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Dopo oltre quaranta manifestazioni cosa fare adesso all’Alfa di Arese?

(17 Maggio 2003)

La vicenda Alfa è arrivata ad un punto cruciale.

Appena avuta in regalo l’Alfa di Arese era apparso chiaro il progetto Fiat di disfarsi di questo stabilimento. Ci ha messo 15 anni solo perché forte è stata la nostra opposizione, nonostante i continui disgreganti accordi che è andata via via firmando con gli altri sindacati.

L’accordo sottoscritto da Fim, Fiom, Uilm e Fismic della Campania ha siglato il raggiungimento finale di questo progetto.

Ad Arese ci sono sindacati e delegati che dell’accordo di Pomigliano non ne vogliono parlare, come se non comportasse nulla per noi. Illudendo tacitamente i lavoratori rimasti in fabbrica che ad Arese resterà qualche ufficio o qualche “spezzone” di reparto. Sono solo balle.

Dopo la Carrozzeria e le costruzioni sperimentali anche meccanica, commerciale e progettazione sono in pericolo e a breve rischiano la chiusura. Chi si ostina a far finta di non vedere questa situazione, o è prevenuto o nasconde la testa sotto la sabbia. Così facendo avvalla nei fatti la politica della Fiat.

Dopo l’accordo di Pomigliano nessun soggetto, né sindacale né politico, ha provato a dire cosa doverbbe continuare a produrre la Fiat ad Arese. Nessuno dice di portare qui le produzioni sportive trasferite a Pininfarina oppure di fare ad Arese il nuovo motore alfa anziché in Australia, come vogliono gli americani di GM.

Avevamo proposto sin dall’inizio che si costruisse un fronte unitario di tutti i lavoratori delle fabbriche Alfa Romeo: non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Ma se vogliamo veramente che ad Arese ci siano produzioni Alfa e un futuro per tutti dobbiamo unire tutti i lavoratori Alfa di Arese e di Pomigliano. Lottando sia contro i ritmi bestiali che vogliono imporre a Pomigliano che contro la chiusura di Arese.

O riusciamo ad imporre altre produzioni ad Arese o assisteremo all’ ennesimo esodo, questa volta finale, in mobilità o con autolicenziamento.

Con la nostra lotta non siamo risusciti a bloccare il mega progetto di disfacimento di questa fabbrica ma siamo riusciti comunque a difendere i lavoratori. Pochi sono stati licenziati senza prospettive.

Tutti stanno adesso aspettando che i lavoratori si arrendano e non si mobilitino più. Magari, dopo un accordo, con centinaia di mobilità o accettando, come altri, lavori precari, sottopagati ed a ritmi bestiali. Come proposto dagli americani dell’Aig per i lavoratori ex Rotamfer.

Le prossime settimane saranno quindi fondamentali. Tutti dovremo essere presenti e mobilitarci. Sarà indispensabile imporre posti di lavoro sicuri attraverso il rispetto degli accordi con la Regione e la produzione di auto. Il nostro impegno sarà quello di lottare in tutti i modi e perché in ogni società dell’alfa ci sia una rappresentanza cobas che difenda i lavoratori.

TUTTA L’ALFA ROMEO A POMIGLIANO

La Fiat ha deciso: nei prossimi cinque anni le auto Alfa Romeo saranno tutte prodotte a Pomigliano, ad eccezione della 166 che resta a Mirafiori e delle vetture sportive che saranno prodotte da Pininfarina.

Investimenti per 2.500 milioni di euro, assunzione di 1.000 lavoratori precari, introduzione di un nuovo sistema di calcolo dei tempi (TMC2 già usato a Melfi ) che aumenta i ritmi di lavoro del 20% e la costituzione di un gruppo di lavoro con il “reciproco intento di comprendere e risolvere il fenomeno dell’assenteismo anomalo”.
Tutto questo è stato sancito con l’accordo firmato a Napoli il 24.4.03.

Questa volta, a differenza degli accordi di Mirafiori e Cassino, tutti i sindacati confederali e quindi anche la Fiom Campania, lo hanno firmato. Solo le RSU dello Slai Cobas di Pomigliano si sono rifiutate di siglarlo, dichiarando sciopero il 2 il 10 1 17 maggio.

