">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

Iraq occupato

Iraq occupato

(30 Marzo 2008) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Imperialismo e guerra)

Turchia: il dramma dei detenuti-bambini

Un dossier di Osservatorio Iraq scava nel dramma di bambini e ragazzi curdi vittime della legge antiterrorismo turca

(20 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Turchia: il dramma dei detenuti-bambini

foto: www.nena-news.com

OSSERVATORIO IRAQ

(foto dal sito www.english.rojhelat.info)

Sono diverse centinaia i bambini e gli adolescenti arrestati, processati e condannati negli ultimi quattro anni in Turchia, in virtù degli emendamenti alla “Legge anti-terrorismo” (Tmy) approvati dal parlamento di Ankara nel 2006.

La contesta norma ha esteso anche ai minori di 18 anni la possibilità di essere puniti per la semplice partecipazione a manifestazioni di protesta, per aver cantato slogan in lingua kurda o per il lancio di pietre contro le forze di polizia, assimilandoli di fatto a “membri di un’organizzazione terroristica”.

Per lo più a fare le spese delle legge sono stati ragazzi kurdi, di età compresa tra i 15 e i 18 anni, ma spesso di soli 12 anni, che hanno subito condanne anche a diversi anni di detenzione.

Per loro il trattamento è in tutto e per tutto assimilabile a quello destinato agli adulti: periodi di detenzione “cautelare” che possono arrivare fino a un anno; processi “farsa” celebrati davanti ai Tribunali penali speciali (invece che ai Tribunali minorili); reclusione in cella assieme agli adulti; violenze fisiche e psicologiche, maltrattamenti e, in alcuni casi, vere e proprie torture.

Sotto la pressione della società civile turca e internazionale, nell’estate scorsa il governo di Ankara guidato dai filo-islamici del Partito di giustizia e sviluppo (Akp) ha deciso di emendare la legge, mitigandone alcuni aspetti.

Tutt’oggi, tuttavia, i minorenni incriminati in base alle vecchie norme e rimessi in libertà ammontano a poche decine.

A limitare la scarcerazioni, sono alcune contestate norme del Codice penale turco (Tck) rimaste in vigore anche dopo la riforma della Tmy, ma anche la discrezionalità che abitualmente viene lasciata alla magistratura e la lentezza del sistema giudiziario turco.

Storia della “Legge anti-terrorismo”

La decisione da parte del governo di Ankara di estendere anche ai minorenni le misure destinate a fronteggiare il terrorismo arriva nel 2006, all’indomani dei duri scontri tra manifestanti e forze di sicurezza scoppiati a Diyarbakir, durante i funerali di 14 membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), uccisi dall’esercito mediante l’utilizzo di armi chimiche.

È in quel momento che il governo apporta una serie di emendamenti alla “Legge anti-terrorismo” (Tmy) emanata l’anno precedente, che hanno consentito di arrestare, mettere sotto processo e condannare centinaia di minorenni.

Un emendamento all’articolo 9 della legge consente che ragazzini tra i 15 e i 18 anni vengano processati alla stregua degli adulti, non davanti ad appositi Tribunali minorili, ma affidandoli invece ai “Tribunali penali speciali”, previsti dall’articolo 250 del Codice di procedura penale turco (Tsk), che regola i crimini legati al terrorismo e alla criminalità organizzata.

Un altro emendamento all’articolo 13 ha escluso per i minorenni la possibilità di posporre le sentenze o di commutare le condanne detentive in altre forme di pena.

Nello stesso anno risale poi una decisiva sentenza della Corte di cassazione che, violando gli standard internazionali, ha ritenuto che la partecipazione a manifestazioni di protesta possa essere ritenuta una prova legale per stabilire la “adesione a un’organizzazione”.

La conseguenza è stata che centinaia di minorenni sono stati processati come membri del Pkk solo per aver preso parte a manifestazioni di protesta contro il governo o lo stato turco.

