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Il dilemma dei generali

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(23 Giugno 2012) Enzo Apicella

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Egitto: il discorso di Mubarak non ferma la protesta. Domenica 6 febbraio manifestazione a Roma

(2 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

02-02-2011---11:30:07 All'indomani del discorso del presidente egiziano Hosni Mubarak, Piazza Tahrir, al Cairo, si prepara al nono giorno di protesta contro il rais. L'Esercito continua a presidiare la piazza simbolo della rivolta egiziana contro Mubarak. Alla popolazione non è piaciuto l'intervento di ieri sera del presidente, che ha assicurato che non si ricandiderà alle elezioni di settembre, restando però al suo posto fino alle consultazioni per gestire in prima persona la transizione. I manifestanti hanno assicurato che resteranno in piazza fin quando Mubarak non abbandonerà il palazzo presidenziale.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto intanto al presidente statunitense Barack Obama e a diversi leader occidentali di pretendere dal futuro nuovo governo egiziano il rispetto dell'accordo di pace firmato nel 1979 con Israele. Stando a quanto riferito al quotidiano Haaretz da diversi funzionari israeliani, Netanyahu vorrebbe che la comunità internazionale fissasse una serie di condizioni che la nuova leadership egiziana dovrebbe rispettare per ottenere legittimità agli occhi dell'Occidente attraverso il riconoscimento degli accordi internazionali sottoscritti dal Presidente Hosni Mubarak. "La questione è stata esposta agli americani e a molti altri Paesi - ha detto un alto funzionario a Gerusalemme - non ci opponiamo alla democrazia in Egitto, ma per noi è importante tutelare l'accordo di pace".

Le manifestazioni di protesta in Egitto e Tunisia stanno aprendo “una nuova era” nel mondo arabo: lo ha detto, in una intervista pubblicata ieri dal ‘Wall Street Journal’ il presidente siriano Bashar al Assad, invitando i leader della regione a compiere maggiori riforme “per soddisfare le aspirazioni politiche e economiche dei loro popoli”. Mentre gli occhi di tutta la regione sono puntati sulle evoluzioni della situazione al Cairo e nelle altre piazze egiziane, “l’atmosfera in Siria è tesa. Nei giorni scorsi si sono verificati rallentamenti e interruzioni della rete internet e alcuni siti, soprattutto i social-network sono diventati inaccessibili” riferiscono alcune fonti secondo cui “la paura di una diffusione delle proteste dal Nord Africa al Medioriente preoccupa seriamente le autorità dei paesi della zona”.

Dopo la manifestazione delle centinaia di egiziani radunatisi lunedì pomeriggio a Piazza della Repubblica a Roma per chiedere la "fine della dittatura e delle violenze", ma soprattutto per chiedere a Mubarak di andar via dall'Egitto, si tornerà in piazza anche domenica 6 febbraio: il Movimento Egiziano a Roma e il Comitato Immigrati in Italia hanno indetto una manifestazione alle ore 15:00 con partenza da Piazza della Repubblica a Roma. Parole d’ordine: basta repressione, solidarietà con il popolo egiziano, per un nuovo governo e una nuova Costituzione. "Siamo qui per esprimere solidarietà al popolo egiziano - ha detto lunedì il Presidente della comunità del mondo arabo in Italia Foad Aodi - stiamo seguendo l'evoluzione tragica delle cose in Egitto e ci auguriamo che la questione venga risolta in modo civile senza ancora violenze ne’ vittime". "E' grave che dai partiti e dal governo italiano non ci sia stata nessuna parola su quello che sta accadendo in Egitto”, ha detto un altro manifestante.

Mila Pernice - Radio Città Aperta

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