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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

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Perché non mi iscrivo al Prc

(29 Marzo 2009)

Bisogna riconoscere che la lettera di Tony Della Pia, neosegretario provinciale del PRC irpino, è stata scritta con i tre organi fondamentali che ogni buon comunista dovrebbe saper usare: cervello, cuore e... stomaco.
Ma non basta una lettera, sebbene così ben scritta, per risollevare le sorti del Prc. Occorre ben altro.
Credo che il partito non debba rivolgersi solo ai "militanti", ossia a coloro che sono già iscritti, ma debba sforzarsi di recuperare un rapporto, ormai logoro e consunto, con gli ex militanti, ossia con coloro che non sono più iscritti e che hanno abbandonato il partito (magari da anni) per svariate ragioni. Inoltre, ritengo che il partito debba avviare un'intensa ed incisiva campagna di proselitismo per attrarre a sé le nuove generazioni. E' su questi tre fronti, interni ed esterni, che deve svilupparsi una capillare e martellante opera di propaganda, da esercitare con le parole ma soprattutto con i fatti, ovvero con le azioni e con le lotte.
Insomma, esorto il vostro partito ad intraprendere quelle iniziative, non solo verbali, che possano convincere gli ex iscritti a riavvicinarsi e a riprendere un dialogo che, nel mio caso, è già in parte ripreso, nonostante la chiusura presuntuosa ed autoreferenziale di taluni compagni. Il mio è un modesto invito ad agire tempestivamente ed efficacemente per cercare di persuadere chi, a differenza del sottoscritto, si è allontanato dal partito in maniera difficilmente rimediabile, si rifiuta ostinatamente di dialogare e di rapportarsi e non intende più avere a che fare con il vostro partito, anche a causa di atteggiamenti quasi snobistici ed arroganti. E vi assicuro che uno dei principali difetti, non solo del Prc ma della sinistra in genere, difetti che sono molto percepiti all'esterno dalla gente comune, è esattamente un atteggiamento di presunzione e di chiusura autoreferenziale. Credetemi, è esattamente così.
Per quanto concerne il mio caso personale, sono prevalenti le ragioni del no, ossia i motivi per cui non mi iscrivo al Prc. Anzitutto perché nel mio paese non esiste un Circolo di Rifondazione Comunista. Quello che c’era prima s’è dissolto a causa della recente scissione interna che ha portato via quasi tutti gli iscritti e i militanti, traghettandoli dalla parte dei vendoliani, o condannandoli allo sbando.
Personalmente non sono più iscritto al Prc da anni, esattamente dal 2003. Preciso, però, che l’ex Circolo del Prc esistente nel mio paese, è stato fondato nel 1995 grazie soprattutto all’iniziativa del sottoscritto, ma tale dato storico è stato completamente dimenticato o ignorato col tempo: si sa che l’ingratitudine umana non ha limiti, come altre caratteristiche umane. Insomma, il sottoscritto si è allontanato dal partito per varie ragioni, sia politiche che personali, ma in questo caso è davvero difficile distinguere tra pubblico e privato, nel senso che anche le motivazioni che possono sembrare di ordine personale (pure i gesti minimi, gli atteggiamenti e i comportamenti di natura umana apparentemente irrilevanti) nascondono implicazioni e significati di tipo politico. A riguardo potrei citare numerosi esempi pratici, ma preferisco tacere per non urtare la suscettibilità di nessuno. Lo so per esperienza diretta.
Le ragioni palesemente politiche sono ben note: la progressiva degenerazione interna in senso burocratico-verticista, la deriva autoritaria e antidemocratica del partito durante la gestione bertinottiana, la crescente subalternità e debolezza delle ragioni e delle istanze di classe, sia all’interno della piattaforma politico-programmatica del Prc, sia all’interno del programma centrista, neomoderato e neoconservatore che ha ispirato le decisioni del governo Prodi, in cui le rivendicazioni e le posizioni sostenute da Rifondazione e dall’intera "sinistra radicale" sono state assolutamente ignorate o tradite. Fino ad approdare alla cosiddetta "svolta a sinistra" annunciata e sancita verbalmente in occasione dell’ultimo congresso nazionale del partito, svoltosi a Chianciano nel luglio scorso, ma che nei fatti è ben lungi dal realizzarsi. E lo stesso neo-segretario, Paolo Ferrero, ai miei occhi (e non solo ai miei) non ha mai riacquistato quella credibilità morale, personale e politica, persa in tanti anni in cui si è praticamente compromesso, per non dire sputtanato, con la leadership bertinottiana e con le scelte governiste di mera passività rispetto ai poteri forti e dominanti nel nostro paese.
Mi fermo qui per non tediare troppo chi legge. Vorrei concludere con una invocazione (quasi un’implorazione) di aiuto e solidarietà: proponetemi le ragioni che possano davvero convincermi a cambiare giudizio sul Partito della Rifondazione Comunista, pur sapendo che solo i fatti concreti potranno indurmi a mutare il mio parere e le mie attuali convinzioni. Mi rivolgo a voi in quanto compagni, se ancora si può dare un senso autentico e riconoscibile a tale vocabolo.