Il “target” della legge Gli emendamenti apportati nel 2006 alla TMY hanno permesso di incriminare e condannare per “terrorismo” anche i minorenni. A essere vittima della legge sono stati per la maggior parte minorenni arrestati nel corso di manifestazioni non autorizzate, accusati di avere intonato slogan a favore del Pkk, di avere esposto bandiere della stessa organizzazione o di avere lanciato pietre contro le forze dell’ordine, e processati e condannati alla stregua di membri armati del Pkk. Nell’ambito di questi arresti una parte consistente è costituita da minorenni, per lo più di età compresa tra i 15 e i 17 anni, ma talvolta di non più di 12 anni. Le condanne vanno dai 4/5 anni di media, fino a estremi di 7 anni e mezzo comminati nel 2010, poco prima che la legge venisse emendata.

A finire nel mirino della legge sono soprattutto ragazzi kurdi. Secondo le stime dell’ong Justice for Children Initiative (Jci), dei circa 3mila minorenni che si trovano abitualmente nelle carceri turche “quasi tutti sono kurdi”. Le cifre I dati ufficiali (presenti solo fino al 2008) mettono in evidenza un incremento costante dei fermi e delle condanne comminate in applicazione della Tmy. Nel 2006, “grazie” agli emendamenti apportati alla legge anti-terrorismo, sono stati avviati procedimenti legali contro 299 minorenni; nel 2007 si è arrivati a 438 procedimenti, che sono diventati 571 nel 2008.

Di questi ultimi, 306 sono stati accusati di “adesione a un’organizzazione terroristica”, punita sia dall’articolo 314/2 del Codice penale turco (Tsk) che dalla Legge anti-terrorismo

del 2006, mentre i restanti 265 sono stati presumibilmente processati per “propaganda a favore di un’organizzazione terroristica”, previsto dall’articolo 7/2 della Tmy.

In totale – stando ai dati del ministero di Giustizia di Ankara, aggiornati alla fine del 2007 - nelle carceri turche si trovavano 2.622 minori; almeno 1.440 di loro non erano sistemati in strutture apposite, ma nelle prigioni ordinarie, ricevendo lo stesso trattamento degli adulti. Dal 2008 in poi non sono disponibili dati ufficiali sul numero di minorenni processati e condannati in base alla legge antiterrorismo. Tuttavia, nel 2008 l’Unicef parlava di circa 2.500 bambini tenuti in stato di detenzione in Turchia e in attesa di processo. Esistono poi le stime compiute da diverse organizzazioni non governative per i diritti umani e le libertà civili. In particolar modo, lo scorso anno alcune ong hanno tentato di compiere una sintesi delle stime disponibili per quanto riguarda i tribunali di Adana e Diyarbakır. La sede di Adana dell’Associazione per i diritti umani (Ihd) parlava di 106 minorenni condannati in base alla Tmy nel periodo che va dal giugno 2008 all’ottobre 2009; in quasi la totalità dei casi (104 su 106) l’imputazione era quella di aver “commesso un crimine a vantaggio di un’organizzazione terroristica” (articolo 220/6 del Codice penale turco) e, di conseguenza, di “adesione a un’organizzazione armata” (il citato articolo 314/2 del Codice penale turco). Per 83 di loro pendeva anche l’accusa di “propaganda a favore di un’organizzazione terroristica” (il citato articolo 7/2 della Tmy). Le condanne – secondo l’organizzazione Çocuk için adalet çağırıcıları (Coloro che chiedono giustizia per i bambini) - sono state in media di 4 o 5 anni di carcere, mentre l’età dei condannati in alcuni casi era di soli 13 anni .

Non essendovi ad Adana Tribunali minorili, tutti i condannati erano stati processati davanti alle Corti penali speciali.

A Diyarbakir invece – stando a un rapporto dell’ong Çocuk Ä°çin Adalet GiriÅŸimi (Justice for Children Initiative) – nell’ottobre 2009 erano 159 i ragazzi di età compresa tra 15 e 17 anni in attesa di essere processati davanti ai Tribunali penali speciali, mentre altri 15, di età compresa tra i 12 e i 14 anni, aspettavano di essere giudicati dalle Corti penali minorili. Come precisano tutte le ong, questi dati non rappresentano la totalità dei processi celebrati ad Adana e Diyarbakir nel periodo preso in considerazione, ma solo una parte.

