">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

Morire in Afghanistan

Morire in Afghanistan

(29 Luglio 2010) Enzo Apicella
Altri due soldati italiani muoiono in Afghanistan

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

APPUNTAMENTI
(Imperialismo e guerra)

SITI WEB
(Imperialismo e guerra)

La guerra dei nostri politici

(3 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Enrico Piovesana (Peacereporter)

La discussione in Senato sul rifinanziamento della missione di guerra italiana in Afghanistan è avvenuta, tra ieri sera e questa mattina, in un'aula completamente disinteressata all'argomento.

I senatori che prendevano la parola dovevano sgolarsi per sovrastare l'incessante vocio da piazza dei loro colleghi (tutti presi dagli sviluppi della crisi interna alla maggioranza) costringendo il presidente dell'aula a minacciare ogni cinque minuti la sospensione della seduta. Il tutto aggravato da uno spensierato clima da ultimo giorno di scuola (questa era l'ultima seduta prima della pausa estiva) degno delle peggiori scolaresche di adolescenti. Uno spettacolo indecoroso.

Limitandosi a criticare i tagli di spesa per la cooperazione civile, i senatori del Partito Democratico hanno espresso tutti il loro ''pieno'' e ''convinto'' sostegno alla ''missione di pace'' in Afghanistan (solo al senatore Marco Perduca è scappata la parola 'guerra'), chiedendo anzi una legge quadro che renda ''automatico'' e ''obbligatorio'' il rifinanziamento alla missione, invece dell'attuale verifica semestrale che il Pd giudica dannosa per ''la stabilità e la continuità'' di un impegno militare che ''non può essere suscettibile al quadro politico del momento''.

I senatori dell'Italia dei Valori hanno invece chiesto il ritiro delle truppe italiane nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione. ''Rifiutiamo questa concezione distorta della parola pace - ha dichiarato il senatore Stefano Pedica - perché in Afghanistan noi siamo in guerra, una guerra vera e propria, in cui la morte dei nostri soldati non è una fatalità, perché le fatalità avvengono in tempi di pace: è una costante inaccettabile visto il ripudio della guerra sancito dalla nostra Costituzione. E' un'ipocrisia celebrare questi caduti con minuti di silenzio, e poi votare sì alla missione. Una missione a sostegno di un governo afgano responsabili dell'aumento esponenziale delle piantagioni di papavero da oppio o dell'allontanamento di meritorie organizzazioni quali Emergency''.

''Chiediamo il ritiro delle nostre truppe - ha dichiarato il senatore Idv Giuseppe Caforio - perché quella in Afghanistan non è una missione di pace, ma un duro e aspro conflitto armato che miete vittime civili e militari. Una guerra drammatica senza via d'uscita che sta diventando il nuovo Vietnam degli americani. Una situazione drammatica che la comunità internazionale sta affrontando senza una strategia chiara, brancolando nel buio. Non vogliamo accettare ulteriori sacrifici economici e di vite umane per una guerra inutile a sostegno di un governo di signori della droga che stanno al potere grazie a brogli elettorali e che si intascano gli aiuti internazionali lasciando impoverire la popolazione''.

Le posizioni dell'Idv sono state criticate in aula non solo dai senatori della maggioranza (Giovanni Torri, Lega, ha parlato di ''posizioni malinconiche'' che ricordano ''quelle assunte in passato dall'estrema sinistra''), ma anche dagli esponenti dell'opposizione.
Per il senatore Stefano Ceccanti, Pd, ''non si può interpretare l'articolo 11 della Costituzione basandosi solo sulla parte profetica del ripudio della guerra dimenticandosi la parte realistica su limitazione di sovranità e organizzazioni internazionali, schierandosi 'senza se e senza ma' contro missioni militari conformi alla legalità internazionale come quella in Afghanistan, quella in Serbia o l'Iraq della prima guerra del Golfo''.

''L'Italia non si può ritirare dall'Afghanistan'', ha detto il senatore Francesco Rutelli, Alleanza per l'Italia, a costo di ''forzare correnti di opinione nel paese'' il che significa, spiega l'ex leader Pd, ''esercitare il dovere della politica, che non è, come taluni ogni tanto reputano, quello di registrare le opinioni nei sondaggi e conseguentemente agire, bensì quello di agire in funzione dell'interesse strategico del nostro paese e delle funzioni che noi intendiamo svolgere dentro la comunità internazionale''.
Tradotto: ai rappresentanti del popolo sovrano non deve importare se 6 italiani su 10 sono contrari alla guerra, perché la loro opinione non conta nulla in confronto alla ragion di Stato e alle alleanze internazionali. Alla faccia della democrazia.

www.radiocittaperta.it

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Afghanistan occupato»

Ultime notizie dell'autore «Radio Città Aperta - Roma»

3712