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Croce Rossa, rischio privatizzazione per colpa delle Regioni

Parla il Commissario Straordinario CRI Francesco Rocca*

(22 Gennaio 2011)

Commissario Rocca, chi lavora come dipendente o volontario in Croce Rossa aspetta da tempo il suo piano di riordino, quando arriverà?
La realtà è più cristallina di quel che si vocifera: il piano dipende dal Decreto Legislativo che stiamo attendendo e s’accompagnerà al coivolgimento delle parti sociali previsto normativamente. Purtroppo negli ultimi tempi abbiamo registrato un susseguirsi di leggi, secondo quella “taglia-enti” (Dl 112/08) avremmo già dovuto avere una trasformazione poi è stata approvata la più ampia riforma di Croce Rossa. Il riordino deve avvenire entro il novembre del 2011, mi auguro che tutto si concluderà prima.

Nella riorganizzazione di Croce Rossa i lavoratori temono una totale privatizzazione anche di servizi come il 118
Dimentichiamoci per un attimo la natura pubblica o privata della Croce Rossa e parliamo del ruolo. Il 118 non è un compito demandato a CRI, esso dev’essere garantito dal Servizio Sanitario Regionale. Tutte le regioni - guidate da giunte di centrodestra o di centrosinistra - esternalizzano i servizi e per il 118 Croce Rossa si trova a pagare il frutto di simili scelte. Quando noi contrattiamo esponendo i costi reali presentiamo personale magari precario, ereditato come nel Lazio da agenzie interinali, ma contrattualizzato. Noi non abbiamo co.co.co o personale che lavora in nero. Io presento costi per i quali chiedo finanziamenti, faccio il buon amministratore pubblico e non mi va di passare per il tagliatore di teste. Tutto quello che sta avvenendo è frutto di politiche di esternalizzazione fatte dalle amministrazioni regionali. Ci sono anche tendenze differenti: in Puglia il nostro servizio costava più che altrove e quella regione l’ha rifiutato. Ha previsto una reinternalizzazione del 118 facendosi carico anche degli operatori.

Qualche taglio lo fa anche Croce Rossa, così è accaduto nei presìdi sanitari di alcuni popolosi quartieri romani
Chi divulga questa notizia dice solo una parte della verità perché il personale medico che era lì impegnato ora s’occuperà di extracomunitari. I presìdi sanitari nascevano cinquant’anni fa per offrire assistenza ai non garantiti, ma quel sistema sanitario sul territorio era molto più arretrato dell’attuale. Oggi i non garantiti sono i rifugiati politici (dei quali comunque CRI s’occupa già da oltre un decennio attraverso le strutture di Cie e Cara previste dalle leggi sulla migrazione Turco-Napolitano e Bossi-Fini, ndr). Dalla prossima metà di febbraio ci interesseremo anche dei campi rom. E’ una mia scelta che può non piacere ai sindacati, io li invito a raccontare anche quella parte dei fatti che talvolta omettono.

E cosa accadrà ai precari, ad esempio del Lazio, che vedono scadere il proprio contratto il prossimo 31 maggio?
A quella scadenza se la Regione rinnoverà la convenzione gli operatori non correranno rischi per il posto di lavoro, se invece deciderà di non affidarci il servizio ci preoccuperemo della loro sistemazione. Questi precari erano dipendenti d’una Croce privata sono transitati senza concorso in Croce Rossa, cioè all’interno d’una Pubblica Amministrazione, erano gli accordi presi sino a quel momento…

Ma del passato lei ha sospetti su assunzioni pilotate in Croce Rossa?
Già abbiamo lasciato a casa, ahinoi dolorosamente, 17 lavoratori perché abbiamo constatato che erano stati assunti per chiamata diretta.

Sul fronte del regolamento interno qualche sindacato storce il naso all’introduzione del Codice Etico e parla di limitazione degli spazi sindacali
No. No. No. No. Noi non possiamo derogare a norme di legge, è ovvio che queste sono disposizioni interne, limitate da fonti superiori. Il delegato sindacale può tranquillamente continuare a operare nella pienezza dei suoi doveri derivati dal mandato conferitogli dai lavoratori. E’ tutto legittimo, dobbiamo solo fare una precisazione su un articolo del Codice che ha ingenerato confusione. Si tratta del caso in cui dipendenti o volontari di CRI s’imbattano in un reato: essi hanno il dovere di denuncia all’autorità giudiziaria mentre qualcuno strumentalmente ha affermato il contrario. Ribadisco la giustezza di questa denuncia e di quella dei canali previsti dal regolamento interno. Lo divulgherò presto con una circolare.

Rocca, ma quanto di pubblico rimarrà in Croce Rossa?
Dipende molto dalla conferenza Stato-Regioni la cui consultazione è prevista anche in sede di riforma. Nel momento in cui siamo costretti a livello territoriale a fare i conti con altre associazioni che applicano contratti collettivi meno onerosi del nostro se la linea finanziaria di molte regioni dovesse proseguire sulla strada dei tagli il rischio d’una privatizzazione sempre più selvaggia diventa reale. Ripeto qui ciò che dico da tempo ai sindacati: chiedere sicurezze a Croce Rossa è impossibile perché noi subiamo tutte le incertezze che ci trasferiscono le condizioni economiche delle regioni. Personalmente farò il possibile perché il piano preveda la stabilizzazione di ogni lavoratore di Croce Rossa e auspico una collaborazione delle parti sociali. E colgo quest’occasione per dare una buona notizia. Riguarda proprio il processo di stabilizzazione di lavoratori attuato di recente nelle province di Trento e Bolzano grazie a normative regionali.

Sicuramente i precari CRI sperano che l’esempio virtuoso non resti l’unico.

21 gennaio 2011


* Francesco Rocca, 45 anni, avvocato, è dal novembre 2008 Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana su nomina del Presidente del Consiglio. E’ stato per cinque anni Direttore Generale dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma e ha anche guidato il Dipartimento Politiche Sociali del Campidoglio. Rocca ha ricoperto il ruolo di Capodipartimento Sociale, Sanitario e Socio-Sanitario della Croce Rossa, nel corso di quest’incarico ha guidato la missione umanitaria in Georgia durante la crisi dell’agosto 2008.

Enrico Campofreda

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