Siamo quindi all’atto formale della chiusura dell’ANONIMA LOMBARDA FABBRICA AUTOMOBILI (ALFA) di Arese.

Le promesse giornalistiche che ad Arese dovrebbero localizzarsi la progettazione, la sperimentazione e il centro stile, sono le solite promesse Fiat su Arese. Che non ha mai mantenuto.

Ecco le vecchie promesse Fiat
- Gli accordi sindacali prevedevano la collocazione ad Arese delle vetture sportive e dell’auto ecologica con un’occupazione di 4000 unità.
- L’accordo firmato al Ministero del Lavoro il 26-6-97 a pag. 7, la Fiat garantiva che ad Arese avrebbe mantenuto:
- Uno stabilimento Carrozzerie con vetture sportive di marchio Alfa RomeoUno stabilimento di produzione motoristica (sei cilindri)Un Centro Tecnico (comprendente Progettazione, Centro stile, Tecnologie e Costruzioni Sperimentali) nonché enti centrali e commerciali.

Oggi la carrozzeria, le costruzioni sperimentali e il commerciale non ci sono già più. La meccanica aspetta la fine della produzione dei sei cilindri e poi i lavoratori saranno dichiarati esuberi

ANCHE LA PROGETTAZIONE E’ A RISCHIO

Su “Il sole 24 ore” del 25 aprile scorso a titolo: “ La Fiat investirà 2,5 miliadi a Pomigliano” si dice che saranno stanziati circa 500 milioni di euro all’anno nell’arco del periodo 2003-2007 finalizzati alla ricerca, sviluppo, innovazione ed ingegnerizzazione dei nuovi prodotti”.

Chi può credere allora che ad Arese resterà la progettazione, la sperimentazione e il centro stile quando tutta la produzione Alfa va a Pomigliano e lì saranno fatti gli investimenti anche per i settori della progettazione?

Sull’accordo di Pomigliano c’è chi prima firma e poi cerca un distinguo: magari proponendo un referendum. Ma i lavoratori chiamati a votare quell’accordo saranno solo quelli di Pomigliano o tutti i lavoratori dell’Alfa Romeo, quelli di Arese compresi?. E poi dice “Se qualcuno pensa di risolvere i problemi togliendo un po’ a Pomigliano per suddividerlo tra Arese, Termini Imerese e Mirafiori perde in partenza” ( il segretario Fiom della Campania su Il Manifesto). C’è anche chi firma e poi impone questo accordo senza neppure il referendum tra i lavoratori.

L’ARMA DELLA MOBILITA’

A metà aprile il Senato ha votato definitivamente il decreto, già approvato dalla Camera, che consente alle aziende in crisi di accedere alla mobilità lunga (fino a 7 anni). Ora le aziende in crisi devono presentare domanda al Ministero del lavoro entro giugno prossimo con la richiesta del numero di lavoratori che intendono licenziare, avendo come requisito il raggiungimento di un accordo sindacale. Dopo che tutte le domande saranno pervenute, il Ministero provvederà ad emanare il numero di lavoratori da mettere in mobilità, per ogni società che ha fatto domanda, per un massimo di 7.000 lavoratori, su tutto il territorio nazionale. Uno dei requisiti per presentare domanda di mobilità lunga è il raggiungimento dell’accordo sindacale. Ad Arese esso è impraticabile dal momento che gli 8 delegati Rsu eletti alla Carrozzeria sono 4 dello Slai Cobas e 4 della Fiom. Assisteremo quindi all’ennesimo accordo centrale firmato a Roma al Ministero del Lavoro. Magari solo con la firma di Fim, Uilm e Fismic nazionali.

La passata mobilità di massa all’Alfa di Arese

Dal 1994 ad oggi oltre 4000 lavoratori di Arese sono stai posti in mobilità. Il tutto ha comportato enormi spese della collettività per affiancare gli interessi Fiat di spazzar via questa fabbrica. I lavoratori messi in mobilità hanno ricevuto un incentivo ad andarsene per tentare di coprire la perdita salariale tra mobilità e stipendio reale. Ma hanno subito una decurtazione della pensione ( che con mobilità lunga arriva a 200-300 mila lire in meno al mese ) perché la pensione viene calcolata sull’ultimo stipendio reale ricevuto. Inoltre parecchi lavoratori, convocati per lavori socialmente utili dalle amministrazioni locali, hanno dovuto, spesso gratuitamente, andare a lavorare in asili, mense … ed altro.

