2.500 casi di accanimento terapeutico su persone giudicate dalla medicina irrecuperabili alla vita, e costano alla collettività 2.500 milioni di vecchie lire al giorno, visto che il costo medio giornaliero di un posto in ospedale è di 500 euro.

L’avvoltoio Giuliano Ferrara, che sa benissimo di che cosa si tratta, si è gettato sull’evento proponendo ai “buoni” di lottare per salvaguardare la vita di Eluana, contro i miscredenti cinici cattivi, che vogliono uccidere questa creatura, anche se da viva aveva espresso con il padre e gli amici una precisa volontà di non essere sottoposta a tale trattamento.

Ho l’impressione che questo fervore di difensore della vita, tutto ideologico, integralista e politico, si affievolirebbe molto se si chiedesse a Ferrara di pagare personalmente la retta giornaliera per mantenere in vita vegetativa Eluana, i miliardi ce l’ha, magari risparmiando sul mangiare che deve essere almeno pari a ciò che sfamerebbe 10 negri. La sua carità cristiana appare poco credibile, visto che il cibo che consumano in più gli obesi non può arrivare agli affamati.

Daremo retta alle prediche integraliste di Ferrara solo quando lo vedremo pesare 80 chili e avrà dato in beneficenza tutti i suoi averi, ottenuti appoggiando la politica del suo padrone che ha la “libertà” di comprarsi i giornali e i loro direttori.

2.500 milioni al giorno usati contro la fame, magari non dai preti, salverebbero migliaia di vite vere, e ciò non si fa perché ci sono di mezzo l’integralismo religioso, la politica, i servi come Ferrara e l’assenza di una sinistra laica e razionale che respinga ingerenze e modelli unici di pensiero.

E poi che cosa rappresenta questo rigore assoluto nel difendere una vita finita, mentre non si chiede conto con lo stesso rigore ai cristiani che fanno le guerre, che ordinano di uccidere, a coloro che fabbricano armi, di comportarsi secondo i principi cristiani?

In tutta la mia vita non mi è mai capitato di incontrare un cristiano che si comporti secondo i comandamenti. La religione è vissuta quasi sempre in modo superficiale, rituale, ipocrita. Tanto alla fine della vita c’è tempo per pentirsi ed essere perdonati.

La religione sarebbe molto utile solo se esigesse dai preti stessi e dai fedeli comportamenti coerenti con i dettami delle tavole, dove il “non uccidere” vale sempre, soprattutto per il cristiano Bush, e non solo per non far finire le sofferenze della povera Eluana, se la vita è “inviolabile” come dice il Papa, non sia mai violata dai cristiani per primi.

18 luglio 2008

Paolo De Gregorio

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