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Bell'Italia amate sponde

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(16 Maggio 2009) Enzo Apicella
L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha reiterato al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, la richiesta di porre fine alla prassi del respingimento di migranti dalla Libia.

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(La tolleranza zero)

Deportati e torturati in Libia: il Consiglio d’Europa chiede chiarimenti all’Italia

(6 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Mila Pernice, Radio Città Aperta

06-07-2010/15:03 --- Picchiati, torturati e poi spostati in una prigione nel deserto senza cibo, acqua né cure mediche. Questo il racconto di uno dei 250 rifugiati eritrei imprigionati nel carcere Al Braq nel sud della Libia. Nel campo di Braq i «respinti dall'Italia» sono undici. Sono stati picchiati come tutti gli altri. Non hanno acqua, né cibo a sufficienza. Sono allo stremo. E “se non fossero stati respinti illegalmente in mare, oggi sarebbero al sicuro nel nostro paese, con un permesso di soggiorno come rifugiati politici o per protezione internazionale”, scrive oggi il quotidiano Il Manifesto. Il commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, ha chiesto aiuto al governo italiano per fare chiarezza sulla sorte di 250 eritrei detenuti in Libia. Con due lettere inviate lo scorso 2 luglio al Ministro degli Esteri, Franco Frattini, e al Ministro degli Interni, Roberto Maroni, Hammarberg ha chiesto al governo italiano di "collaborare al fine di chiarire con urgenza la situazione con il governo libico".
Dal 30 giugno i 250 eritrei si trovano nelle celle del centro di detenzione di Braq, 80 chilometri da Seba, nel Sud della Libia, dove sono stati trasferiti dal centro di detenzione per migranti di Misratah. Il gruppo era stato deportato su tre camion container come "punizione" a seguito di una rivolta scoppiata il giorno prima fra i detenuti che non hanno voluto dare le proprie generalità a diplomatici del loro Paese per paura di essere soggetti a un rimpatrio forzato. Secondo i numerosi rapporti ricevuti dal Commissario Hammarberg prima del trasferimento degli eritrei da un campo di detenzione all'altro, "il gruppo sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti da parte della polizia libica, e molte delle persone detenute sarebbero rimaste gravemente ferite". Sempre in base ai rapporti ricevuti - scrive Hammarberg nella lettera a Frattini e Maroni - tra i migranti, che rischierebbero ora l'espulsione verso l'Eritrea o il Sudan, vi sarebbero anche dei richiedenti asilo, e il gruppo includerebbe anche persone che sono state ricondotte in Libia dopo essere state intercettate in mare mentre cercavano di raggiungere l'Italia. "Data la recente decisione delle autorità libiche di porre fine nel Paese alle attività dell'Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati, è divenuto estremamente difficile avere conferme sull'accuratezza di questi rapporti", scrive il commissario che, vista la "serietà delle accuse", domanda all'Italia di collaborare al fine di "chiarire con urgenza la situazione con il governo libico".
Anche il Consiglio italiano per i rifugiati chiede "Subito una soluzione”. In un comunicato, il Cir ribadisce “con forza” la sua richiesta al governo italiano di trasferire e reinsediare i rifugiati in Italia, chiedendo inoltre l’ammissione di una delegazione di enti umanitari non politici nel centro di Braq “e che senza alcun ritardo vengano fornite le cure di emergenza ai feriti e al numero ogni ora sempre maggiore di eritrei che hanno contratto malattie infettive”. “Chiediamo con forza al nostro governo di intervenire immediatamente per evitare un disastro umanitario” aveva detto pochi giorni fa Mario Lana, presidente dell’ Unione forense per la tutela dei diritti dell’uomo.

www.radiocittaperta.it

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