La mobilità che vogliono firmare.

Avendo la Fiat comunicato che tutti i mille lavoratori in cig non rientreranno al lavoro, un accordo per la mobilità ad Arese vedrà alcuni lavoratori posti in mobilità che potranno accedere alla pensione e molti altri lavoratori “giovani” che, non avendone i requisiti e dovendo lavorare ancora 10/15 e anche 20 anni per accedere alla pensione, subiranno un nudo e crudo licenziamento. La Fiat ha già fatto saper che a fronte di lavoratori attualmente al lavoro che accettino la mobilità non vi è nessun lavoratore “giovane” in cig che può rientrare.

Non dare prospettive di lavoro, né da parte di Fiat, né da parte del piano Regionale, è finalizzato a cercare di “convincere” sempre più lavoratori che il meno peggio è accettare la mobilità: con un pugno di soldi.

Compito del sindacato è conquistare la tutela occupazionale dei lavoratori. Cercare di imporre alla Fiat produzioni Alfa e di far rispettare l’accordo con la regione è indispensabile per togliere i lavoratori cassintegrati dal ricatto della mobilità.

Dopo anni di faticoso lavoro e di lotte in difesa della fabbrica, vedere centinaia di compagni, elemosinare una mobilità con una buonuscita irrisoria è umiliante

L’INGANNO: AFFITTO FINO AL 2012

Dopo l’accordo con la regione Lombardia e le proprietarie delle aree del CRAA ( Estate sei e Abp), le organizzazioni sindacali dell’Alfa Romeo di Arese hanno ripetutamente chiesto anche a Aedes e Piemongest, proprietà delle palazzine del Centro Tecnico (CT) e Centro Direzionale (CD), di sottoscrivere detto accordo

L’Aedes disdettava, senza nulla comunicare, l’incontro fissato per il 25-3-03. In risposta a questo improvviso irrigidimento la Fiom e lo Slai Cobas (nonstante l’atteggiamento passivo di Fim, Uilm e Flmu ) hanno dichiarato subito uno sciopero con blocco alle portinerie del CT e del CD . Grazie a questa pronta risposta il 29-4-03 c’è stato finalmente l’ incontro.

All’incontro i responsabili dell’Aedes e di Piemongest hanno tentato di tranquillizzare sulla situazione degli immobili. Ma alle domande se era vero che avevano anche loro chiesto di modificare la destinazione d’uso degli immobili in servizio all’industria e quindi per il polo logistico, e se erano disponibili a sottoscrivere l’accordo con la regione per il polo della mobilità compatibile non hanno risposto. Riservandosi di rispondere dopo il consiglio di amministrazione. Ci hanno poi comunicato che hanno stipulato un contratto di affitto con la Fiat fino al 2012 ( che ci avrebbero fornito): esso prevede comunque la possibilità di subaffittare a terzi, parti o tutte le aree delle palazzine del CT. e CD. Abbiamo inoltre chiesto di discutere la situazione dei lavoratori del CD, assunti spesso con contratti a termine e precari, ma hanno rinviato la questione.

A più di un mese dall’incontro, nessuna comunicazione è pervenuta ai sindacati. Conclusioni:
- l’incontro con Aedes e Piemongest si è tenuto solo per paura di altri blocchi delle portinerie
- non hanno nessun intenzione di affrontare e risolvere il problema dei lavoratori del CD assunti precari e senza diritti
- nessuna documentazione ci è stata fornita sul contratto di affitto, ma anzi le dichiarazioni per cui Fiat può subaffittare ad altri il CD e CT è molto preoccupante. Parte del 5° piano del C.T. verrà subaffittato a breve ad una società straniera.

Abbiamo però scoperto che il 27-2-2003 Aedes ha firmato con quattro investitori europei, il lancio del secondo più grande fondo logistico paneuropeo.

