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il pane e le rose

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Alcune considerazioni su quello che accade nel PRC

(23 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org

Avverto la necessità, oltre che la responsabilità, di esprimere alcune considerazioni su quello che sta accadendo nel Partito e nell'Area politica e culturale di Sinistra Comunista.

Ovviamente tutto questo non può prescindere da una analisi,anche sintetica e non molto dettagliata,di queste me ne scuso, della situazione del paese che diventa di giorno in giorno sempre più drammatica.

La crisi economica sta provocando non solo l'impoverimento dei lavoratori per quanto riguarda la vita sociale,ma sta dando l'opportunità al Padronato di assestare colpi decisivi al mondo del lavoro.

La disperazione e l'esasperazione che ne sta conseguendo dimostra che è in atto uno scontro sociale e di classe,dove,però,una sola classe,quella Padronale,dimostra di essere decisa, compatta e,soprattutto, detentrice di un progetto da perseguire.

Paghiamo in questo senso una stagione politica e sindacale che negli ultimi decenni ha prodotto lo smantellamento della cultura della lotta e della solidarietà.

Una cultura capace, negli storici anni di lotta del nostro paese, di rendere forte il movimento operaio perché consapevole e convinto che solo attraverso la contrapposizione si ottengono i migliori risultati. Quello che è poi mancata è stata la continuazione di un processo culturale capace di tenere,formare e trasferire alle nuove generazioni quell'importantissimo bagaglio. Questo ha permesso al padronato, nel corso degli anni, di rinserrare le fila e ricominciare, dopo anni di apparente difensiva, la strada della risalita.

Paghiamo la distruzione di una concezione politica di partecipazione e di massa che,attraverso i partiti politici, negli anni aveva costruito un tessuto e una rete sociale che era riuscito a dare ad intere generazioni prospettive e speranze.

Oggi le salite sui tetti, i suicidi,ecc.,dimostrano la sfiducia,il disorientamento e la rassegnazione di una intera comunità.

Detto questo,mi scuserete la sintesi,la risposta che il Partito della Rifondazione Comunista sta dando è effettivamente insufficiente e spesso rischia di essere subalterna al sistema.

Non si contano più i comunicati di solidarietà,di presenze nelle vertenze,di azioni anche lodevoli che il Partito sta facendo,ma nulla di più.

Chianciano aveva dato a molti di noi la speranza che un nuovo inizio era possibile. La tenuta del Partito e del suo simbolo aveva risvegliato in tanti di noi nuovi stimoli e ritrovati entusiasmi.

Bisognava, però, veramente, iniziare quella Rifondazione Comunista che tanti stanno aspettando,praticamente,da sempre.

Un'analisi precisa e decisa della nostra storia che ha dimostrato che non un'idea è fallita, ma la sua applicazione. Era necessario, quindi, dare inizio ad una stagione di studio e ricostruzione che avrebbe messo in condizione i Comunisti di questo paese di ritrovarsi e ritornare alla lotta.

Tutto quello che invece è successo lo conosciamo tutti e tanti di noi lo subiscono in modo particolare oggi.

Ci troviamo a questo punto ad un bivio.

Proprio la condizione drammatica del paese, sia dal punto di vista economico che sociale,l'attacco al mondo del lavoro e ai suoi diritti,l'attacco,quindi, alla Costituzione ,ci pone di fronte ad una scelta e soprattutto ad una domanda: Siamo ancora convinti della necessità di un Partito Comunista di massa ? ,capace di concretizzare un progetto per la trasformazione, in senso Socialista, del paese?Siamo ancora convinti della necessità di lavorare per l'unità delle masse lavoratrici attraverso una prospettiva che sia realmente alternativa a questo massacrante sistema economico capitalistico?E ancora utile la forma Partito,con i dovuti "ammodernamenti",e quindi una organizzazione forte che per un Partito Comunista rimane l'essenza principale?E ancora necessario il concetto di militanza in un mondo dove la nuova organizzazione del lavoro produce sempre più precarietà e flessibilità e quindi un lavoro politico volontaristico?.

Ecco a tutto questo il Partito della RC ha da sempre abdicato,nel senso che i suoi dirigenti che si sono susseguiti nel tempo hanno lavorato per una sempre più diluizione della cultura Comunista,portandola a diventare ,progressivamente,solo una tendenza culturale e non continuare a ritenerla la vera e sola alternativa alla macchina da guerra capitalistica.

Tanti hanno partecipato a questo progetto dentro e fuori RC.

Ci troviamo,quindi,ancora immersi in un limbo di ambiguità,contraddizioni,scelte non chiare o forse troppo chiare,ma che sicuramente non interessano al mondo reale,a quel mondo che ognuno di noi appartiene,operai,pensionati,insegnanti,studenti,disoccupati e precari di ogni genere ,quel popolo,insomma, che continuamente viene umiliato e mortificato da una società sempre più settorializzata, capace di spegnere le menti e portare alla rassegnazione.

E ora,quindi ,di decidersi,non possiamo più essere ostaggio culturale di chi continua a pensare in modo tatticistico e sempre alla ricerca di equilibri.

Bisogna osare !

L'operazione della FdS dimostra che il percorso non deve cambiare. Una operazione che con qualche distinguo ripercorre le strade precedenti.

