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Egitto: le timide reazioni dell’occidente

(31 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Il ministro Frattini

Il ministro Frattini - foto: www.nena-news.com

Arrivano cautamente i commenti europei sulle vicende egiziane, dopo giorni di imbarazzante silenzio. Oggi a Bruxelles il Consiglio degli Affari Esteri della UE deciderà se sostenere una "transizione ordinata" in linea con le direttive di Washington. Roma 31 gennaio 2011, Nena News - Nei giorni passati i governi occidentali si sono dimostrati molto cauti a prendere posizione di fronte agli eventi in Egitto, e hanno esitato tra l’abbandonare il supporto garantito in passato al presidente Mubarak e sostenere apertamente le richieste di cambiamento di regime delle folle dei manifestanti.

Domenica il segretario di Stato statunitense Hillary Clinton in un intervento televisivo negli Stati Uniti, riconoscendo che Mubarak e’ stato un alleato fondamentale per gli americani nella regione, assicurando la pace, ha dichiarato che “un riassestamento del governo non e’ sufficiente” e che il sentiero intrapreso finora non e’ quello di risposta alle domande dei manifestanti. L’amministrazione americana si è detta pronta ad appoggiare una “transizione ordinata” .

“Il consiglio che gli americani danno a Mubarak – ha affermato la Clinton - e’ quello di adottare riforme e di creare uno spazio politico per le proteste pacifiche, per il dialogo e per la realizzazione di elezioni libere e democratiche (fair ekections)”. L’amministrazione USA non si sbilancia sul sostegno chiaro ed esplicito ai manifestanti o a Mohamad El Baradei, che si è profilato sempre di piu’ con il passare delle ore come la figura leader dell’opposizione e che la Coalizione Nazionale per il Cambiamento, che raggruppa diversi movimenti dell’opposizione tra cui anche i Fratelli Musulmani, vuole come figura chiave per negoziare con il regime di Mubarak e deporre il faraone.
Ieri, ElBaradei, che è stato presidente dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), ha raggiunto le folle in piazza Tahrir, dicendo “Non si torna indietro.”.

In Europa, sempre domenica il primo ministro inglese David Cameron, il presidente francese Nicolas Sarkozy, il cancelliere tedesco Angela Merkel hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui “riconoscono il ruolo di moderatore che il Presidente Mubarak ha svolto in questi anni in Medio Oriente”, invitandolo a mostrare la stessa moderazione nell’affrontare l’attuale situazione in Egitto. Invitano anche Mubarak ad “evitare l’uso della violenza ad ogni costo contro civili non armati e a permettere ai manifestanti di esercitare I propri diritti pacificamente.” I tre leader europei hanno invocato il pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà democratiche, specificando che questo include la libertà di espressione e comunicazione, e dunque l’uso di telefoni e di internet, ed il diritto di assembramento pacifico.

In conclusione, hanno chiesto al presidente Mubarak di sostenere un processo di transizione che si dovrebbe riflettere in un governo con un vasto appoggio delle varie forze politiche (‘broad based government’) e in elezioni libere e democratiche (‘free and fair elections’). Sorprende che la dichiarazione sia sottoscritta anche dal governo inglese, di solito schivo ad assumere posizioni congiunte con altri paesi europei in politica estera.

Tono e stile diverso per il comunicato del Ministero degli Esteri italiano Franco Frattini. Sulla nota diffusa dalla Farnesina http://www.esteri.it/MAE/IT/Sala_Stampa/ArchivioNotizie/Comunicati/2011/01/20110130_egitto3.htm

Si afferma che “ la priorità è fermare le violenze ed evitare ulteriori vittime civili. Bisogna fermare anche le azioni che producono danni materiali, in particolare quelle dirette contro i beni culturali del paese che sono patrimonio culturale di tutta la società egiziana e dell’umanità. E’ questo l’invito alla moderazione che il ministro degli Esteri Franco Frattini rivolge a tutte le parti in Egitto, il mio appello va al presidente Mubarak e alle istituzioni egiziane affinché si evitino violenze contro civili disarmati ed ai manifestanti affinché dimostrino pacificamente.”

Frattini ha sottolineato il legame speciale dell’Italia con l’Egitto ed in virtu’ di questo ha espresso il vivo auspicio che “il presidente Mubarak e il nuovo governo egiziano realizzino con la massima rapidita’ ed efficacia le riforme promesse in campo politico, economico e sociale, volte a soddisfare le legittime aspirazioni del popolo egiziano”.

Espressioni vaghe e nessun riferimento esplicito – a differenza dei propri colleghi europei - alla richiesta di elezioni libere e democratiche.

Anzi, un riconoscimento del nuovo governo di Mubarak, che nuovo non è e che le folle non vogliono perché altro non è se non la replica del vecchio apparato statale che non può placare la rabbia e la determinazione di 80 milioni di egiziani. E questa mattina la posizione del Ministro italiano si è allineata a quella espressa ieri da Washington, nel corso di un'intervista a Mattino Cinque, appoggiando una "transizione ordinata", non tanto per rispondere alle legittime aspettative della popolazione egiziana ma per evitare "la deriva islamista".Nena News

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