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‘Uniamo le lotte, mettiamoli in crisi!’. Sgomberati gli attivisti che avevano occupato una sala della Regione Lazio, in Calabria i lavoratori bloccano il porto e paralizzano lo stretto

(25 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

‘Uniamo le lotte, mettiamoli in crisi!’. Sgomberati gli attivisti che avevano occupato una sala della Regione Lazio, in Calabria i lavoratori bloccano il porto e paralizzano lo stretto

foto: www.radiocittaperta.it

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

25-11-2010/16:39 (agg. 18.40) - Verso le 17.30 un manipolo di agenti in assetto antisommossa ha fatto irruzione nella sala occupata ed ha cominciato a portare via di peso i vari attivisti che nel primo pomeriggio di erano barricati all'interno, portandoli giù per le scale in modo brusco. E' così che la Presidente della Regione Lazio Renata Polverini, ex sindacalista, ha risposto alla richiesta di risposte da parte del sindacalismo di base e dei movimenti sociali e ambientalisti di tutta la regione che oggi hanno assediato l'edificio.
Una delegazione dell'Unione Sindacale di Base, insieme ai coordinamenti di lotta per la casa, per il reddito, contro le nocività e delle donne contro legge Tarzia, verso le 15 aveva occupato la 'Sala Trevi' all’interno del palazzo della Giunta regionale del Lazio. In tutto sedici attivisti e attiviste in rappresentanza delle tante realtà del sindacalismo indipendente e sociali che questa mattina hanno sfilato dalla stazione della metropolitana di San Paolo fino al palazzo a due passi dalla Cristoforo Colombo. L’occupazione era stata la risposta dei promotori dello sciopero e della manifestazione di oggi alla mancanza di risposte da parte degli amministratori della Regione, verificata durante l'incontro terminato intorno alle 15, al quale hanno partecipato il segretario generale Salvatore Ronghi, il Capo di Gabinetto della presidenza Pietro Giovanni Zoroddu, ed i direttori generali dei Dipartimenti interessati dalle richieste dei settori sociali in mobilitazione. "I rappresentanti della Regione Lazio, sia pur autorevoli, non hanno fornito alcuna risposta concreta alle istanze del sindacato e dei movimenti – spiega una nota diffusa dall’USB - Per tale ragione la delegazione dei manifestanti é rimasta nella sala dell'incontro e, a seguito di un intervento delle forze dell'ordine, si é asserragliata all'interno esponendo striscioni dalle finestre". Gli attivisti si erano barricati all’interno della sala, e per evitare di essere sgomberati avevano sbarrato la porta con un pesante tavolo.
Era stata questa la prosecuzione di una mattinata che ha visto sfilare per le vie dei quartieri San Paolo e Garbatella più di cinquemila persone. Un lungo serpentone formato dalle delegazioni provenienti dai quartieri della Capitale ma anche da diversi territori della Regione: i lavoratori delle cooperative sociali e dei servizi esternalizzati, quelli della Croce Rossa, i cassintegrati dell’Alitalia, le dipendenti degli asili comunali e delle scuole dell’infanzia, le insegnanti delle scuole e gli Ata, gli autisti dell’Atac e del Cotral molti dei quali in divisa, i dipendenti di alcuni call-center come la Omnia. Ma anche i comitati ambientali della regione: visibili lo striscione del coodinamento contro l’inceneritore di Albano, quello del movimento contro la privatizzazione dell’acqua reduce dal presidio di ieri in Campidoglio e le bandiere dei ‘No Corridoio Roma-Latina’; e poi ancora tante famiglie, di italiani e di immigrati, che popolano le decine di occupazioni promosse in questi anni dai Blocchi Precari Metropolitani, dal Coordinamento cittadino di lotta per la casa, da Action. E ancora gli striscioni delle federazioni dell’USB di Rieti e di Frosinone, i lavoratori degli ospedali di Roma o di Subiaco, quelli dell’Acea, quelli ‘socialmente utili’ delle province. In piazza anche qualche bandiera dei partiti della sinistra che però non hanno tolto la scena al sindacalismo di base e ai comitati che si battono contro una gestione della crisi scaricata tutta sui cittadini, sui lavoratori, sulle donne e sugli immigrati. Una manifestazione combattiva, aperta dallo striscione che recitava ‘Uniamo le lotte, mettiamoli in crisi’ che quando è arrivata sotto il palazzo della Regione letteralmente blindato da uno schieramento incredibile di poliziotti e carabinieri in assetto antisommossa non si è lasciata intimidire, con i manifestanti che hanno cinto d’assedio la sede istituzionale con striscioni e bandiere, finchè un’ampia delegazione non ha ottenuto di poter salire per un incontro con i rappresentanti dell’istituzione. A questi ultimi i delegati delle realtà scese in piazza hanno chiesto uno stop immediato ai tagli all’istruzione e alla sanità pubblica, misure concrete per assicurare una sistemazione decente a migliaia di cittadini senza casa, un impegno contro la precarietà nel mondo del lavoro. Alla Polverini hanno mandato a dire che non si può, come lei fa, finanziare l’istruzione e la sanità gestite dagli ordini religiosi e dalle lobby legate al Vaticano e poi tagliare le scuole e gli ospedali pubblici con la scusa che non ci sono soldi sufficienti. Mentre di fronte al Palazzo della Regione Lazio rimangono alcune centinaia di manifestanti per sostenere l’azione dei propri rappresentanti barricati all’interno, una delegazione dell’USB scuola e di altri settori si è spostata in Piazza Montecitorio per unirsi alla protesta per il ritiro del ddl Gelmini e per chiedere la cancellazione di tutti i finanziamenti alla scuola privata previsti in Finanziaria.

Mentre a Roma si manifestava, anche in Calabria sfilavano i lavoratori della scuola e i precari. In 1500 hanno bloccato per ore il porto di Villa S. Giovanni, con il traffico marittimo paralizzato su entrambe le sponde dello stretto e circa 20 km di fila sulle strade, sia a Reggio che a Messina. Una delegazione ha incontrato il Prefetto a Reggio Calabria per chiedere di convocare Regione e Governo ed attivare interventi certi contro la precarietà.

Radio Città Aperta - Roma

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