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Salvate la Sanità

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(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
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Pisa. Società della salute: dalla precarietà dei lavoratori del terzo settore alla rimozione degli interventi contro la marginalità

(12 Febbraio 2009)

Terminata la lunga fase di sperimentazione, le Società della Salute, con la legge regionale n. 60 del 10.11.2008, sono definitivamente entrate a far parte della macchina organizzativa del Servizio Sanitario Regionale.

Questi nuovi organismi (consorzi volontari tra i comuni della zona-distretto e l’ASL) nascono in via sperimentale ai sensi del piano Sanitario Regionale 2002-2004 e del successivo Atto di Indirizzo della Giunta Regionale Toscana, con l’obiettivo di garantire la gestione integrata dei processi assistenziali sociosanitari tramite una nuova soluzione organizzativa caratterizzata da alcuni aspetti qualificanti :
il coinvolgimento delle comunità locali, la garanzia di qualità e di appropriatezza, il controllo e la certezza dei costi, l’ universalismo e l’ equità, l’imprenditorialità non profit.

L’ingresso del terzo settore nel processo gestionale pubblico doveva consentire l’ampliamento delle potenzialità di offerta nei settori assistenziali, garantendo al contempo l’equilibrio economico tra costi e ricavi tramite un risparmio previsto rispetto alla gestione pubblica degli interventi.

In altri termini, anche in ambito sociosanitario, il coinvolgimento del terzo settore (cooperative sociali e volontariato) nella gestione sul territorio degli interventi nelle materie sociosanitarie di competenza della Asl e dei Comuni, nell’ottica di ridurre le spese della gestione pubblica ritenute eccessive, ha avviato un processo di esternalizzazione dei servizi mirato al contenimento della spesa.

La Società della Salute della Zona Pisana, costituita il 15 settembre 2004, in questi anni di sperimentazione ha realizzato diversi progetti rivolti al disagio e alla marginalità sociale che hanno avuto una ricaduta positiva, sepure con una inaccettabile precarizzazione del rapporto di lavoro (sotto il profilo economico e contrattuale).

E’ indubbio che solo grazie al minor costo dei lavoratori delle associazioni e delle cooperative sociali (questi ultimi inquadrati con un CCNL più sfavorevole rispetto al CCNL della sanità pubblica, con stipendi mensili inferiori di circa 500 euro, senza ferie retribuite e spesso precari) è stato possibile ampliare l’offerta in settori assistenziali e fare fronte alle nuove e pressanti richieste di intervento
All’ombra della precarietà si sono mossi tutti, tanto è vero che in questi anni nei bilanci della SDS non è mai stato previsto alcun adeguamento contrattuale e stipendiale per le decine di operatori impiegati.

Ma l’obiettivo del contenimento della spesa, che fin dall’origine accompagna lo sviluppo della SDS, di fronte al problema dei tagli agli enti locali previsti dal Governo Berlusconi, viene affrontato dalla SDS decidendo un drastico ridimensionamento degli interventi affidati a cooperative-associazioni e rivolti al disagio sociale e dell’alta marginalità e cos’ determinando tagli di alcuni progetti e minori finanziamenti per altri.

Tagli per oltre 650.000 euro su base annua che comportano una notevole riduzione dei servizi e la perdita di 30 posti di lavoro degli operatori del terzo settore.

Vengono quindi colpiti i cittadini in condizioni di maggior disagio e marginalità sociale destinatari dei servizi tagliati e i lavoratori delle cooperative sociali, già oggi fortemente penalizzati rispetto ai lavoratori pubblici della ASL.

Decisioni prese dall’alto, senza aprire alcun confronto con il Terzo Settore, con i lavoratori, con i Sindacati, con la cittadinanza e l‘utenza di questi servizi, senza investire della discussione i Consigli Comunali, con criteri che suscitano dubbi e perplessità soprattutto a fronte di un superiore investimento sul versante della sicurezza deciso dalla Giunta Filippeschi per telecamere e agenti della Polizia Municipale.

Tutto questo mentre altri comuni, per esempio quelli della Valdera, in presenza di analoghe riduzioni del finanziamento statale non hanno operato tagli sulle politiche sociali, in contraddizione con il nuovo Piano Sanitario Regionale che prevede un processo di stabilizzazione dei servizi di “bassa soglia”, cioè proprio degli interventi rivolti al disagio e alla marginalità sociale.

Di fronte alle dure polemiche sollevate il Sindaco Filippeschi ha riconosciuto che c’è stato un “limite di relazione” con la società civile, ed ha aperto tardivamente un tavolo di confronto sospendendo l’applicazione della delibera della SDS in attesa di ridiscuterne con la Consulta del Terzo Settore, ribadendo comunque la necessità dei tagli e chiedendo di fatto la collaborazione del Terzo settore a supporto delle decisioni prese.

Più che un “limite di relazione” riteniamo che il comportamento della Giunta rappresenti una svolta autoritaria che, in dispregio agli obblighi istituzionali della SDS, ha annullato di fatto la struttura di partecipazione.

Dispiace constatare come la politica della Giunta Filippeschi, caratterizzata fin dal suo insediamento dal recepimento della una tendenza securitaria in atto nel Paese (basti pensare al documento sulla sicurezza e alle ordinanze contro gli stranieri), con questa ulteriore involuzione risulti perfettamente in linea con la politica del governo Berlusconi.

La soluzione è quella di ritirare i tagli e di rendere più stabili i posti di lavoro, i contratti e le retribuzioni perché dietro ad ogni taglio sociale ci stanno non solo minori servizi al cittadino ma maggiore sfruttamento di una forza lavoro invisibile che combatte ogni giorno la marginalità sociale diffusa nella nostra Provincia. Siano convocati consigli comunali aperti per discutere dei servizi sociali e sanitari

CONFEDERAZIONE COBAS PISA

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