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(16 Ottobre 2010) Enzo Apicella
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Sul contratto nazionale del settore Turismo

Risposta a Maurizio Scarpa

(30 Marzo 2010)

Caro Maurizio,
le compagne e i compagni della Filcams ti risponderanno più in dettaglio sui contenuti del contratto del turismo, che tu difendi e loro hanno duramente criticato. Per quanto mi riguarda vorrei solo affrontare il punto di fondo del tuo ragionamento, quello che riguarda tutti, tutta la contrattazione. Per farlo, però, vorrei togliere di mezzo termini come “infamie” e quant’altro simile. Siamo di fronte a una situazione drammatica, di crisi profonda del sindacato e della Cgil ed è evidente che tutte le critiche oggi fanno parte di una realtà che bisogna accettare. A meno che non si entri nel modo di ragionare che, sono sicuro, anche tu contesti. Quello che dice che va tutto bene o comunque al meglio possibile.

La sostanza del problema è questa: io considero l’andamento della stagione contrattuale la peggiore sconfitta per la Cgil dall’epoca degli accordi che cancellarono la scala mobile. In un certo senso considero questa sconfitta superiore e più grave, perché coinvolge l’istituto cardine della contrattazione e del sistema dei diritti italiani: il contratto nazionale. Pochi giorni fa la presidente della Confindustria, ha di nuovo esaltato, dal suo punto di vista, l’andamento dei contratti nazionali. Essa ha sottolineato che ben 10 contratti si sono conclusi nella sostanziale applicazione del nuovo sistema contrattuale e che solo i metalmeccanici della Fiom, oramai ne sono fuori. Purtroppo sono d’accordo con la Confindustria.

Con qualche piccola correzione, spesso pagata, contratto per contratto, con il peggioramento di specifici diritti dei lavoratori interessati, il nuovo sistema contrattuale, nato dall’accordo separato del 22 gennaio, è diventato realtà senza conflitti, tranne che per i metalmeccanici. La grande maggioranza degli accordi fatti sono avvenuti senza un minuto di sciopero e quindi basandosi unicamente sulla diplomazia contrattuale. Questo vuol dire che le imprese hanno semplicemente adattato alle singole specificità l’accordo quadro del 22 gennaio. Era questa la scelta della Cgil? Non si è firmato l’accordo sul sistema contrattuale il 22 gennaio solo perché mancavano piccoli aggiustamenti? A me questo non sembrava, mi sembrava che la critica fosse di fondo. In ogni caso è di fondo la critica contenuta nella mozione “La Cgil che vogliamo”, che più volte ribadisce che il sistema contrattuale del 22 gennaio non può essere emendato, ma va rovesciato. Invece tutti i contratti firmati sono una semplice, elastica, applicazione di quell’accordo.

Restano i metalmeccanici, nei quali c’è un accordo separato che con piccole differenze, coincide con quelli firmati unitariamente in tutte le altre categorie. Ma, questione non di poco conto, quest’accordo vede contro la Fiom.

Tu stesso lamenti che non c’è stato alcun coordinamento da parte della confederazione, che ha approvato scelte e risultati contrattuali opposti. Questa è quella caduta di confederalità che denunciamo nel congresso. Tuttavia è chiaro che non si può ragionare solo della somma, trascurando totalmente i singoli addendi. E’ persino stucchevole, ridurre questo disastro a una questione di coerenze. La questione di fondo è che la Cgil è semplicemente nella situazione contrattuale peggiore della sua storia, con la maggioranza delle categorie dentro l’accordo separato e la Fiom fuori, mentre la confederazione non sa cosa dire e cosa fare.

Dentro la Cgil non ci sono più semplicemente differenze politiche, ma comportamenti contrattuali opposti. Questa è una riflessione drammatica che dovrà fare la Fiom che, per ovvie ragioni, ha sinora evitato di misurarsi davvero con questa questione, ma è anche e soprattutto la scelta che dovrà fare la Cgil. Il fallimento della direzione confederale è evidente, ma è altrettanto evidente che non si può denunciarlo senza essere critici verso le soluzioni contrattuali. O ha sbagliato la Fiom o hanno sbagliato tutte le altre categorie, entrambi non possono aver avuto ragione. Questa è la sostanza e io trovo giusto che a ogni contratto firmato essa riemerga in tutta la sua brutalità, così come la fanno riemergere i giudizi e le scelte dalla Confindustria.

Per il resto continueremo a discutere.

Ricambio la stima.

Giorgio Cremaschi

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