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Elezioni d'Egitto

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Egitto, le opposizioni non cedono: via Mubarak poi dialogo con Suleiman

Tra voci di trattative segrete o informali con il regime, il blocco delle opposizioni ha riaffermato ieri sera che non potrà esserci un negoziato con il vice presidente prima delle dimissioni di Mubarak.

(5 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

George Ishaq, uno dei leader dell'opposizione egiziana

George Ishaq, uno dei leader dell'opposizione egiziana - foto di Hossam Hamalawy scattata in Piazza Tahrir al Cairo

Il Cairo, 05 febbraio 2011, Nena News (nella foto di Hossam Hamalawy scattata in Piazza Tahrir al Cairo, George Ishaq, uno dei leader dell'opposizione egiziana) - Il post Mubarak è già iniziato e gli Stati Uniti vorrebbero che a guidarlo ci fosse Omar Suleiman. E’ stato lo stesso presidente Brack Obama a confermare ieri sera che è il vice presidente egiziano l’uomo sul quale Washington punta per stabilizzare e riformare l’Egitto, paese centrale per gli interessi strategici americani in Medio Oriente. Ma il popolo egiziano che ieri al Cairo e in altre città è sceso in strada a centinaia di migliaia, nel «giorno della partenza», per ribadire che la protesta cesserà solo con l’uscita di scena immediata di Mubarak, non vuole soluzioni di compromesso che, di fatto, lascerebbero immutata la struttura del regime.

E se Omar Suleiman è il cavallo sul quale puntano gli Stati Uniti, non mancano altro pretendenti alla poltrona di presidente dell’Egitto. Il premio Nobel per la pace ed ex direttore generale dell'Agenzia atomica internazionale, Mohammed ElBaradei, ha confermato in un'intervista alla CNN di essere pronto a guidare il paese. Lo stesso lascia capire il Segretario generale della Lega Araba, Amr Musa ieri in piazza Tahrir assieme ai manifestanti. Musa a nome del “Comitato dei saggi” ha messo sul tavolo del vicepresidente Suleiman un pacchetto di proposte, tra le quali ci sono meccanismo, in base all'articolo 139 della Costituzione, per il passaggio di poteri dal presidente al suo vice - che di fatto trasformerebbe Mubarak in un presidente pro forma - l'abolizione delle leggi d'emergenza in vigore da 30 anni e lo scioglimento dell’Assemblea del Popolo (la Camera bassa del Parlamento).

Nena News vi propone un intervista realizzata dal quotidiano Il Manifesto che illustra le posizioni dell’opposizione egiziana.

NON TRATTIAMO SE MUBARAK RESTA

George Ishaq, quando nel 2004, con altri attivisti egiziani, diede vita al movimento Kifaya (Basta!), per chiedere democrazia e riforme e mobilitare l'Egitto contro il regime di Mubarak, non immaginava di poter assistere un giorno ad una mobilitazione tanto massiccia del popolo egiziano a favore della democrazia. «È stata una sorpresa anche per chi, come me, lavora nella società e conosce il popolo. È un sogno che si avvera», dice aspirando con forza una sigaretta. Ishaq oggi è uno dei principali esponenti del Comitato Direttivo delle Opposizioni (Cdo), del quale è portavoce Mohammed ElBaradei, e che fa capo al Parlamento-ombra che include un centinaio di avvocati, giudici ed esponenti politici e della società civile. Ieri sera il Cdo ha deciso i passi successivi della rivolta cominciata il 25 gennaio.

D. È stato un altro venerdì di massiccia partecipazione popolare alle proteste contro il regime e Mubarak, non solo al Cairo ma anche in altre città. La rivolta è sempre viva ma il presidente non cede. Il Cdo cosa pensa di fare per uscire da questa situazione di stallo?

R.La nostra posizione è stata ribadita questa sera da tutti i componenti del Cdo. La protesta in Piazza Tahrir non si ferma nonostante le pressioni del regime e le intimidazioni degli apparati di sicurezza. Allo stesso tempo, per dare la possibilità di riprendere fiato ai tanti egiziani che stanno partecipando alle manifestazioni, è stato deciso di sospendere in parte lo sciopero generale e di consentire una ripresa limitata delle attività produttive. Sulla piazza però sarà presente in modo costante un presidio anti-Mubarak volto a dare un segnale chiaro: non ce ne andremo finché il presidente non si farà da parte.

D.La stanchezza gioca contro la rivolta?

R.Non è corretto, diciamo che non si può non prendere atto del fatto che il paese è fermo da quasi due settimane e che la popolazione è stremata, specie i più poveri. La rivoluzione del 25 gennaio va avanti e ogni venerdì avremo raduni di centinaia di migliaia di egiziani in varie città del paese.

D.Il vice presidente Omar Suleiman fa capire che Mubarak sarà al potere solo formalmente e che la guida del paese di fatto passerà nelle mani di altri. È sufficiente per aprire la trattativa governo-opposizioni?

R.No, al contrario queste parole non fanno che aumentare la nostra determinazione. Ci convincono che questo regime non ha ancora preso atto del significato di questa rivolta, non ha ancora assorbito la forte richiesta di cambiamento che arriva dalla nostra gente. La nostra risposta era e rimane la stessa: dialogo solo dopo l'uscita di scena di Mubarak.

D. Si dice però che le trattative tra l'opposizione e il governo di Ahmed Shafiq e il vice presidente Suleiman siano in realtà già avviate da qualche giorno, anche se in modo informale.

R. È falso, non abbiamo dato inizio ad alcuna trattativa segreta. Facciamo tutto alla luce del sole, senza nascondere nulla agli egiziani. La nostra posizione è questa: non potrà esserci alcun dialogo con Suleiman e Shafiq sino a quando Mubarak rimarrà al suo posto. Quando il presidente avrà finalmente lasciato la carica, allora saremo pronti a discutere del futuro dell'Egitto con tutte le parti coinvolte.

D.La rivoluzione del 25 gennaio viene seguita da tutto il mondo e, nelle ultime ore, anche i governi europei, grandi sostenitori appena qualche settimana fa del regime e di Mubarak, cominciano ad avvicinarsi tra contraddizioni e ambiguità, alle ragioni della rivolta egiziana. Avete ricevuto sostegni concreti e, soprattutto, garanzie politiche da parte dell'Ue.

R. No e in tutta sincerità nemmeno li cerchiamo. Noi pensiamo che gli europei, così come gli statunitensi, non debbano parlare a noi ma invece rivolgersi a Mubarak e chiedergli di farsi da parte subito. Devono intimare al regime di rinunciare al quel potere che cerca di conservare ad ogni costo e di lasciare che il popolo egiziano abbracci finalmente la democrazia.

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Nena News

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