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Ben Alì promette aperture e tenta l’autoriforma del regime. Ma scioperi, cortei e scontri continuano

(14 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Ben Alì promette aperture e tenta l’autoriforma del regime. Ma scioperi, cortei e scontri continuano

foto: www.radiocittaperta.it

14-01-2011/14:36 --- Per tutta la giornata di ieri migliaia di manifestanti avevano saccheggiato decine di supermercati prendendo di mira soprattutto i marchi francesi Carrefour, Casino e Champion, alcuni di proprietà di membri della famiglia presidenziale. E manifestazioni violente di protesta hanno avuto luogo, per la prima volta, anche nella località balneare di Hammamet, con un bilancio complessivo di almeno dieci vittime.
E mentre tutta la Tunisia era in fiamme il dittatore Ben Alì è comparso ieri sera in tv e in un discorso improvvisato ha annunciato che alcune delle richieste dei manifestanti verranno accolte: ha promesso riforme in senso multipartitico, si è impegnato ad abbassare i prezzi dei beni alimentari di prima necessità, ha garantito libertà di stampa, ed infine ha detto che non si ricandiderà nel 2014, alla fine del suo mandato. E, poi, ha informato di avere vietato alle forze dell'ordine di sparare sui manifestanti, con una mossa che paradossalmente suona come un’implicità ammissione di responsabilità nella morte di almeno 80 persone uccise dalla fine di dicembre in tutto il paese dalla Polizia e dall’Esercito sotto il suo comando. Le ultime due vittime, ieri sera, a Kairouan, nel centro della Tunisia, proprio mentre il presidente annunciava ‘aperture’ democratiche alla tv.
Un goffo tentativo, quello di Ben Alì, di placare almeno in parte i moti di protesta scatenati dal carovita e dall’aumento della disoccupazione giovanile poi sfociati in una vera e propria insurrezione contro il suo regime dispotico, poliziesco e corrotto. Dopo il discorso del satrapo alcune centiniaia di persone sono scese in strada nonostante il coprifuoco – e quindi con il consenso del regime – per manifestare gratitudine a Ben Alì e cercare di rappresentare un consenso al dittatore che è in realtà relegato a quelle ristrette categorie che hanno goduto in questi 23 anni dei privilegi loro concessi. Un tentativo, quello di Ben Alì, di coinvolgere in un nuovo eventuale governo alcuni partiti dell’opposizione di facciata in questi anni tollerata da un regime che ha sempre mantenute le forme di una democrazia parlamentare e presidenziale che però escludeva e reprimeva partiti di sinistra, sindacati e media non conformi. In questo senso vanno le dichiarazioni di alcuni ministri di Ben Alì sulla possibilità di un nuovo governo di coalizione che hanno già trovato il consenso di alcuni leader dei partiti dell’opposizione parlamentare. Ben Alì, traballante come non mai, sta evidentemente tentando la carta dell’autoriforma del regime: una nuova forma che lasci intatta la sostanza della dominazione di una piccola elitè sul resto della società adottando una nuova veste. Una mossa che cerca di dividere il fronte dell’opposizione tra chi si accontenta della riforma di facciata e chi invece vuole battersi per spazzare via del tutto il regime. Una parte dell’opposizione di centrosinistra pare aver abboccato all’amo: "Il fatto positivo è che il presidente si sia deciso a rappresentarci", ha spiegato Mohammed Néjib Chebbi, capo storico del Partito democratico progressista; "Questo discorso apre nuove prospettive", ha dichiarato anche Mustapha Ben Jaafar, leader del Gruppo democratico per il lavoro e le libertà, membro dell'Internazionale socialista. Intanto alcuni siti e blog bloccati, tra i quali Youtube e Dailymotion, sono diventati di nuovo visibili; e anche il sito di Le Monde é tornato di nuovo accessibile per la prima volta da mesi.
Ma non tutte le forze dell’opposizione concedono credito alla possibilità che l’autoriforma del regime porti veramente democrazia e benessere nel paese. Per oggi i principali sindacati tunisini, costretti alla semiclandestinità negli ultimi 23 anni, hanno confermato lo sciopero generale a Tunisi ed in altre città. Nella capitale questa mattina praticamente tutti i negozi avevano le serrande abbassate, persino i lussuosi caffè nell'Avenue Bourghiba mentre nei capannelli di manifestanti e giornalisti si moltiplicavano le voci su scontri e morti nei quartieri periferici della città, documentate anche da alcune le immagini comparse su Facebook, tornato accessibile da ieri, dopo anni di censura. Durante la notte, e quindi dopo il discorso televisivo del dittatore, sarebbero stati assaltati banche, fabbriche e un magazzino Monoprix. Ed a metà mattina una enorme manifestazione, che si è gonfiata di partecipanti man mano che sfilava, ha attraversato le strade del centro di Tunisi, mentre altri cortei riempivano le strade di altre città tunisine. Nella capitale parecchie decine di migliaia di lavoratori, studenti e disoccupati hanno manifestato chiedendo le dimissioni di Ben Alì, senza incontrare una grande resistenza da parte delle forze dell’ordine presenti in forze ma in maniera relativamente discreta. Il corteo è giunto fin sotto il Ministero dell’Interno, il "Ministero del terrore" come è stato ribattezzato, dove albergano i responsabili diretti della sanguinosissima repressione degli ultimi giorni. Qui il corteo convocato dal sindacato Ugtt è stato raggiunto da un altro corteo composto da avvocati e da un altro proveniente da piazza Barcellona, dove si trova la stazione dei treni. Siamo qua ''per il sangue dei martiri'' era la parola d’ordine degli avvocati che si sono uniti in gran numero, anche vestiti con le loro toghe, agli ormai migliaia di manifestanti scesi in viale Bourghiba. Gli avvocati si sono da subito schierati contro il regime già nelle scorse settimane, quando le proteste, ma anche le vittime degli scontri, si limitavano a verificarsi nelle aree interne del Paese. Alcuni testimoni intanto parlano di migliaia di giovani, anche adolescenti, che dalle periferie della capitale stanno raggiungendo il centro per andare a ingrossare le fila dei manifestanti che hanno chiesto anche l’esclusione dal potere della potente e corrotta famiglia della first lady.
Intanto in una località a nord di Tunisi si segnalavano scontri tra sostenitori del Rassemblement Consitutionnel Democratic (Rcd), il partito del presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali e manifestanti dell’opposizione. Invece un uomo sarebbe morto nel corso degli scontri con la polizia a Soliman, località industriale sul golfo di Tunisi mentre invece circa 200 giovani hanno tentato di assaltare un commissariato di Polizia a La Marsa, un sobborgo benestante di Tunisi. Testimoni affermano che oltre che i lacrimogeni gli agenti stiano anche sparando pallottole contro i dimostranti.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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