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Gli ex alunni della scuola Diaz

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(15 Novembre 2012) Enzo Apicella
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12 gennaio 2010: una giornata di processi contro i movimenti e le loro ragioni sociali

(8 Gennaio 2010)

Per il prossimo Martedì 12 gennaio 2010 sono programmati alcuni importanti processi giudiziari contro attivisti e compagni dei movimenti sociali.

-A Napoli è previsto il processo di appello contro i militanti dei Centri Sociali, del Sindacalismo di Base e dei movimenti dei disoccupati che nell’autunno del 2005, nell’ambito delle iniziative dei Comitati della Quarta Settimana e della Rete per i Diritti ed il Reddito Garantito, organizzarono le iniziative di autoriduzione dei prezzi e di contrattazione sociale presso i centri commerciali della grande distribuzione. Prima al Carrefour di Capodichino e poi all’Ipercoop di Afragola, nel corso di partecipate mobilitazioni, furono conquistati prezzi politici per numerosi beni di prima necessità e furono ottenute donazioni di merce da distribuire gratuitamente. Inoltre – come risultato tangibile di queste mobilitazioni – la stessa direzione dell’Ipercoop convenne, in collaborazione con il Comitato della Quarta Settimana, alla stesura di un prezzario politico di beni di largo consumo popolare.

Naturalmente la rappresaglia repressiva non si fece attendere e 9 compagni furono inquisiti con l’accusa di estorsione aggravata.
Al processo di primo grado questi compagni sono stati condannati a tre anni e mezzo di carcere, più alcune migliaia di Euro di multa. Addirittura il Pubblico Ministero aveva chiesto una pena detentiva di oltre sei anni di carcere.
E’ evidente, quindi, che questo prossimo appuntamento processuale costituisce una occasione per ribadire la piena rivendicazione di quella battaglia e la distanza siderale da quegli infamanti capi di imputazione con cui la Magistratura vuole interpretare e codificare una pubblica e limpida manifestazione del conflitto sociale;

-A Torino comincerà il processo contro gli studenti dell’Onda arrestati nella scorsa estate dopo le mobilitazioni contro il G8 dell’Università tenutosi nel maggio 2009. Una inchiesta particolarmente perniciosa, sia dal punto di vista politico e sia da quello dell’utilizzo spregiudicato di alcune norme del Codice Penale, che ha visto tra i suoi principali attori il procuratore della repubblica di Torino il democratico Giancarlo Caselli. A distanza di mesi alcuni attivisti, allora inquisiti ed arrestati, sono ancora costretti all’ottemperanza di norme e divieti che limitano la loro vita quotidiana.

Intanto, da circa un mese, continua a Copenaghen la detenzione di Luca Tornatore, arrestato, con accuse risibili e non provate, nell’ambito della mobilitazione internazionale contro il Vertice Globale svoltosi nella capitale danese nel dicembre scorso durante la quale oltre 2000 persone sono state fermate ed arrestate dalle forze di polizia. Anche per Luca il 12 gennaio è fissata l’Udienza Preliminare che dovrebbe decidere della sua possibile libertà.

La necessità di una risposta generale alla criminalizzazione del conflitto ed alla blindatura autoritaria di tutti gli spazi di agibilità sociale e politica.

Questa nuova ondata di processi, assieme all’intensificarsi della repressione contro le forme di espressione del conflitto sociale avviene in un contesto culturale e sociale in cui, artatamente, viene profuso un clima securitario che, oggettivamente, tende a giustificare e diluire gli episodi di violenza e di sopruso che accadono quotidianamente.

Nel contempo si stanno varando provvedimenti legislativi liberticidi, antisociali e xenofobi, i quali rendono norma giuridica una prassi autoritaria che blinda ulteriormente la società restringendo tutti gli spazi di agibilità democratica.
Il tutto in un contesto in cui l’incidere degli effetti della crisi economica potrebbero dare impulso non solo alla disgregazione e alla rassegnazione, ma anche ad una nuova e più diffusa propensione alla mobilitazione ed alla lotta.
I governi, i poteri forti del capitale, non hanno paura della crisi ma hanno paura della reazione di lavoratori, disoccupati e giovani alle conseguenze della crisi. Se non hanno misure sociali da mettere in campo come risposta anche solo parziale, preferiscono mettere in azione gli apparati repressivi e fomentare un clima di costante intimidazione.
Abbiamo, anche in altre occasioni, sollecitato la costruzione di una risposta sociale ampia a questa offensiva repressiva ed oscurantista. Il tema della lotta alla legislazione emergenziale ed al corollario delle questioni afferenti ad essa, come uno dei terreni di iniziativa politica attorno cui agglutinare forze e disponibilità ad una battaglia sociale può diventare un obiettivo unificante.
Lo scorso 4 dicembre, proprio a Napoli, i movimenti sociali, alcune associazioni di avvocati e di giuristi, sostenuti da una mobilitazione di piazza, hanno rappresentato, alla Prefettura, queste richieste articolando, anche, alcune concrete richieste le quali, per affermarsi veramente, avranno bisogno del sostegno di una forte e diffusa mobilitazione sociale nei posti di lavoro, nelle scuole e nei territori.
I processi in calendario in questi giorni ci confermano, pesantemente, questa necessità e ci inducono a rilanciare questa proposta a tutte le forze politiche, democratiche e alternative per mettere in campo le indispensabili iniziative tese a fermare – sul serio – la violenza e la repressione di stato sconfiggendo l’asfissiante clima di paura e di controllo autoritario che sta strangolando la società.

la Rete dei Comunisti – Napoli

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