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Tai Chi?

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(17 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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Lo sciopero dei «lavoratori in nero»

Mettono la pubblicità nelle cassette, non sono pagati da mesi

(16 Agosto 2008)

Immigrati regolari hanno presentato denuncia all’Ispettorato del Lavoro Azienda già controllata dalla Finanza Paghe dimezzate rispetto a quanto certificato in busta a fine mese. Contratti fasulli, con orari segnati e pagati da part time e una realtà fatta di sei giorni di lavoro sino alle otto-nove ore consecutive. Accordi a voce stracciati e parole minacciose per chi si azzarda a chiedere il pagamento di quanto è stato concordato. A sentire queste storie pare di essere nelle campagne casertane o foggiane dove uomini dalla pelle scura sono nelle mani dei caporali. A Modena però non si tratta della raccolta dei pomodori ma di africani usati per mettere la pubblicità nelle cassette delle lettere.

Come nelle campagne, foggiane o padane, anche nella città queste presenze finiscono per diventare invisibili. Li vediamo camminare da mattina a sera sulle strade, portone dopo portone, consegnando depliant coloratissimi con un paradiso di oggetti da comprare. Loro ormai non li sfogliano neanche più.

Arrivano a Modena, lavorano dalle 7.30 sino a quando hanno finito i pacchi che sono stati assegnati, imparano subito a riconoscere la scritta “In questo condominio non si accetta pubblicità”. Tutti i giorni uguale, dal lunedì al sabato, per i 500-600 euro promessi ma a fine mese la paga non arriva. O arriva dimezzata, in contanti, mentre sulla busta paga che viene fatta firmare ci sono cifre di 600, 700 euro, sempre che i datori di lavoro decidano di pagare.

Pochi giorni fa alla Master Studio di via Staffette Partigiane 63 c’è stata la prima reazione organizzata, qualcosa che assomiglia molto a uno sciopero, quando decine di dipendenti hanno detto tutti insieme la stessa cosa alla titolare: «No money, no work».

Ovvero “niente stipendio e niente lavoro”. Dopodichè sono andati alla Cgil e lì a fianco all’Ispettorato del Lavoro per presentare denuncia di quanto avevano subito in questi mesi tra retribuzioni a singhiozzo e pressioni di ogni tipo. «Ci hanno riferito anche di minacce e peggio - sbotta Marzio Govono, che nell’organizzazione di piazza Cittadella è il numero uno del settore commercio - In questi anni ne abbiamo viste di tutti i colori e penso che le denunce che abbiamo presentato questa volta siano un buon campionario di quello che accade con lavoratori di questo tipo, che vengono sfruttati ogni oltre immaginazione.

Inutile girare attorno alle definizioni: come chiamare persone che a fine mese vengono pagate, quando vengono effettivamente pagate, la metà o un terzo di quello che viene scritto in busta paga? Che parole usare per raccontare l’operato di caporali che minacciano di pesanti conseguenze chi potrebbe protestare o fare le segnalazioni agli organi di vigilanza?»

Govoni gronda indignazione e per poco non ruggisce; qualcuno dei ragazzi di colore che gli stanno davanti capisce l’italiano poi si rassegna a un poco d’inglese anche perchè loro sono tutti bilingui e parlano bene la lingua di Shakespeare. Arrivano in Italia con una valigia di sogni, sperano fare il bis dei fratelli maggiori o dei genitori che hanno trovato lavoro dopo qualche tentativo andato a vuoto; alla prova dei fatti si scontrano con situazioni che partendo dal Ghana avevano solo sentito raccontare. Sono sbarcati all’aeroporto con in tasca il permesso di soggiorno per il ricongiungimento famigliare e

Tra la decina di persone che ieri hanno fatto la fila all’Ispettorato del Lavoro per presentare le denunce contro la Master Studio, ci sono specialisti in software, diplomati e anche giocatori di calcio che hanno trovato spazio a Nonantola e nella squadra di San Faustino. Per ora siamo solo alle prime battute che presumibilmente avranno anche uno strascico legale.

Saverio Cioce (L'Espresso)

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