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Egitto: il voto che non cambiera’ nulla

Gli egiziani domenica andranno alle urne per eleggere la nuova Assemblea parlamentare. Ma brogli, intimidazioni e limitazioni delle libertà politiche fanno del voto una farsa volta a mantenere al potere il partito del presidente Mubarak

(26 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Egitto: il voto che non cambiera’ nulla

foto: www.nena-news.com

DI YASMINE PERNI

Cairo, 26 novembre 2010 (foto dal sito http://mideastmedia.foreignpolicyblogs.com), Nena News - Mancano due giorni alle elezioni parlamentari egiziane e tra arresti, dimostrazioni permesse e vietate, e campagne elettorali altamente scrutinate dalle forze governative, il popolo subisce quasi sempre in silenzio. «Mai come prima nella storia (del nostro paese) si può parlare dell’esistenza di due nazioni», commenta lo scrittore egiziano Galal Amin, riferendosi alla sempre più accellerata crescita di baraccopoli e case di latta, non tanto distanti dalle lussuose ville dei ricchi.

Un numero sempre maggiore di famiglie lotta per sopravvivere con meno di 100 dollari al mese mentre la corruzione è ormai un modo di vita che si accentua ancora di più durante le campagne elettorali. Il partito di maggioranza, il National Democratic Party (NDP) fondato nel 1978 è ancora saldamente il partito al potere. Anche se ufficialmente non sono permessi, i regali, le cesti di cibo ma anche coperte, abiti e denaro vengono distribuiti prima del voto per comprare il consenso dei più poveri alla politica del NDP e del regime. La situazione economica del paese in peggioramento e la povertà diffusa continuano a favorire il partito al potere.

Con l’avvicinarsi del giorno del voto, le libertà individuali e politiche sono state messe in continua discussione. Gli arresti di massa si sono intensificati da quando il 9 ottobre il movimento dei Fratelli Musulmani – ufficialmente illegale ma ritenuto la principale forza di opposizione al NDP - ha deciso di partecipare e non boicottare le elezioni come era stato proposto da varie organizzazioni e personalità poltiiche, a cominciare da Mohammed ElBaradei, l’ex direttore della Agenzia atomica internazionale, divenuto uno dei punti di riferimento principali del dissenso al regime. ElBaradei e l’ex candidato presidenziale Ayman Nour hanno deciso di boicottare il voto come gesto di denuncia delle irregolarità degli anni passati.

Domenica scorsa, secondo le fonti dei Fratelli Musulmani, un migliaio di candidati e simpatizzanti del movimento islamico sono stati arrestati. Secondo la legge 40 del 1977 che regola la formazione dei partiti politici in Egitto, i partiti religiosi non sono permessi. I candidati del gruppo dei Fratelli Musulmani quindi si presentano come «indipendenti». Il legale dei FM, Adel Maqsoud, inoltre ha messo in guardia dalle irregolarità durante e dopo il voto che hanno già contraddistinto le passate consultazioni elettorali. Violenze e scontri sono stati all’ordine del giorno, sopratutto nelle città del Delta del Nilo e ad Alessandria. Ai candidati dei FM di fatto è stato negato il rapporto diretto con la popolazione, i loro raduni in molti casi sono stati brutalmente attaccati dalla polizia con lanci di candelotti lacrimogeni, manganellate e in qualche caso anche con le coltellate, come è accaduto la scorsa settimana ad Alessandria. E se alle elezioni del 2005, i Fratelli Musulmani presero di sorpresa il paese conquistanto 88 deputati, un quinto dei seggi dell’Assemblea parlamentare, quest’anno gli arresti e le intimidazioni fanno prevedere al movimento di averne molti di meno. Diversamente dalle elezioni del 2005, non ci saranno osservatori indipendenti alle sezioni elettorali. Nel 2007 è stato introdotto un’emendamento alla legge elettorale nel quale le urne verrano supervisionate solo da ufficiali governativi.

Alle accuse di pestaggi, arresti e intimidazioni rivolte al regime sia di candidati elettorali che dai blogger schierati con l’opposizione, si aggiunge il rapporto annuale «International Religious Freedom Report» rilasciato questa settimana dallo Dipartimento di Stato americano che, pur essendo un alleato di ferro del presidente Hosni Mubarak, denuncia la mancanza di una piena libertà di religione in Egitto. Una critica alla quale fa eco la recente delusione espressa dai cristiani copti: solo 10 di essi sono stati inseriti all’interno delle liste elettorali del NDP.

In molti guardano alle elezioni del 28 novembre come un’ indicazione di come saranno le elezioni presidenziali l’anno prossimo, dove Hosni Mubarak, presidente da quasi 30 anni, sembra abbia intenzione di ricandidarsi per un settimo mandato. In alternativa sarebbe già pronto il figlio Gamal, da tempo indicato come il «futuro presidente» dell’Egitto. Gli egiziani osservano, sapendo che la loro vita in ogni caso cambierà ben poco, sia tra due giorni con legislative che il prossimo anno con le presidenziali. Nena News

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