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(24 Febbraio 2011) Enzo Apicella
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Sciopero generale: che sara’ dopo?

Mubarak prova a resistere pur avendo tutto il paese contro. Ma l'opposizione non intende dargli scampo e con la proclamazione dello sciopero generale ad oltranza crede di poterlo mettere con le spalle al muro.

(2 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Sciopero generale: che sara’ dopo?

foto: www.nena-news.com

DI MICHELE GIORGIO*

Cairo, 2 febbraio 2011 - Oltre c'è un governo di unità nazionale che potrebbe nascere dalle consultazioni tra il vicepresidente Omar Suleiman, appena nominato da Mubarak, e una coalizione di forze dell'opposizione. Quando e come avverrà questo dialogo non si sa ancora e se la richiesta delle dimissioni immediate del presidente unisce al momento tutte le forze schierate contro il regime, nulla garantisce che questo fronte resti compatto una volta che il raìs si sarà fatto da parte. Abbiamo chiesto di fare il punto della situazione all'analista Hani Shukrallah, ex direttore dell'edizione in lingua inglese del giornale al Ahram «dimissionato» qualche anno fa dal regime per aver criticato apertamente la politica di Mubarak.
Sta per cominciare lo sciopero generale, il popolo egiziano è unito, le opposizioni al regime un po' meno. Qual è la situazione?
Al momento prevale la battaglia comune contro Mubarak e il regime ma lo schieramento di forze non è unito. Si è formato un gruppo , «i saggi», del quale fanno parte tra gli altri Mohammed ElBaradei, scelto come loro rappresentante anche dai Fratelli Musulmani, Ahmed Sweil, l'ex candidato alla presidenza (nel 2005) Ayman Nour, una personalità stimata come Amin Sabbai e il noto scrittore Alaa Al Aswani. Sono intellettuali e uomini politici che godono del favore della piazza e del sostegno dei più giovani. Accanto ai «saggi» c'è un fronte più classico formato dai partiti dell'opposizione di vario orientamento come il Tagammo (sinistra), Wafd (destra liberale) e il Fronte democratico. Le posizioni di questi due schieramenti sono analoghe su molti punti, a partire dall'uscita di scena di Mubarak fino alla formazione di un governo di unità nazionale. Allo stesso tempo, esistono anche differenze e pregiudiziali. La sinistra, ad esempio, non si sente rappresentata da ElBaradei che invece, con il passare dei giorni, diventa più noto e gradito alla piazza. La situazione è in evoluzione e proprio questa sera (ieri) il gruppo capeggiato da ElBaradei ha dovuto riconoscere di non aver ancora incluso donne tra i «saggi» e di aver trascurato i giovani che pure sono stati i protagonisti assoluti di questa rivolta.
L'opposizione fa fatica a registrare i suoi meccanismi. Ma ai colloqui con il vicepresidente Omar Suleiman andrà unita?
Penso di sì. È così importante riuscire a scardinare la struttura del potere di Mubarak ed avviare un processo di riforme democratiche che almeno per qualche tempo le differenze e le posizioni ideologiche passeranno in secondo piano. La coalizione che parlerà con Suleiman senza dubbio comprenderà tutte le forze dell'opposizione, poi si vedrà.
Esclude la formazione di un fronte unito dalle forze laiche e progressiste in vista delle elezioni che, si dice, potrebbero tenersi entro qualche mese.
Stiamo parlando di forze politiche tanto diverse per storia e per ideologia e mi riesce difficile immaginarle tutte insieme. Tuttavia non posso escluderlo, anche in considerazione del probabile ingresso in campo, in via ufficiale questa volta, dei Fratelli musulmani. La situazione è fluida e fare previsioni è davvero difficile. So però che quanto sta accadendo nel nostro paese sta dando una scossa terribile non solo al regime ma anche alle formazioni politiche dell'opposizione e prevedo profondi cambiamenti ai vertici di queste forze, innescati anche in questo caso dalla spinta dei giovani.

*Articolo apparso sul Il Manifesto del 2 febbraio 2011

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