Nel luglio 2009, alcuni esperti legali affermavano che più di mille ragazzini erano stati posti sotto custodia negli ultimi due anni con accuse legate al terrorismo4. Solo poche settimane dopo, e stando ai dati della Initiative for Justice for Children, circa trecento ragazzi tra i 12 e i 18 anni erano detenuti nelle prigioni turche.

In sintesi, e considerando solo gli ultimi due anni, Human Rights Watch parla di “molte centinaia” di casi”6 di minorenni detenuti in virtù della Tmy, perché condannati o in quanto in attesa di processo. La stessa ong con sede a New York cita poi le testimonianze di avvocati turchi impegnati nella questione secondo cui il numero è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi due anni, fino agli emendamenti compiuti dal governo di Ankara nel luglio di questo anno.

Gli unici dati ufficiali per il periodo 2008-2010 possono essere estrapolati da una dichiarazione rilasciata nell’aprile 2010 dal direttore generale delle prigioni turche, che parlava di 276 bambini incarcerati per accuse legate al “terrorismo”, pari al 10 per cento del totale dei minorenni detenuti nelle carceri turche, ossia 25597. Un dato questo confermato nella sostanza dal ministro di Giustizia Sadullah Ergin, che nel giugno 2010 – poche settimane prima che la legge fosse emendata – parlava di 206 minorenni incarcerati “grazie” alla Tmy e di un numero totale di 2.506 detenuti-bambini.

Processi farsa

Ad attirare l’attenzione delle organizzazioni per i diritti umani sono state anche le procedure processuali adottate per condannare i minorenni accusati di attività legate al “terrorismo”. Prima del 2006, i bambini accusati secondo la legge anti-terrorismo venivano giudicati comunque dai Tribunale minorili, dove c'erano procuratori preparati e dotati di capacità e conoscenze appropriate per giudicare dei bambini. In seguito, sono stati giudicati come terroristi “ordinari” davanti alle Corti penali speciali. Secondo Callers of Justice for Children, i minorenni sono processati con le stesse procedure previste per gli adulti e condannati al termine di processi farsa tenuti davanti ai Corti penali speciali.

Le prove addotte in sede di processo sono spesso del tutto insufficienti. Come rileva un rapporto del 2009 della Associazione per i diritti umani (Ihd), per condannare un minorenne a diversi anni di carcere è sufficiente che questo abbia semplicemente partecipato a manifestazioni di protesta, magari con il volto coperto, che abbia intonato slogan in lingua kurda o lanciato pietre contro le forze di sicurezza. Nel rapporto 2010 sulla Turchia, Amnesty International cita anche i frequenti casi di “confessioni” estorte sotto tortura, o rilasciate comunque in assenza di avvocati o assistenti sociali. Il tutto in totale contraddizione con le leggi internazionali riconosciute dalla Turchia, come l’articolo 14.4 della Convenzione internazionale per i diritti civili e politici, che stabilisce che “la procedure applicabili ai minorenni devono tenere conto della loro età e, auspicabilmente, promuovere la loro riabilitazione”.

Il sistema giudiziario minorile della Turchia è finito anche nel rapporto 2009 dell’Unione europea sui progressi dei paesi candidati all’adesione. Nel documento Bruxelles si dice “preoccupata per l'assenza di tribunali riservati ai minori e per gli abusi commessi in virtù della legislazione anti-terrorismo”. Condizioni di detenzione allarmanti Tutte le ong che si sono interessate dei minorenni detenuti nelle carceri turche parlano di condizioni di vita estreme, dettate anche dal fatto che in Turchia non ci sono strutture carcerarie fatte apposta per i bambini, e che i minori stanno con gli adulti nelle stesse prigioni degli adulti.

Una ricerca condotta dalla Associazione dei medici turchi (Tcd) sui minorenni detenuti in base alla Tmy nella famigerata prigione “E-Type” di Diyarbakır parlava di celle con soli tre metri quadrati di spazio per persona, di violenze, malnutrizione e assenza di assistenza medica.

