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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

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La rifondazione della rifondazione

Dopo il congresso di luglio tutto cambia perché nulla cambi? Alcuni brutti segnali dalle “province strategiche” del PRC.

(30 Agosto 2008)

Il dato principale emerso dall’ultimo Congresso del PRC è indubbiamente positivo: la sconfitta - seppure sul filo di lana - dell’ipotesi bertinottiana, impegnata da molti anni a distruggere i residuali elementi di identità comunista nella struttura e nel corpo di quel partito, perseguendo un obiettivo strategico ben più ampio della scomposizione di una entità organizzata.
La conta dei voti al congresso di Cianciano ha evidenziato, tra le altre cose, il coagularsi intorno a Niki Vendola di uno “zoccolo duro” d’amministratori, burocrati e dirigenti pronti a divenire la quinta colonna del PD in quei segmenti di società disponibili ad un’opposizione “morbida” e compatibile con lo stato di cose esistenti.
Quale sorte avrà l’ipotesi del Presidente della Regione Puglia ce lo diranno gli eventi dei prossimi mesi. Il dato positivo è che, da ora in poi, le vicende di questo pezzo di ceto politico non feriranno più dall’interno la carne viva dei movimenti sociali.

Le cinque mozioni che insieme sono riuscite a mettere insieme una somma aritmetica sufficiente per prendere in mano le redini del partito dovranno ora elaborare un’ipotesi politica all’altezza delle sfide che tutto il movimento di classe e comunista ha di fronte a se, a partire dall’imminente autunno.
I compagni che si cimenteranno in questo lavoro si troveranno a configgere, oltre che con un feroce nemico di classe, insediatosi saldamente in entrambi i poli che si contendono il governo del paese, con un’articolazione reale del partito fatta d’amministratori, burocrati e dirigenti abituati ad un modo di far politica da rivoluzionare profondamente rispetto al catastrofico trend precedente.
Non gioca a favore di questa nuova “era” del PRC il fatto di aver eletto segretario un ex Ministro del governo Prodi, notoriamente tra i più antipopolari e militaristi della storia della Repubblica italiana, né che - come nel caso della dirigenza pisana del PRC – a dirigere questo “new deal” siano in gran parte ex bertinottiani, improvvisamente trasformatisi in “ferreriani”…. Ma tant’è, il nostro paese è famoso per i “nobili salti” che di sovente i ceti politici sono costretti a fare per adeguarsi alle svolte determinate dalla storia.

Vediamo quali sono – dall’angolo visuale della nostra realtà locale - i primi segnali concreti della “svolta”, a partire non dalle cose scritte o dette a Chianciano, ma in base alle politiche concrete sui territori. Cosa hanno detto e fatto, quali gli obiettivi dei “nuovi” dirigenti del PRC di Pisa e provincia per la prossima stagione di lotte?

Brevemente e per ordine:

La crisi della Giunta comunale di San Giuliano terme - prodotta dalla determinazione degli antifascisti che lo scorso 19 luglio hanno occupato la sala del Consiglio comunale contro un’iniziativa fascista coadiuvata dal PD - si è ricomposta con il reinserimento in maggioranza della Sinistra Democratica.
PRC e PdCI, dopo aver abbandonato gli antifascisti nelle ore cruciali dell’occupazione della sala del Consiglio comunale, sono stati costretti ad abbandonare anche maggioranza ed assessorati piazzati all’interno di quell’Amministrazione termale.
La sequela di scelte antipopolari condivise e le umiliazioni politiche subite in questi anni, di cui la provocazione fascista del 19 luglio è stata la più eclatante, rischiava di creare le condizioni per una debacle locale alle prossime elezioni comunali.
Le “mani libere” con le quali i gruppi dirigenti del PRC si presenteranno alle elezioni amministrative di San Giuliano terme di primavera 2009 sono state “riempite” in queste settimane da alcuni fatti e da dichiarazioni uscite recentemente sui quotidiani locali.
Il fatto principale, eclatante e stridente, sta nella tenuta del gruppo “arcobaleno” al Comune di Pisa, mentre i massimi dirigenti della S.D. pisani salvavano la giunta di San Giuliano Terme, smentendo e criticando aspramente la scelta del PRC di uscire da quella Giunta.
I pochi chilometri che separano Pisa da San Giuliano si sono trasformati in un’apparente distanza siderale, nella quale i valori universali dell’antifascismo si perdono, trasformandosi in “questioni locali”.

