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Egitto. Suleiman avverte: ‘compromesso o colpo di stato’. Ma la protesta non si ferma, domani milioni in piazza

(11 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Egitto. Suleiman avverte: ‘compromesso o colpo di stato’. Ma la protesta non si ferma, domani milioni in piazza

foto: www.radiocittaperta.it

10-02-2011/13:31 --- La protesta anti-regime, giunta al 17/o giorno, non accenna a retrocedere nonostante le minacce del vide di Mubarak Suleiman. “Hanno generato notevole inquietudine e preoccupazione le dichiarazioni del vice presidente dell’Egitto che ieri, parlando con alcuni giornalisti locali, ha detto che se il dialogo pilotato con alcuni partiti dell’opposizione non dovesse approdare ad un compromesso soddisfacente allora ci sarebbe il pericolo concreto di un colpo di stato militare” racconta dal centro del Cairo il giornalista Michele Giorgio ai microfoni di Radio Città Aperta. Ha aggiunto Michele Giorgio: “L’uomo forte del Cairo ha poi ridimensionato in parte le sue dichiarazioni però nuove conferme in tal senso sono giunte più tardi dal ministro degli Esteri e questo fa comprendere che il regime minaccia apertamente la piazza e le opposizioni e che potrebbe tentare la carta di un regime militare per prendere le redini del paese se entro le prossime settimane la piazza non smobiliterà come però non sembra per ora intenzionata a fare”. Ricorda il corrispondente in Medio Oriente che l’atteggiamento degli apparati repressivi egiziani non è assolutamente cambiato. Così come avevano già avvertito i centri per i diritti umani nei giorni scorsi - e così come aveva ampiamento spiegato lo stesso Michele Giorgio sulle pagine de Il Manifesto - “oggi è arrivata una nuova conferma del fatto che centinaia di persone sono state arrestate dall’esercito in varie zone del paese ed in molti casi torturate e detenute in centri clandestini, così come avveniva in passato”. Intanto con i morti di ieri durante una manifestazione nell’interno del paese il bilancio delle vittime della repressione è salito ancora: sono finora 302 le persone uccise finora dagli apparati di sicurezza o dalle milizie private del partito di Mubarak, secondo i calcoli aggiornati di Human Rights Watch. E oggi undici intellettuali, tra i quali i componenti del Consiglio dell'unione del Libro, hanno intanto denunciato al procuratore generale l'ex ministro della Cultura Faruk Hosni, affinché vengano accertate le fonti delle sue fortune finanziarie, in relazione alle somme spese per la campagna per la sua candidatura alla direzione generale dell'Unesco.

Intanto c’è molta attesa per la giornata di domani, quando tutte le opposizioni hanno convocato non solo al Cairo ma anche nelle altre grandi città dell’Egitto una giornata della collera con manifestazioni oceaniche che potrebbero vedere la partecipazione anche di due milioni di egiziani. Dopo i massicci scioperi di ieri che per la prima volta hanno visto una massiccia presenza di lavoratori all’interno delle mobilitazioni, anche oggi decine di migliaia di persone continuano a radunarsi sulla piazza Tharir, dove la tendopoli dei manifestanti che mantengono il presidio anche notturno continua ad allargarsi. Oggi sono inoltre in programma numerosi scioperi di categoria e manifestazioni in varie zone del Cairo, a cominciare da quella di circa cinquemila avvocati che, vestiti con le loro toghe nere, hanno marciato verso il palazzo Abdin, sede degli uffici presidenziali. O quella dei medici e degli infermieri. che a loro volta, in camice bianco, sono usciti dall'ospedale Kasr el Aini, nella zona centrale della capitale, per dirigersi verso la già gremita piazza Tharir.
Intanto il partito d'opposizione egiziano Tagammu, ex marxista, ha annunciato oggi il suo ritiro dal cosiddetto 'dialogo nazionale' avviato dal vicepresidente Omar Suleiman, al quale aveva partecipato assieme ad altri gruppi, tra cui la potente organizzazione dei Fratelli Musulmani. ''Dopo aver protestato ripetutamente per il modo in cui procede il dialogo e il modo in cui vengono trattate le nostre proposte...e in ragione delle dichiarazioni inaccettabili degli interlocutori di fronte alla rivolta popolare come 'o il dialogo o il colpo di Stato'...il nostro partito, dopo aver consultato l'ufficio politico, ha deciso di ritirarsi'', afferma in un comunicato il partito di sinistra egiziano.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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