Nel maggio 2009, una delegazione di medici e operatori per i diritti umani ha avuto modo di visitare lo stesso carcere, rilevando casi di violenze fisiche e psicologiche, maltrattamenti e discriminazioni (i bambini detenuti "politici" ricevevano meno acqua calda degli altri o venivano esclusi dalle lezioni di computer cui potevano accedere i detenuti “ordinari”).

Un rapporto sullo stesso carcere, redatto poche settimane dopo dall’Associazione degli avvocati di Diyarbakir, rilevava tra l’altro che nel cibo dato ai ragazzi erano stati trovati chiodi, aghi e insetti; che venivano garantiti solo dieci minuti di acqua calda al giorno e che i ragazzi dovevano lavarsi i vestiti a mano, e le loro celle erano piene di insetti e topi. Ad Adana – secondo il Jci – sono state riscontrate anche prove di torture usate contro I bambini.

Frequenti sono state in questi anni le denunce per i traumi subiti dai bambini in carcere. Secondo la citata ricerca della Tcd, il 65-75 per cento dei bambini detenuti sconta gravi problemi psicologici.

"Le famiglie dei bambini – ha dichiarato Ethem Acikalin, presidente della sede di Adana dell’Ihd - ci hanno detto che i loro bambini, gioiosi e socievoli prima di entrare in prigione, dopo hanno dimostrato sintomi di insonnia e introversione. I bambini hanno lamentato maltrattamenti subiti in prigione. La detenzione dovrebbe essere l'ultima soluzione, ma in Turchia viene sempre prima. Non ci sono bambini rilasciati prima di aver passato almeno tre mesi in prigione, e questo compromette il loro benessere mentale".

Pressione interna e internazionale

L’incremento costante di processi e condanne di minorenni che ha fatto seguito all’emendamento della Tmy ha suscitato una forte mobilitazione della società civile turca, oltre che di quella internazionale.

In particolar modo va segnalata la campagna di raccolta firme della citata associazione Çocuk için Adalet Çağırıcıları, lanciata nel 2009 e volta proprio a ottenere una revisione della contestata legge.

Sempre nel 2009, la Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha espresso preoccupazione per gli emendamenti del 2006, che “consentono di processare bambini di meno di 15 anni come adulti nei Tribunali penali speciali” e anche per la sua applicazione che di fatto punisce “la presenza o la partecipazione a dimostrazioni e incontri pubblici”.

Sotto l’enorme pressione interna e internazionale, nel settembre del 2009 il governo dell’Akp annunciò un progetto di legge che fu però accantonato a fine anno e ripreso solo nella primavera successiva.

La nuova legge

La riforma della Tmy - proposta dal governo dell’Akp e sostenuta dai kurdi del Partito della pace e della democrazia (Bdp) e dai kemalisti del Partito repubblicano del popolo (Chp) - è stata approvata dalla Grande assemblea turca il 22 luglio del 2010. Le più importanti novità introdotte dalla nuova legge (nr. 6008, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale turca il 25 luglio 2010) sono le seguenti: - tutti i minorenni dovranno essere processati davanti ai Tribunali minorili, o davanti ai tribunali ordinari nelle funzioni di Tribunali minorili; - i minorenni autori di resistenza a pubblici ufficiali nel corso di manifestazioni non potranno essere incriminati per “crimini a favore di un’organizzazione terroristica” (articolo 2/2 della Tmy), né per “adesione a un’organizzazione terroristica”; - la pena massima per i minorenni fermati durante una manifestazione e trovati in possesso di armi di qualunque tipo o di materiale propagandistico legato a un’organizzazione illegale viene ridotta da cinque a tre anni, e quella minima da due anni a sei mesi; - i minorenni incriminati in base alla Tmy potranno beneficiare del diritto di posporre le sentenze e di altre agevolazioni dedicate ai minori di 18 anni. Infine, la nuova legge stabilisce che i minorenni processati e condannati prima del luglio 2010 dovranno essere rilasciati, in attesa di essere processati nuovamente sulla base delle nuove norme.