Chi va in giro a dire che Fiat resterà ad Arese sino al 2012 non può non prenderne atto.
Se non imponiamo un cambiamento di rotta, anche il CD e CT rischiano di fare la fine delle aree del Craa. Del resto basta verificare cosa Fiat sta facendo nelle palazzine: dismissioni, trasferimento di attività e vendita di società a terzi. Per mantenere le attività impiegatizie occorre riprendere la mobilitazione e imporre a Fiat che tutte le società rimangano ad Arese

E LE ISTITUZIONI?

Dopo l’accordo in Regione tra i proprietari delle aree, gli amministratori locali e i sindacati, per la costituzione sulle aree dell’Alfa di Arese del “ polo per la mobilità compatibile”, niente di concreto è stato formalizzato. Nessuna comunicazione delle 25 aziende disponibili ad insediarsi ad Arese e nessun sussidio ai lavoratori in cig a 600 euro al mese.

L’accordo sottoscritto prevede posti di lavoro fissi e il riconoscimento dei delegati di sito. Le proprietarie delle aree, in modo provocatorio, hanno comunicato che sono disposte ad assumere gli ex operai Alfa ma solo …. in cooperative. I lavoratori Alfa sono troppo “sindacalizzati”: li assumono solo se rinunciano ai diritti acquisiti. In questo quadro ricattatorio, esponenti della Regione (Zanello) ma anche del sindacato continuano a parlare di rinegoziare questo accordo perché troppo “oneroso” per le aziende.

Dall’altro lato, continua il braccio di ferro tra i comuni della zona (Rho, Arese, Garbagnate e Lainate) con l’Aig e Estate sei. I sindaci pensano solo ai miliardi di lire d’urbanizzazione o a vantaggi in termine di aree ex alfa regalati alle amministrazioni senza neppure fare quello che altre amministrazioni hanno concesso per i lavoratori (esenzioni di irpef o borse di studio a figli di cassintegrati). Siamo tornati quindi alle logiche del vecchio Craa. Nessuno si preoccupa dei lavoratori, né del futuro di Arese.

Dall’incontro del 19 maggio prossimo con Formigoni, chiederemo risposte concrete, altrimenti dovremo purtroppo continuare la mobilitazione.

PRESENTATE LE CAUSE

Siamo tutti consapevoli che le cause legali che abbiamo promosso in questi anni non hanno risolto il problema della difesa della fabbrica. Del resto non ad esse abbiamo mai affidato la nostra lotta contro i padroni. Ma sicuramente hanno imposto alla Fiat di far rientrare centinaia di lavoratori espulsi dalla fabbrica. Ne ricordiamo solo alcune:
- nel 1998 hanno consentito il reintegro dei lavoratori della tappezzeria e impianti elettrici, che altrimenti avrebbero subito la via crucis dei lavoratori Rotamfer.
- nel giugno 1998 hanno fatto rientrare centinaia di lavoratori giudicati esuberi e non assegnati da Fiat al Vamia. Per far rientrare alcuni lavoratori il giudice di Milano ha ordinato il reintegro con la forza dell’ordine.
- numerose volte hanno consentito il rientro in azienda dei lavoratori della Palmar licenziati, fino ad arrivare all’accordo di alcuni giorni fa per la cig a rotazione siglato dallo Slai Cobas.
- 3000 lavoratori hanno preso gli arretrati per la cig del 1984-85.
- alcune settimane fa, dopo aver vinto una causa contro la ditta Onama che gestisce la mensa, si è raggiunto un accordo che reintegra i lavoratori sospesi a zero ore portando a casa il recupero della differenza di stipendio per gli oltre due mesi che sono stati sospesi, duecento euro di risarcimento del danno e la cig a rotazione tra tutti i lavoratori. Inoltre Onama ha messo a disposizione dei lavoratori un pulmans per andare in tribunale pagati durante l’orario di lavoro a firmare l’accordo.

