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Mercenari di Berlusconi

Mercenari di Berlusconi

(28 Febbraio 2011) Enzo Apicella
Silvio Berlusconi difende la scuola cattolica contro quella pubblica che subirebbe l'influenza deleteria di ideologie che non rispettano la verità

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SITI WEB
(La controriforma dell'istruzione pubblica)

In difesa dell'Università. Per una ricerca autonoma e critica!

(18 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

di red-net (rete delle realtà studentesche autorganizzate)

il report dell'Assemblea nazionale dei ricercatori a la Sapienza (Roma, 17/09/2010)

Lo smantellamento del settore pubblico e l’attacco ai lavoratori

L’estate è il momento migliore per accelerare il processo di asservimento della società alle imprese. Sul fronte privato, Marchionne e i suoi collaboratori sindacali hanno sferrato un duro attacco ai diritti, ai salari e alle condizioni di lavoro dei lavoratori. Su quello pubblico, Tremonti, Brunetta e Gelmini hanno proseguito lo smantellamento dei servizi, con la loro politica di tagli alla spesa e di denigrazione del pubblico impiego, inefficiente e fannullonista. Scuola e università sono oggi i terreni di scontro tra la vecchia concezione di un settore pubblico che prova a soddisfare i bisogni della società e il nuovo modello di società tutta al servizio del mondo imprenditoriale.

La riforma Gelmini compie infatti un passo definitivo nel processo, ormai ventennale, di mercificazione dell’università, imponendo una gestione privatistica degli atenei e ridefinendo gli obiettivi stessi di scuola ed università. La vecchia concezione di un sistema di istruzione che serve alla crescita culturale, allo sviluppo del pensiero critico e all’emancipazione soggettiva lascia ora il posto al nuovo modello, pienamente condiviso anche dalle forze di opposizione, basato sul rigore nei conti pubblici e sulla necessità di affidare alle imprese private la gestione delle risorse pubbliche.
Come sempre i tagli si abbattono principalmente sul costo del personale, che, per la natura stessa del sistema scolastico e universitario, costituisce la voce principale di spesa. Contenimento di salari e stipendi, severi vincoli al turn over e precarizzazione del lavoro sono i principali strumenti di questa politica. In merito poi alle risorse materiali, la difesa di biblioteche e laboratori di ricerca diventa una battaglia persa in partenza, quando il primo giorno di scuola si vedono sfilare i bambini con i rotoli di carta igienica sotto braccio per potersi permettere ancora il lusso di andare in bagno durante l’orario scolastico.

Il potere baronale

Nelle università, fingendo di voler combattere la cooptazione e il potere baronale, la riforma accentra tutto il potere sul rettore (non a caso l’unico interlocutore del ministro è la CRUI) e sui professori ordinari, che assumono il pieno controllo del reclutamento. In nome della meritocrazia e dell’efficienza si rinforza il precariato, meglio ricattabile e governabile dalle gerarchie baronali. La nuova figura del ricercatore a tempo determinato serve poi a mettere alle corde i ricercatori che veramente vorrebbero fare il loro mestiere, sviluppando i propri progetti scientifici in autonomia e secondo la propria sensibilità sociale, invece che secondo gli interessi del barone di turno.
Dopo aver mandato avanti la baracca per anni, svolgendo le stesse funzioni dei professori (ma non condividendo ovviamente lo stesso trattamento economico, né gli stessi diritti), i ricercatori sono ora diventati obsoleti. Se vogliono proseguire la carriera, secondo la Gelmini, devono rinnovarsi e rendersi più servili dei loro nuovi rivali a tempo determinato, ai quali la riforma riserva un canale preferenziale nell’accesso alla posizione di professore associato: la chiamata diretta, senza concorso. Per “meriti” di obbedienza e fedeltà, ovviamente, non certo per meriti scientifici e didattici… Altrimenti, non si capisce perché, se sono così bravi, non passano come gli altri per il concorso pubblico. Il tutto in un contesto in cui i vincoli al turn over e i tagli dei fondi impediranno sia le chiamate dirette che i concorsi.

La nuova università delle imprese

Sin dai suoi vertici, il corpo docente è posto sotto la tutela del Consiglio d’amministrazione, formato da soggetti privi di competenze scientifiche e scelti unicamente per le loro capacità gestionali (ma investiti del potere di eliminare del tutto insegnamenti e sedi scomode o semplicemente poco profittevoli).
Ai gradini più bassi, la maggiore ricattabilità dei ricercatori li renderà sempre più dipendenti dal barone-protettore e sempre più lontani dalle esigenze degli studenti.
Il personale tecnico-amministrativo subirà un irrigidimento dei rapporti gerarchici, sotto il comando del nuovo “direttore generale” – dai poteri accresciuti rispetto all’attuale direttore amministrativo – in modo da stroncare sul nascere eventuali resistenze alle misure di “razionalizzazione” imposte dal Consiglio d’amministrazione (che poi concretamente si traducono in trasferimenti di sede e cambiamenti di mansioni secondo il diktat dell’efficienza gestionale, che, le imprese private lo dimostrano, è incompatibile con l’esercizio dei diritti).
Per gli studenti, infine, svanisce la possibilità stessa di sviluppare interessi scientifici e culturali con autonomia e senso critico. In nome della meritocrazia, la riforma cancella infatti il diritto allo studio, che diventa un privilegio riservato ai “meritevoli”: a quelli cioè che possono permettersi la tassa di partecipazione alle prove selettive nazionali e che grazie al loro merito di essere nati nella famiglia giusta, faranno bene i compitini e si spartiranno “borse”, “buoni studio” e “prestiti d’onore”, con il tipico effetto redistrubutivo al contrario di un Robin Hood che ruba ai poveri per dare ai ricchi.
Questo è il progetto del mondo imprenditoriale, dei suoi esponenti di governo (e di opposizione) e delle gerarchie baronali. Ora però la parola la prendono quelli che nell’università ci studiano e ci lavorano.

La nostra università e la nostra società

• In difesa del diritto allo studio, dalla materna all’università
• Per una scuola e un’università critiche

• In difesa dei diritti dei lavoratori
• Per una lotta unitaria dei lavoratori del pubblico impiego e del settore privato

• Contro la politica di smantellamento del settore pubblico
• Per una politica di assunzioni

• Per l’unità delle lotte di studenti e lavoratori
• Per una società basata sui diritti individuali e collettivi e non sulla logica del mercato e del profitto

RED-NET Rete delle realtà studentesche autorganizzate

www.caunapoli.org

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