Impatto della nuova legge

Pur esprimendo apprezzamento per le modifiche apportate dalla nuova legge, le diverse ong che seguono la questione dei minorenni detenuti nelle carceri turche continuano a esprimere preoccupazione. Secondo Human Right Watch, le questioni critiche tuttora irrisolte sono principalmente due.

Innanzitutto, gli emendamenti introdotti nel luglio 2010 non pongono fine alla possibilità di arrestare dei minorenni nel corso delle manifestazioni e di porli in stato di detenzione in attesa del processo. A causa delle lentezze del sistema giudiziario, i periodi di custodia cautelare in Turchia possono estendersi per diversi mesi e arrivare fino a un anno. Secondo la stessa ong, nel corso del 2009 i periodi di detenzione pre-processuale a Diyarbakır e Adana sono durati in media 5 mesi, ma in diversi casi hanno superato l’anno di durata. A farne le spese sono stati anche bambini di 13 o 14 anni, che nel periodo considerato sono rimasti lontani dalle proprie famiglie e dagli amici e impossibilitati dal proseguire gli studi. Ma grave, secondo Hrw, è anche l’assenza di strumenti giudiziari in grado di porre fine alla violenze e ai maltrattamenti che avvengono abitualmente nelle carceri turche a carico dei minorenni. Sulla stessa linea si pone Amnesty International, che - in un rapporto pubblicato all’indomani dell’approvazione degli emendamenti alla Tmy - invita le autorità di Ankara “a garantire il diritto alle proteste pacifiche” e ricorda che “la detenzione per i bambini dovrebbero essere utilizzata solo come ultima risorsa e all’interno di strutture appositamente dedicate loro”.

Ancora Amnesty chiede ad Ankara di garantire “l’assoluta proibizione dell’utilizzo della tortura e di altre forme di maltrattamento”.

Altri osservatori, come l’avvocato Filiz KerestecioÄŸlu, pongono l’attenzione sulla mancata riforma del Codice penale, (Tck) che, di fatto, impedirebbe la liberazione di tanti detenuti-bambini. Sono numerosi infatti i casi di minorenni condannati non in virtù delle leggi anti-terrorismo ma in base agli articoli 220/6 e 314 del Tck e dunque esclusi dai vantaggi della riforma del luglio 2010. Centinaia di bambini restano in carcere

A due mesi dalla riforma della Tmy, i minorenni incriminati in base alle vecchie norme e rimessi in libertà ammontavano a circa un centinaio di unità. A limitare la scarcerazioni, oltre alle leggi del Tck rimaste in vigore, è anche la discrezionalità che abitualmente viene lasciata alla magistratura e la lentezza del sistema giudiziario turco. Secondo l’avvocato Sinan Zincir, collaboratore del Pursuit of Justice for Children Group (Çiat), “le corti tendono a non decidere, accampando una mancanza di giurisdizione in merito, e a delegare la questione ai Tribunali minorili”. Secondo Arif Akkaya di Ciat, “le corti di appello rinviano il proprio pronunciamento accampando scuse banali, come la assenza di giudici disponibili. In mancanza di dati ufficiali si può fare riferimento alle stime della citata Associazione per i diritti umani (Ihd), secondo cui a settembre erano 24 I bambini detenuti a Mardin, 12 a Bitlis, 2 ad Adıyaman, 12 a Malatya e 40 tra le prigioni di Maltepe e Bakırköy, a Istanbul.

Il dossier e' al link seguente;

http://www.osservatorioiraq.it/documenti/Dossier_Osservatorio_Ottobre_2010.pdf

Articoli correlati:

SHALIT, NIENTE VISITE PER DETENUTI PALESTINESI
GAZA, INCENDIATO CAMPO ESTIVO ONU PER BAMBINI
GAZA, ANCORA NESSUN ARRESTO PER INCENDIO PARCO DI DIVERTIMENTI BAMBINI
YEMEN: BAMBINI OLTRE IL CONFINE
ISRAELE: DETENUTI ALL’OMBRA DEI SERVIZI SEGRETI

Nena News

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «La lotta del Popolo Kurdo»

Ultime notizie dell'autore «Nena News»

5840