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(24 Febbraio 2011) Enzo Apicella
Libia: rivolta di popolo o guerra per il petrolio?

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Effetto domino: e' il turno di gheddafi?

E' auspicabile l'uscita di scena anche del despota libico al potere da decenni e ormai al servizio dell’Amministrazione americana e del governo Berlusconi nella lotta spietata contro i migranti. Domani sarà il «Giorno della collera» in Libia.

(17 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Effetto domino: e' il turno di gheddafi?

foto: www.nena-news.com

Roma, 16 febbraio 2011, Nena News – E’ venuto il turno del burattino Muammar Gheddafi di affrontare una rivolta popolare? E' auspicabile la rimozione del despota libico al potere da decenni e da tempo coscientemente al servizio delle strategie Usa nel Vicino Oriente e del governo di Silvio Berlusconi nella lotta spietata contro i migranti che provano a raggiungere le coste europee. La polizia libica stamani ha disperso con la forza le persone che la scorsa notte aveva tenuto un raduno un sit-in contro il governo a Bengasi seconda città del paese, 1.000 chilometri a est di Tripoli. I feriti accertati della repressione della polizia sono almeno 38.

Ieri i familiari dei detenuti rimasti uccisi nel 1996 in una sparatoria nella prigione di Abu Slim, a Tripoli, si erano radunati davanti a un commissariato di Bengasi per chiedere la liberazione del loro legale, l'avvocato Fethi Tarbel. Secondo Human Rights Watch, furono almeno 1.200 i prigionieri uccisi dalla polizia. Da anni le famiglie, di cui la maggior parte è originaria di Bengasi, non smettono di chiedere giustizia. Arrestato per motivi ancora non precisati, Tarbel è stato rilasciato su pressione delle famiglie nel corso della giornata. Tuttavia, dopo il rilascio del legale, i familiari sono rimasti sul posto e altre persone si sono unite a loro, spingendo così le forze dell'ordine a disperderli con la forza.

Secondo questi siti, i dimostranti hanno scandito slogan contro il regime, quali «Bengasi svegliati, è il giorno che aspettavi», «il sangue dei martiri non è stato versato invano», o ancora «il popolo vuole metter fine alla corruzione».

Poco dopo centinaia di presunti sostenitori di Gheddafi, pagati e istigati dal regime, hanno manifestato sempre a Bengasi, ma anche a Sirte, Sebha e a Tripoli. Non pochi cittadini arabi in queste ore sperano che, sull’onda delle rivoluzioni avvenute in Tunisia ed Egitto, anche i libici possano cacciare via il loro despota. Tuttavia alcuni esperti ritengono difficile che la protesta popolare che ha investito il Nordafrica e il Medio Oriente possa coinvolgere anche la Libia. Angelo Del Boca, scrittore e maggiore storico del colonialismo italiano, ha spiegato all’agenzia TMNEWS che «la Libia è l'unico Paese del Maghreb con un reddito pro capite alto, quasi europeo. Oltre ad avere stipendi “normali”, la popolazione ha la possibilità di disporre di generi di prima necessità a prezzi calmierati». Secondo Del Boca gli incidenti di Bengasi non hanno legami con l'ondata di proteste che ha colpito la Tunisia, l'Egitto e l'Algeria. «Sono avvenuti in una zona, la Cirenaica – ha aggiunto - dove sono frequenti le sommosse. Qui è forte la tradizione senussita: Idris al-Mahdi al-Senussi era il re della Libia che nel 1969 venne cacciato dalla rivoluzione di Gheddafi. Da allora c'è un risentimento verso il colonnello e verso i repubblicani perché in Cirenaica sono in molti ad essere ancora convinti che la Senussia sia la soluzione migliore per il paese».

Intanto domani è prevista la prima vera manifestazione contro il regime di Gheddafi in quello che viene chiamato dagli organizzatori il «Giorno della collera in tutta la Libia». Anche in questo caso, come in Tunisia e, soprattutto, in Egitto la manifestazione è stata convocata grazie ad internet e ai social network.

Nena News

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