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Colombia; dopo le basi militari USA arrivano i 'corpi di pace' di Washington

(18 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

18-10-2010/14:09 --- Il 31 ottobre del 2009 era stato firmato tra i due governi un controverso accordo, fortemente voluto sia dall’ex Presidente Uribe, sia dall'attuale presidente Santos, che prevedeva l’installazione di almeno 7 basi militari statunitensi in Colombia. Ratificato l’anno scorso dal governo di Uribe, l’accordo – che ha causato lo sgomento delle organizzazioni sociali e la contrarietà degli altri paesi sudamericani – è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale lo scorso agosto, sia per illegittimità di molti punti, sia perché la decisione non spettava all'Esecutivo, bensì al Parlamento, che avrebbe dovuto votarla – cosa che di fatto non è mai avvenuta.
La sentenza della Corte Costituzionale offre la possibilità al coordinamento nato contro le basi militari (composto da organizzazioni impegnate per il rispetto dei diritti umani, sindacati, partiti politici), di promuovere una forte azione di lobby sul Congresso affinché esprima un voto contrario alla trasformazione della Colombia in un’altra colonia degli Stati Uniti.
L'incostituzionalità del trattato è stata ben accolta anche dai paesi dell'Alba (Alleanza Bolivariana per le Americhe, di cui fanno parte anche Venezuela, Ecuador e Bolivia), e dall’UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane), secondo i quali le basi rappresentavano un pericolo per la stabilità dell'intero continente, in quanto minacciavano la sicurezza e la pace della regione.
Il Presidente Santos ha tuttavia ribadito la volontà di mantenere in vigore gli accordi già presi con gli Stati Uniti. Ora che è tutto da rifare, e il governo dovrà sottoporre al Congresso l’approvazione di un accordo simile, Santos è costretto a trovare altre soluzioni. E lo sta già facendo.
Infatti il ritorno in Colombia dei “corpi di pace”, i volontari rappresentanti dell’agenzia federale statunitense che 30 anni fa lasciarono il paese per motivi di sicurezza, può essere letto nell’ottica di una più ampia strategia colombiana di assecondare i dettami della politica estera (ma anche interna) statunitense.
I negoziati per il ritorno dei peace corps è stato avviato a gennaio scorso dall’ex ambasciatrice colombiana negli Stati Uniti, Carolina Barco, con l’obiettivo dichiarato di riprendere la missione prevalentemente nel campo dell’insegnamento dell’inglese e della cooperazione tecnologica. Mentre il governo statunitense continua a ripetere che l’operazione non è collegata a questioni militari, per alcuni studiosi colombiani, tra cui lo storico César Torres del Río, la decisione di accettare il ritorno dell’agenzia in suolo colombiano non fa altro che confermare la presenza sempre più forte della strategia di sicurezza nordamericana in territorio colombiano. I “corpi di pace”, dice del Río, sono sempre stati vincolati alla sicurezza interna degli Stati Uniti, e fanno parte della loro strategia per lottare contro il terrorismo e il narcotraffico.
In Colombia sembra aprirsi una vera guerra tra il governo filoamericano e l’opposizione. Il mese scorso un’importante ong colombiana ha accusato l’ex presidente Uribe di “tradimento della patria” per la firma del controverso accordo. Nel frattempo la coalizione contro le basi militari ha già chiesto il ritiro delle truppe statunitensi e lo smantellamento delle strutture militari.

Thais Palermo Buti, Radio Città Aperta

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