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Afghanistan. Ancora soldati morti per gli interessi di due governi poco credibili

Al più presto in piazza per il ritiro delle truppe italiane dalla guerra afghana

(18 Settembre 2009)

La partecipazione militare italiana alla guerra in Afghanistan, ha provocato un nuovo tributo di morti. Questa volta si tratta di sei militari italiani uccisi e di altri quattro feriti in un attacco nella capitale afgana. Altri soldati italiani erano stati uccisi poco tempo fa sempre in Afghanistan. Ma nessuno deve e può permettersi di occultare le migliaia di civili afgani uccisi in questi anni dai bombardamenti e dalle incursioni militari dei contingenti della NATO. Quella in Afghanistan è una sporca guerra di occupazione di un territorio ostile ai militari stranieri in cui spesso i civili finiscono per essere ritenuti bersagli sacrificabili o vittime collaterali.

La presenza militare italiana in Afghanistan serve a dare copertura e sicurezza ad un governo fantoccio come quello di Karzai ancora sotto inchiesta degli osservatori internazionali per i brogli elettorali realizzati nelle ultime elezioni. In sostanza anche i soldati italiani restano in Afghanistan per ammazzare e farsi ammazzare a difesa di un governo corrotto, inviso alla popolazione e non credibile a livello internazionale.

Ma a voler mantenere i soldati italiani in Afghanistan è un governo – come quello Berlusconi – altrettanto poco credibile come quello afgano. Il governo manda i militari italiani al macello nel mattatoio afgano per equilibrare la sua caduta di credibilità verso gli USA a causa delle sue spregiudicate relazioni internazionali con paesi come Russia e Libia. I soldati italiani che muoiono, l’oltre mezzo miliardo di euro spesi per l’avventura militare in Afghanistan, la costruzione della base militare USA a Vicenza, sono il prezzo che il governo paga per il suo rapporto con gli Stati Uniti messo in difficoltà dal suo avventurismo.

Sono otto anni che i movimenti contro la guerra e le forze antimilitariste chiedono la cessazione dell’avventura neocoloniale e l’immediato ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan. Oggi questi obiettivi hanno l’urgenza e la possibilità di diventare opposizione reale e popolare come confermano tutti i sondaggi.
Solo la mancanza di coerenza dei partiti della sinistra ha consentito che questi obiettivi non potessero essere raggiunti o ipotecati già durante il governo precedente a quello di Berlusconi. Nessuno può negare che le responsabilità della guerra e del mattatoio in Afghanistan siano palesemente responsabilità sia della destra che del partito democratico. E’ tempo di riconoscere pubblicamente quella distorsione e di mettersi a disposizione delle realtà che si sono battute e che intendono battersi apertamente contro la partecipazione italiana alla guerra.

Occorre lavorare sin da subito per una grande mobilitazione popolare ed una prima manifestazione che pretenda l’immediato ritiro delle truppe italiane dalla guerra in Afghanistan e riponga al centro lo smantellamento della partecipazione italiana a tutti gli apparati del sistema di guerra (basi e spese militari, contingenti di soldati all’estero).

17 settembre

La Rete dei Comunisti

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