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Giordania, piano contro violenza sulle donne

Nel regno hashemita continua il lavoro per realizzare un progetto unitario contro abusi fisici, intimidazioni e discriminazioni a danno della popolazione femminile.

(25 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Giordania, piano contro violenza sulle donne

foto: www.nena-news.com

DI ROBERTA PASINI

Amman, 26 novembre 2010, Nena News - Per la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, le organizzazioni femministe giordane hanno colto occasione per far conoscere ad una platea piu' vasta che prosegue il loro lavoro per realizzare un piano strategico e unitario contro la violenza sulle donne.

I primi movimenti femministi giordani nascono agli inizi del XX secolo. Ripercorrendo le tappe più importanti ricordiamo la fondazione della Jordanian Women’s Union nel 1945, un anno prima della formale indipendenza del Regno di Transgiordania. Nel 1955 viene espresso il suffragio per le donne, mentre solo nel 1974 le donne ebbero effettivo diritto al voto e alla candidatura. Nel 1980 la Giordania firmò la Convenzione per l’Eliminazione di ogni forma di Discriminazione contro le Donne (CEDAW) ratificata nel 1992 e nello stesso anno viene fondato il JNCW. L’anno successivo viene eletta la prima donna al Parlamento. Nel 2007 sono stati inaugurati i primi shelter, anche chiamati Family Reconciliation House, per l’assistenza delle donne vittime di violenza. Nel 2008 viene varata la Family Protection Law per far fronte ai casi di violenza domestica, accompagnata da progetti specifici di formazione del personale pubblico: giudici, medici, ufficiali di polizia, religiosi. I casi di violenza domestica sono attualmente trattati dal Family Protection Department, una sorta di centro di polizia specializzato, il cui modello di intervento è tuttora discutibile, incentivando la ‘riconciliazione familiare’ anzichè offrire più solida tutela per le donne vittime di violenza. Un anno fa infine il JNCW ha aperto il nuovo ufficio di Women’s Complaint Office per offrire aiuto legale alle donne vittime di violenza, o per problemi legati all’impiego, alle leggi di cittadinanza.

La violenza di genere risulta essere un fenomeno diffuso, specialmente tra le mura domestiche. Ogni anno infatti in Giordania si contano una media di circa 25 crimini d’onore.

Da un punto di vista giuridico non c’è nessuna legge che dia il diritto a un uomo di uccidere una donna perchè rea di macchiare l’onore familiare. Ma alcuni articoli del Codice Penale, seppur in contrasto con l’Art. 6(1) della Costituzione Giordana del 1952 per l’uguaglianza di tutti i cittadini, depenalizzano i crimini d’onore con pene che variano da appena sei mesi di reclusione a un anno.

Gli articoli maggiormente incriminati dalle associazioni di donne e per i diritti umani sono l’Art. 98 e l’ Art. 340 del Codice Penale, che prevedono la riduzione della pena per chi commette un delitto in reazione ad ‘azioni illegittime o considerate pericolose da parte della vittima’.

La violenza contro le donne non assume solo forma fisica, altre forme di discriminazioni colpiscono le donne attraverso limitazioni giuridiche di altra natura. Nel recente ed esaustivo rapporto sulla Giordania di Rana Husseini, Women’s Rights in the Middle East and North Africa (2010), elenca altri tipi di discriminazione contro le donne riguardanti principalmente le questioni di nazionalità, cittadinanza, pensione e previdenza sociale. La Legge sulla Nazionalità (No. 6 del 1954), ad esempio, prevede che gli uomini abbiano la facoltà di trasmettere la propria cittadinanza alle mogli straniere e ai propri figli, mentre lo stesso diritto non viene applicato alle donne giordane. Inoltre mentre una donna divorziata perde la custodia dei suoi figli legittimi se si risposa, questo ovviamente non accade per gli uomini. Nel caso invece di figli nati al di fuori del vincolo matrimoniale, la donna non può riconoscere i propri figli, e considerati il frutto di un crimine, la loro custodia passa al governo fino al raggiungimento della maggiore età.

Secondo alcune statistiche riportate dal National Council for Family Affairs, nella rapporto Status of Violence against Women in Jordan (2008) si evidenzia che:

- il 70% delle donne vittime di abusi hanno un’età comprendente tra i 20 e i 39 anni;

- Il 75% delle donne vittime di abusi hanno un livello di educazione primaria sotto la media;

- Il 37% delle donne vittime di abusi sono divorziate o vedove;

- Il 52% delle donne vittime di abusi sono casalinghe;

- Il 74% delle donne vittime di abusi non sporge denuncia presso le autorità.

Mentre osservando più attentamente i dati delle statistiche ufficiali presentati dallo studio Violence against Women in Jordan (NCFA, USAID 2008), si rilevano difficoltà oggettive nel misurare la violenza di genere e l’assenza di un sistema di monitoraggio nazionale:

- Nel 2006 il Family Protection Department riporta 1764 casi di violenza, tra cui 794 sono andati in giudizio (731 casi di aggressione sessuale e 63 casi di violenza fisica);

- Nel 2006 il Ministero dello Sviluppo Sociale (MOSD) riporta 1200 casi di violenza contro le donne;

- Il National Centre for Forensic Medicine ogni anno riscontra una media di 700 casi di abuso sessuale ai danni delle donne e nel 2006 ha riportato 120 omicidi di donne, tra cui 18 casi classificati come crimini d’onore;

- Nel 2006 l’organizzazione Jordanian Women’s Union (JWU) registra 775 casi che hanno utilizzato i servizi degli shelter.

- Nel 2006 l’associazione Sisterhood is Global Institute (SIGI) ha prestato consulenza a 3.146 donne tra cui numerosi casi di abuso. Nel 2007 SIGI ha prestato assistenza legale a 225 casi di donne.

- Il National Center for Human Rights (NCHR) raccoglie 200 segnalazioni di violenza ogni anno.

- Nel 2007 l’associazione MIZAN ha seguito 225 casi legali. 492 donne si sono rivolte all’organizzazione di persona mentre 2791 hanno preso contatto via telefono.

- Tra il 2006 e il 2007 il Ministero di Giustizia riporta 132 casi di violenza seguiti da 11 corti. L’82,6% dei casi le violenze causano meno di 10 giorni di prognosi.

Ancora più difficile da stimare è la violenza contro le donne che ricade sulle lavoratrici immigrate provenienti dall’Africa o dal Sud-Est asiatico. Secondo Amnesty International sono decine di migliaia le donne immigrate in giordania vittime di abusi e sfruttamento. La totale assenza di tutela e di diritti minimi comporta che gli abusi psicologici, fisici, o sessuali siano difficilmente quantificabili. Un segnale allarmante riguarda i casi, sempre più frequenti, di suicidio o tentato suicidio da parte dei lavoratori immigrati in Giordania.

L’iniziativa ‘16 Giorni di Attivismo contro la Violenza di Genere’, campagna di mobilitazione internazionale per promuovere la consapevolezza dei temi legati alla violenza di genere, si concluderà il 10 Dicembre, in concomitanza della Giornata per i Diritti Umani a sottolineare come la violenza di genere sia una violazione dei diritti. Nena News

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