Lucio Garofalo

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Commenti (5)

Perché aderire

Caro Lucio,

Permettimi innanzitutto di darti del tu. Ho letto spesso i tuoi articoli su questo fantastico sito che ci raccoglie un po' tutti, tutti quelli -cioè- che non ostante tutto non mollano. Lo debbono a loro stessi e credo che sia giunto il momento di passare alla fase del Rientro ( o dell'ingresso, come nel mio caso), una "glorieuse rentree", per dare un senso a quelle ragioni che prima ci avevamo/Ti avevano portato fuori.

Un partito sono le persone in carne ed ossa, che circolo per circolo, spostano l'ago della bilancia da un partito di assessori ad un partito di proletari.

Cero ognuno di noi, facendo/rifacendo questa scelta nuota in un elemento rispetto al quale da fondatore può ritrovarsi minoranza, ma spero che sia divenuto il momento di invertire la logica per cui la moneta cattiva scaccia quella buona, ora è quella "buona" a dover scacciare -con la presenza- quella cattiva (familistica, assessorile, piddista).

Mentre potrai fare (o non fare) questa scelta, qualcun altro l'ha già fatta (oppure) e qualcun altro ancora potrebbe essere indotto a farla (oppure no)....

Insomma, tu io altri, chi qui chi là, che entrano/rientrano. ...

cari saluti comunisti

(30 Marzo 2009)

marc

vamosbien74@yahoo.it

Farsi sentire

E'difficile.Il pensiero della classe di comando del prc,allora bertinottiano, ha avuto il suo massimo nel portare alle elezioni ultime l'arcobaleno ma le" masse operaie e non" hanno capito la deriva moderata e non l'hanno approvato.Nella ricostruzione del prc ci sono compagni come ferrero e russo spena ,La cosa più importante è che noi stessi dal basso dobbiamo far sentire la nostra"voce "in tutti i modi.

(31 Marzo 2009)

ersilio lelli

ersiliolelli@gmail.com

rientrare nel prc? Non ci penso proprio,anzi......