Un profilo politico moderato,una struttura organizzativistica che progressivamente marginalizza, per poi arrivare al superamento del Partito,ma soprattutto di quello che resta del pensiero Comunista.

La testa rivolta a sinistra del PD,in un contesto che dimostra in modo evidente di abbracciare la concezione populistica della politica,rimanendo equidistante da tutto,dimostrando il chiaro intento di mantenere un sistema concertativo, dove i lavoratori sono rappresentati da soggetti ormai lontani da ogni logica di contrapposizione sociale che resta l'unica strada per la conquista e la difesa dei diritti e della dignità.

Richieste di alleanze dettate più da una esigenza di mantenimento della struttura che da un progetto politico vero di trasformazione, capace di mobilitare,per essere forti a qualsiasi tavolo, portando come "dote" il popolo ,la massa,il radicamento sociale.

Oggi non siamo nemmeno nella condizione di parlare di percorsi di transizioni,utili e necessari se avessimo un vero radicamento sociale e quindi un Partito di massa capace di condizionare l'alleato).Si rischia,invece, in modo concreto di ritornare a vecchie esperienze di subalternità.

C'è bisogno oggi di radicalità,di alternatività vera e non pronunciata. La Grecia e il Portogallo insegnano in questo senso.

E necessario quindi decidersi !

I prossimi appuntamenti del Partito saranno quelli del congresso della FdS. Sembra assurdo,si prosegue sulla strada del politicismo. Una FdS che praticamente non esiste sui territori e che si svolgerà con modalità tutte verticistiche che nulla hanno a che fare con quello di cui abbiamo veramente bisogno.

Quali reali possibilità abbiamo per incidere ancora e per continuare a provare a costruire,innanzitutto, un fronte unito e compatto dei Comunisti di questo paese?

Cosa possiamo ancora fare per dare e darci un riferimento politico capace di far tremare i polsi alla nostra controparte?

C'è da dire che si affievolisce anche la speranza che ognuno di noi aveva riposto in questa Area politica. Le Aree Politiche,utili e necessarie,se veramente propongono un modello,sono diventate case matte dove ognuno difende il suo.

Anche questo non ci serve più,anzi !

La speranza che ognuno di noi aveva riposto in quest'Area era proprio quello di poter incidere,accumulando forze, per costruire attraverso RC un grande Partito Comunista di massa.

Mi sembra che oggi questo progetto, che voglio ricordare prevedeva la progressiva Unità dei Comunisti,si sia quantomeno appannato,rischiando di svuotare di senso politico l'Area politica Sinistra Comunista.

Lo dimostrano le tante attese e le scelte che si sono e si stanno compiendo non solo nel Partito,ma anche nella FdS. La decisione di non votare contro in modo compatto(in quel caso astensione avrebbe significato voto contrario) il documento all'ultimo Cpn di luglio,facendo,ovviamente, scelte consequenziali, ci porta oggi a "differenziarci" attraverso degli emendamenti e non con un documento alternativo che poteva darci la possibilità di riiniziare il nostro percorso.

Le critiche ci sono e ci sono state,bisogna darne atto,ma le critiche hanno bisogno per una validità vera di una consequenzialità.

Non mi hanno mai convinto gli adeguamenti progressivi.

Non ritengo di essere nemmeno rigido,ma non credo si stia mantenendo la rotta iniziale che tanti di noi,a suo tempo, hanno deciso di seguire.

A questo punto non servono fronde o guerre interne,serve,invece,una discussione franca e chiara che deve dirci se e come è possibile cambiare strada.

Tutto questo spero possa avvenire nell'assemblea nazionale ,dove la partecipazione attiva è necessaria,come è necessario provare a trovare la sintesi e un gruppo dirigente,finalmente,votato e legittimato dalla base.

Ci saranno in questi prossimi due mesi i Congressi straordinari del Partito a Napoli e a Roma. In più quello della FdS.

Abbiamo ancora una possibilità. Riprendiamoci lo scettro dell'Unità dei Comunisti e ritorniamo sulla necessità di riunirli non in un Partito,questo sarà,probabilmente,ma proviamo a dare un segnale all'interno,innanzitutto, ai Compagni che non vogliono rinunciare ad una prospettiva Comunista.

Proviamo ad aprirci all'esterno,ricucendo rapporti,iniziando un percorso di costruzione di un fronte di resistenza e di difesa su quei temi che stanno massacrando i lavoratori,ridando riferimento e speranza. Lanciamo chiare parole d'ordine,ritorniamo a parlare in modo forte di storia,di formazione,chiediamo con forza una scuola di Partito.

Ritorniamo allo studio,quindi,coinvolgendo in modo attivo i giovani,ad iniziare dai nostri che hanno dimostrato a Poggibonsi di essere una risorsa indispensabile. Giovani che devono,però,sentirsi pienamente organici,innanzitutto,al Partito e ritenere l'Area politica uno strumento per contribuire alla costruzione del Partito Comunista,rifugiando da ogni logica settaria che non appartiene ai veri Comunisti.

Bisogna osare, sapendo bene, però, che osare significa anche saper rinunciare !

*lavoratore Alenia di Pomigliano d'Arco (Napoli)

22/09/2010

Eugenio Giordano

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