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(19 Agosto 2010)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa
Non sappiamo se il ragazzo di 22 anni Bradley Manning sarà ritenuto colpevole dalla Corte marziale americana e nemmeno ci interessa. Certo incombe la minaccia dell’ergastolo che ci sprona alla solidarietà e all’azione diretta.
Perché non possiamo non appoggiare e non amare questo ragazzo ribelle e irrequieto già ai tempi dell’High School, amico e compagno di hacker e pirati informatici, sedotto da splendide drag queen e dannatamente “diverso”, così ostile alla disciplina maschile militare.
I giornali borghesi ce lo descrivono come un disagiato, un ragazzo solo, addirittura drogato di farmaci, non accettato nella sua diversità. I soliti pennivendoli dallo stile ripetitivo e venduto, infame e delatorio che scimmiottano quei vuoti e retorici luoghi comuni dell’individualismo sociologico e letterario.
Alcuni nella sua terra lo chiamano “traditore”, altri “eroe della libertà di informazione”. Per noi non è né l’uno, nell’altro.
Noi lo riconosciamo per il coraggio e la determinazione di aver violato il sistema informativo del “suo” esercito e di avere diffuso 90.000 rapporti delle forze armate americane che svelano, se letti con lente diversa dallo scandalismo mediatico, una verità scomoda per guerrafondai e “resistenti” di professione. Ovvero i collegamenti fra servizi segreti americani, pakistani e talibani stessi.
Collegamenti al servizio degli interessi, a volte convergenti a volte configgenti, delle borghesie internazionali e locali, che usano i combattenti\terroristi, a loro volta ben felici di essere utilizzati, per mandare al macello giovani e avviare in quel crocevia il processo di modernizzazione capitalista che tutti, americani, europei, arabi, indiani, pakistani e talibani, vorrebbero egemonizzare.
Una guerra del capitale per il capitale combattuta da soldati, lavoratori (manuali, chimici, informatici) e banditi, in nome di politici, preti e mullah. Una guerra che un giovane soldato ha rivelato nel suo cinismo, ricordando a noi “normali” e “civili” l’orrore dell’universo machista dell’esercito, così decantato nelle nostrane grottesche sfilate del 2 giugno e del 4 novembre e, purtroppo, così emulato da una parte importante dei nostri giovani proletari, di destra e di sinistra.
A fianco di Brad e dei suoi amici
A fianco di ogni disertore
Per il disfattismo rivoluzionario
Combat
19 agosto 2010
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