Sono stato tra i fondatori del prc nella mia città,e nella mia provincia. Ho speso i miei tempi e i miei sogni nel tentativo di creare un partito comunista all'altezza della fase,un partito che si rapportasse sempre di più alle necessità oggettive della classe dei lavoratori,degli sfruttati,di chi non ha ancora oggi voce e vede mistificate le proprie istanze. Anni in cui mi sono trovato davanti burocrazie e personalismi esasperati e in cui le svendite programmatiche si alternavano a speranze illusorie di poter influire nel creare svolte a sinistra. I bilanci e i ragionamenti sul che fare? erano visti come perdita di tempo, ho provato a creare collettivi e gruppi di scopo, nel mio piccolo mi sono rifiutato di fare mie,logiche di visibilità personalistica e il mio essere varie volte in minoranza non metteva la parola fine ad una esperienza che con tutti i suoi limiti poteva diventare positiva e feconda. Oggi,in un mio sunto di ricordi potrei dire: non rinnego ,ma non ripropongo. Soprattutto ho il rispetto per parti di base ancora militante nel prc, ma credo con fondamento che ancor oggi dopo la sciaugurata svendita dell'esperienza arcobalenoide, invece di fare un giusto e sacrosanto bilancio negativo,si tenti con le elezioni europee di rioperare una politica distantissima da quello di cui ci sarebbe bisogno. Si enunciano svolte a sinistra e nuove ripartenze,ma poi......si apre al supergovernista Diliberto e si dà spazio all'ex ministro Salvi e all'arcobalenissimo De Vita, arcobaleno già ai tempi di dp e del pci. Si annuncia una lista comunista e anticapitalista e non si riesce a interloquire con Sinistra Critica. La risposta politica utile ad affrontare una crisi strutturale dell'economia capitalista credo non possa più essere delegata ad una classe dirigente intrisa di logiche di apparato governista. Sbagliare è per il sottoscritto capibile e giustificabile, non altrettanto invece il perseverare consapevole. Non mi basta più il solo sventolare di bandiere e simbologie, voglio lavorare per creare un partito anticapitalista sul modello dell'n.p.a. francese in grado di essere sponda di lotte e movimenti. Voglio proporre strumenti di autorganizzazione dal basso, politiche di indipendenza dal pd e dalle stampelle alla sua sinistra, un modo diverso di fare e non subire la politica. Le dirigenze ci raccontano che il pericolo sono le destre e l'antipolitica, giustissimo. Ma chi sono le destre, cosa anche è l'antipolitica ? Le destre per me sono il pdl. Poi c'è chi è subalterno culturalmente e politicamente alle destre, e questo è il pd. Fanno a gara a gestire l'esistente,a consolidarlo, a sfuttare e a non creare coscienza. E l'antipolitica è foraggiata dai comportamenti di chi si dice di sinistra ma poi fa passare missioni militari, precarietà, privatizzazioni e condisce il tutto con carrierismi ultrapersonalistici, opportunismi, vere e proprie rendite personali. Anche, e per me, soprattutto questo incoraggia l'antipolitica, il tornarsene mesti e disillusi,a casa,nel proprio privato. Serve ben altro per cambiare l'esistente e la strada è tutta in salita,ma invito Lucio e i tanti altri che hanno lasciato le organizzazioni comuniste a intraprenderla insieme. Ci sono riusciti dopo una lunghissima battaglia politica in Francia, perchè è impossibile farlo anche nel nostro politicamente triste paese ? Sarà una lunga e difficile esperienza, ma per me ,ne vale proprio la fatica.

(31 Marzo 2009)

Enrico Biso

enricobiso@yahoo.it

Risposta a un compagno

Cari Compagni a me è successo invece che hanno fatto di tutto che mi allontanassi dal partito nel 2006 ( ero in predicato di diventare segretario del mio circolo ) perchè non la pensavo come la maggioranza del partito che ancora allora era quella bertinottiana e adesso io sto tentando di rientrare però qui dove abito io in provincia di Padova mi mettono difficoltà io essendo della corrente Essere Comunisti!
Anch'io ho la stessa impressione sul segretario Ferrero!
Sinceramente io vorrei un partito Comunista forte PRC, PDCI ,Sinistra Critica assieme e tutti i veri Comunisti!

Fraterni Saluti Comunisti!

Fav

(31 Marzo 2009)

Favaro Giovanni

helgapt87@inwind.it

breve commento

"la progressiva degenerazione interna in senso burocratico verticista, la deriva autoritatia e antidemocratica del partito durante la gestione bertinottiana"... non era necessario essere iscritti a rifondazione per comprendere dall'esterno che questi tratti, sono rendere subalterna la classe all'iinteresse genrale, del capitale.
Oggi cosa fa rifondazione comunista? Non è molto chiaro se pensa di gestire politcamente con la forza che ha, appunto,la crisi capitalistica per riavviare il sistema in crisi o pensa di agire in senso rivoluzionario e di classe lavorando per prendere il comando da parte dei lavoatori del sistema nel suo complesso? sembra a metà.
Ogg chiesa, stato e soci danno "prestiti"
ai lavoratori per pagare una crisi che non hanno provocato volontariamente, "prestiti" che in definitiva sono prdotti in ultima istanza dal plusvalore, sotto mille diverse forme, e un domani si pagheranno con gli interessi, continuando ad impoverirsi e a rendere con la loro povertà la ricchezza di pochi altri.

(1 Aprile 2009)

Roberto Verdi

verdi.roberto@fastwebnet.it

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