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Tunisia. Le proteste mandano a casa il presidente-padrone. Ben Ali lascia il Paese

(15 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

Antonella De Biasi - Il presidente Ben Ali destituisce l'esecutivo e scappa dal Paese. La Tunisia andrà alle urne entro sei mesi. Le dure proteste che hanno infiammato il paese maghrebino nelle ultime due settimane hanno costretto il presidente-padrone Ben Ali a prendere atto del malessere diffuso e testimoniato da centinaia di migliaia di giovani e delle loro famiglie. Il premier Mohammad Ghannouchi è stato incaricato di formare il nuovo governo. In tutto il paese è stato decretato lo stato di emergenza dalle 17 alle 7, chiuso lo spazio aereo. Ben Ali aveva annunciato la creazione di una commissione nazionale indipendente con il compito di rivedere la legge elettorale per preparare le prossime elezioni, adesso anticipate.
Nella mattinata di ieri un'altra manifestazione lungo la centralissima Avenue Bourghiba di Tunisi non è stata interrotta dagli spari della polizia, come invece era accaduto nei giorni precedenti in altre città del paese. Il corteo composto per la maggior parte da sindacalisti della Ugtt ha raggiunto il ministero dell'interno, ribattezzato dalla folla “ministero del terrore”. Si è unito alla protesta un secondo corteo composto da avvocati a da un altro proveniente dalla stazione. Le ong hanno parlato di 66 vittime dall'inizio delle proteste, ma sono avvenuti altri scontri tra opposte fazioni.
I manifestanti tunisini, come se avessero camminato per la prima volta, non vogliono più fermarsi. Sfilano a testa alta: nonostante il prezzo pagato in vite umane non vogliono più stare zitti. Diritti e libertà espressi fino a poco tempo fa solo attraverso la rete, con i social network, dai giovani - vera anima di questa rivolta tunisina - adesso si fanno istanza concreta. Così come fu twitter per la rivolta iraniana conseguente alla rielezione di Ahmadinejad.
Il ministro degli Esteri tunisino Kamel Morjane, parlando alla radio francese Europe 1, si è detto possibilista all'avvio di un governo di unità nazionale allargato per esempio a Mohammed Nejib Chebbi, capo storico del Partito democratico progressista (Pdp), una formazione di opposizione non rappresentata in Parlamento. Intanto al-Qaida nel Maghreb islamico, attraverso un video di 13 minuti diffuso ieri, ha invitato i manifestanti di Tunisia e Algeria a moltiplicare le loro iniziative per rovesciare i regimi corrotti ed instaurare la legge islamica. Il fatto è stato reso noto da Site, il servizio americano di monitoraggio dei siti islamisti.
Il leader dell'Aqmi, Abu Moussab Abdul Wadoud, ha invitato i figli dei tunisini e degli algerini ad addestrarsi nei loro campi per ricevere la preparazione adeguata alla rivolta.

15-1-11

DirittiDistorti

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