Le recenti dichiarazioni di alcuni dirigenti del “nuovo” PRC pisano (Il Tirreno, 21 agosto 2008) sulla disponibilità a partecipare a Giunte di centro sinistra che scaturiranno dalle prossime elezioni amministrative chiudono il cerchio di una “strategia”: la ricerca in tempi brevi di una ricomposizione del quadro di governabilità locale, all’interno del quale da sempre si è inserito il locale gruppo dirigente bertinottian / ferreriano.
Le recenti sfortune elettorali, frutto proprio di questo modo di far politica potrebbero, anche in un territorio un tempo generoso con le liste comuniste, cambiare di molto i rapporti di forza percentuali tra i partiti, spazzando via ogni velleità di partecipazione a Giunte, Consigli d’Amministrazione e altro.
Non cambia invece l’approccio di questo ceto politico, ben poco consono con il rilancio del partito “di lotta” uscito dal congresso di Chianciano, proiettato sulla carta a ritrovare radici nella società, confliggendo con padronato e poteri forti, poteri che in Toscana sono rappresentati appunto da coloro i quali gestiscono le amministrazioni locali, attraverso politiche identiche se non peggiori da quelle adottate dalle giunte leghiste e di centro destra.
La retorica del “confronto sui programmi”, agitata in questi giorni dai dirigenti del PRC, è una - sempre più piccola - “foglia di fico” a fronte delle scelte brutalmente securitarie e neoliberiste delle Giunte del PD.

Questi segnali non ci sorprendono. I tempi per la ricostruzione di una Rappresentanza Politica in sintonia diretta e reale con le lotte che sgorgano ogni giorno dalle stridenti contraddizioni del sistema capitalistico non saranno né brevi né lineari.
Molti compagni e compagne di base, lavoratori, studenti, intellettuali onesti, singoli militanti formatisi nei conflitti sociali recenti e remoti, seguono con attenzione l’evolversi del dibattito interno alle varie anime di quel che resta del movimento comunista italiano.

In una fase molto dinamica – e per certi versi drammatica - dello scenario sociale, politico e militare internazionale è evidente la mancanza di un soggetto collettivo comunista in grado di attrezzare una risposta all’altezza dell’attuale livello di scontro di classe.
Nella prospettiva della ricostruzione di questo soggetto, il rischio che le ancora considerevoli energie politiche e sociali comuniste e di classe presenti nel paese si incamminino di nuovo in vicoli ciechi proposti da una dirigenza responsabile diretta della recente catastrofe politica - di cui il responso elettorale del 13/14 aprile è stato solo un epifenomeno - sono concreti.
In questa prospettiva, per contrastare ulteriori e devastanti derive politiciste, di cui abbiamo evidenziato solo alcuni dati locali, non ci sono “buoni consigli” da dispensare, ma proposte, indicazioni, percorsi concreti.

La Rete dei Comunisti in questi anni ha praticato un percorso politico chiaro ed indipendente, sul terreno della teorica, dell’analisi di fase e della prassi concreta nei conflitti sociali.
Su queste basi chiamiamo tutti i comunisti al confronto ed alla costruzione di percorsi concreti, fuori e contro vecchie logiche politiciste e/o governiste, nemiche mortali di ogni possibile rilancio del movimento comunista nel nostro paese.

La Rete dei Comunisti – Pisa

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