Per questo anche questa volta abbiamo deciso di ricorrere contro la sospensione in cig di 1.000 lavoratori. Avendo costruito un comitato di lotta unitario, abbiamo proposto che, anche a livello legale, si arrivasse a una strategia comune tra tutte le OOSS. Questo non è stato possibile: la Flmu-Cub da sola a presentato un primo ricorso d’urgenza ( purtroppo rigettato dal giudice ) per un lavoratore impiegato del centro tecnico. In modo unitario, avevamo deciso di non aprire subito un ricorso legale di massa ma, come abbiamo sempre fatto in questi anni, iniziare con quei casi che ai nostri avvocati sembrano legalmente più “sostenibili”. Dopo le sentenze nelle cause fatte a Mirafiori dalla Fiom e dal Sin-Cobas, cause purtroppo perse ma con motivazioni che nella sostanza davano ragione ai sindacati (infatti in corso di causa Fim-Uilm e Fismic sono corsi a siglare accordi per vanificare le cause), abbiamo deciso di aggredire subito anche collettivamente la CIG.

Stiamo perciò preparando una causa come Slai Cobas contro la cig
Nei giorni scorsi abbiamo inoltre presentato le prime cause dei 400 lavoratori che hanno firmato il ricorso con i legali dello Slai Cobas. Nelle prossime settimane procederemo a depositare le cause di tutti i lavoratori. Alle cause occorrerà essere presenti in massa dando loro un valore generale per la difesa della fabbrica.

Anche se un solo lavoratore rientrerà sarà una vittoria e, comunque, la presentazione delle cause imporrà a Fiat di negoziare anche in tribunale, come fatto nel 1998, una buonuscita dignitosa ( 75 milioni) per i lavoratori.

IL RAPPORTO CON LE ALTRE ORGANIZZAZIONI SINDACALI

Di fronte al devastante piano imposto dalla Fiat, come negli altri stabilimenti, anche ad Arese abbiamo costituito un comitato unitario di lotta tra tutti i sindacati presenti in fabbrica. Quando però sono state rese note le liste dei lavoratori messi in cassintegrazione Fim, Uilm e Flmu hanno iniziato a dichiarasi contrari al primo sciopero. Con il passare delle settimane i comportamenti non unitari sono andati via via aumentando: - l’Flmu, senza nulla dire agli altri, parte con dei ricorsi legali fatti in proprio, - gli scioperi vengono indetti solo dallo Slai Cobas e dalla Fiom, - Fim, Uilm e Flmu si oppongono all’utilizzo dei fondi comuni raccolti dalle Rsu per pagare i pulmans per le manifestazioni dei cassintegrati e organizzano privatamente l’incontro con il cardinale di Milano del 7-5-03.

Se ci è abbastanza chiaro che qui da noi Fim e Uilm si preparano a firmare, come a Cassino, Mirafiori e Pomigliano ( con la Fiom ) l’ennesimo accordo sulla mobilità per centinaia di lavoratori, non riusciamo a comprendere questa strana strategia della Flmu Cub che si muove unitariamente con loro.

Se realmente si vuole lottare contro la politica della Fiat, si devono costruire alleanze con chi si oppone alle scelte aziendali. Fim e Uilm dopo l’approvazione del Patto per l’Italia, dopo la scelta della firma del loro contratto dei metalmeccanici e con la campagna per il no al referendum sull’articolo 18, hanno scelto chiaramente da che parte stare. Come può un’organizzazione come la Cub, che si dichiara contro tutto questo, allearsi sempre qui da noi con Fim e Uilm?

Se vogliamo salvare quanto resta della più grossa fabbrica della Lombardia, occorre rafforzare l’unità.

Ma se le scelte di Fim Uilm ( … e chi gli va dietro) renderanno questo impossibile, dovremo prendere atto della situazione e, come del resto fatto in questi anni, continuare da soli.

Con i compagni di fabbrica della Fiom, in questi mesi abbiamo sviluppato insieme la lotta. Per noi questo è un fatto importante, anche se non escludiamo che in qualsiasi momento possa arrivare l’ennesimo accordo nazionale o altre forme di pressione che metteranno questi compagni in minoranza.

La situazione della fabbrica e gli scontri a livello nazionale (contratto e art.18) non permettono a nessuno di sottrarsi alle proprie responsabilità.

Occorre quindi recuperare il massimo di unità, a partire dalle prossime elezioni delle Rsu, se si vuole realmente lottare perchè lo stabilimento di Arese continui a produrre

Maggio 2003

Slai Cobas Alfa Romeo - Arese

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