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Rifugiato o clandestino?

Rifugiato o clandestino

(5 Aprile 2011) Enzo Apicella

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(La tolleranza zero)

E' rivolta nei CIE. Fuoco a Gradisca, evasione a Corelli

(19 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org



Quella appena trascorsa è stata un’altra notte di rivolte, incendi ed evasioni nei Cie italiani. Dopo il “Serraino Vulpitta” di Trapani e corso Brunelleschi a Torino, è toccato ora a Gradisca d’Isonzo e a via Corelli a Milano.

A Gradisca d’Isonzo tutto comincia, ancora una volta, con un tentativo di espulsione di alcuni tunisini.

Per resistere, i reclusi dell’area rossa salgono sui tetti delle celle, e la polizia ha risposto con un fitto lancio di lacrimogeni. In solidarietà con i loro compagni, i reclusi dell’area blu trascinano i materassi in cortile e li incendiano. Ancora una volta, la polizia risponde con altri lacrimogeni.

Un recluso viene colpito da un candelotto e cade nel fuoco ustionandosi al volto. Le condizioni del ferito sono talmente gravi che i suoi compagni temono che sia morto, ma al momento non si hanno notizie certe. Altri due reclusi vengono portati in infermeria, e pare che non riescano più a muoversi. La rivolta continua per tutta la notte, e la calma ritorna soltanto all’alba del giorno dopo.

Durante la rivolta, un recluso ha chiamato spontaneamente Radio Blackout, di cui è una vecchia conoscenza.

Aggiornamenti 18 luglio

Ore 12. Il recluso ustionato non è ancora ritornato dall’ospedale.

I suoi compagni, chiusi a chiave nelle celle e guardati a vista dalla polizia, chiedono di sapere sue notizie.

Di lui sappiamo solo il nome, Miloud Shabouti, e che è probabilmente ricoverato in un ospedale della zona. Altri due reclusi sono feriti gravemente, per atti di autolesionismo e per i pestaggi, ma la polizia rifiuta loro ogni cura medica. Mohammed Sarhan si è tagliato il braccio, e un altro recluso la gola.

Ore 20. Il recluso ustionato è stato dimesso dall’ospedale ed è stato riportato nel centro: sta molto male, e ha il volto completamente bendato. Almeno due sezioni del centro sono fortemente danneggiate, e portano ancora i segni della rivolta della notte appena passata: sono sporche e inagibili, ma non sono state svuotate. I reclusi sono ancora chiusi a chiave nelle loro gabbie, e oggi per protesta hanno rifiutato il pasto.

A Milano, invece, la rivolta comincia con un’assemblea in cortile, per discutere delle notizie che arrivano da Gradisca. Due reclusi colgono l’occasione per tentare la fuga, ma vengono immediatamente catturati. Per rappresaglia la polizia ricaccia tutti nelle baracche, ma i reclusi si ribellano danneggiando i distributori automatici di bevande e gli oblò delle porte. La polizia attacca in forze i rivoltosi, e picchia con violenza. Due reclusi sono così malconci che vengono portati in ospedale (rispettivamente al san Raffaele e al Policlinico). Anche sei poliziotti e un militare sono costretti a fare ricorso a cure mediche. Durante gli scontri diversi reclusi riescono a uscire e prendersi il tetto, danneggiando il sistema di allarme e due telecamere di sorveglianza. Nella confusione in una decina tentano nuovamente di fuggire, e la polizia riesce a catturarne solo 7, mentre gli altri 3 riescono a far perdere le loro tracce.

Aggiornamento 18 luglio. I sette reclusi catturati ieri sono stati denunciati per resistenza, lesioni e danneggiamento. Ma da dentro fanno sapere che la mobilitazione continua, perché questa storia non finisce certo qui.

(Ancora una volta, gli scarni e imprecisi lanci di agenzia ipotizzano una “regia” unica dietro queste rivolte. In effetti, pare proprio che questo ciclo di rivolte sia partito dall’ormai noto “telegramma urgentissimo” con cui il Ministro dell’Interno Maroni annunciava l’avvio di “rimpatri di massa” di reclusi provenienti dalla Tunisia e dall’Algeria, dopo il rinnovo degli accordi con i governi dei due paesi. Se le cose stanno così, date un’occhiata a questo comunicato stampa del Ministero, datato 17 luglio. Potrebbe fornire qualche indicazione utile sull’apertura di un altro fronte.

«Nella serata di ieri sono stati rimpatriati, con due voli charter partiti dallo scalo aereo di Catania e diretti a Il Cairo, 65 cittadini egiziani maggiorenni, sbarcati clandestinamente sulle coste siciliane giovedì 15 luglio. Il rimpatrio dei 65 egiziani, avvenuto solo dopo un giorno dal loro arrivo in Italia, è frutto della collaborazione instaurata con le Autorità egiziane, rafforzata a seguito dell’incontro dello scorso 5 maggio a Il Cairo tra i ministri dell’interno Roberto Maroni e Habib El Adly. Il rimpatrio di ieri segue quello di altri 18 egiziani, giunti clandestinamente sulle coste siciliane lo scorso 25 giugno e subito rinviati in Egitto il 26 giugno. Nel corso di questa settimana sono stati altresì rimpatriati, con diversi voli aerei, ulteriori 49 extracomunitari clandestini, soprattutto tunisini, marocchini e algerini, rintracciati sul territorio nazionale.»)

macerie @ Luglio 18, 2010

www.contropiano.org

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