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Libia: morti e feriti nel «giorno della collera»

La polizia apre il fuoco sui dimostranti a Beida. Sarebbero almeno 9 gli uccisi. Oggi, anniversario del massacro davanti al consolato italiano di Bengasi, è prevista la prima manifestazione di massa contro Gheddafi stretto collaboratore della Lega di Bossi nella lotta ai migranti.

(17 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Libia:morti e feriti nel «giorno della collera»

foto: www.nena-news.com

Roma, 17 febbraio 2011, Nena News - Sarebbe di almeno 9 morti, 13 secondo altre fonti, il bilancio parziale degli scontri in corso dalla scorsa notte nella città di Beida, terza città della Libia, nell'est del Paese tra dimostranti antigovernativi e forze di sicurezza. Testimoni, citati dai siti dell'opposizione, riferiscono che sono intervenuti anche degli elicotteri, che avrebbero aperto il fuoco sui manifestanti. Al momento non ci sono conferme ufficiali o indipendenti dell’accaduto.

Giovani dissidenti, sfidando il regime, oggi hanno organizzato attraverso i social network la "Giornata della collera", nell'anniversario della strage di Bengasi del 2006, quando una folla assaltò il consolato italiano dopo le provocazioni anti-islamiche del ministro leghista Calderoli, poi divenuto un estimatore del leader libico Muammar Gheddafi per le politiche repressive attuate da Tripoli nei confronti dei migranti che dalle coste libiche tentato di raggiungere l’Italia. Manifestazioni dell'opposizione dovrebbero tenersi in tutto il paese sulla scia della rivolte popolari in Tunisia ed Egitto. Ieri a Bengasi, si sono già registrati violenti scontri tra manifestanti e forze di sicurezza, che avrebbero provocato due morti e 38 feriti. A Baida la polizia ha eseguito diversi arresti tra i giovani considerati gli organizzatori della protesta.

La situazione è molto fluida, al punto che Gheddafi, oggi potrebbe scendere in piazza in segno di solidarietà con i popoli arabi. Il governo da un lato ha allentato la pressione sui movimenti islamici, disponendo la scarcerazione di 110 membri pentiti di un gruppo jihadista, e dall'altro ha accentuato la repressione dei movimenti laici d'opposizione. Si segnalano arresti come quello dello scrittore Mohammed El Mesmary, noto attivista per i diritti umani, mentre i familiari di un blogger, Jalal Kawafi, hanno denunciato la scomparsa del figlio, prelevato da casa all'alba da agenti in borghese. Kafawi assieme a Mohammad Suhaim, sono tra gli organizzatori del «Giorno della collera» sul web (http://www.facebook.com/home.php?sk=group_191243197569891. «Nella quinta ricorrenza dei fatti di Bengasi del 17 febbraio ci rivolgiamo al popolo libico per manifestare contro corruzione e povertà. Siamo i figli di Omar Mukhtar e siamo nati liberi»). Da diversi giorni inoltre gira in internet un appello di oltre 240 personalità dell'opposizione all'estero e di attivisti per i diritti umani in Libia, tra i quali il nipote dell'ex ministro degli esteri e rappresentante della libia all'Onu, Mansour Kikhia, sequestrato al Cairo nel 1993 e mai più ricomparso.

Ci sono gli strascichi dell'eccidio di Abu Selim, il carcere di Tripoli dove nel giugno 1996 le forze di sicurezza hanno ucciso in tre giorni oltre 1.600 detenuti. Molte famiglie degli uccisi non hanno accettato gli indennizzi monetari offerti dal governo e rivendicano «Verità e Giustizia». Tra i giovani manifestanti di Bengasi lo slogan più gettonato era «Faremo come in Egitto, Gheddafi farai la fine di Mubarak». La protesta è andata in diretta sulla tv araba al Jazeera via videotelefonino. Sono intervenuti immediatamente gli attivisti dei Comitati Rivoluzionari che, armati di bastoni, hanno disperso la protesta. Agenti della polizia politica in borghese, sui loro fuoristrada, hanno inseguito i gruppi di manifestanti in fuga, tentando di investirli a grande velocità.

La situazione libica presenta forti differenze rispetto a quella tunisina ed egiziana. Nel paese, da 42 anni, è vietata ogni forma di organizzazione, se non quella dei Comitati Rivoluzionari, e non c'è nessuna forma di stampa libera. Ma il regime si sicuro gode anche di molti consensi, perché il paese ha enormi risorse petrolifere e una ridotta popolazione. La repressione e la frustrazione sono l'altra faccia della medaglia.

Ieri la tv libica ha trasmesso ieri le immagini di contro-manifestazioni a favore del regime, qualche decina di ragazzini che sventolavano bandiere verdi, gridavano slogan contro al Jazeera.

Nena News

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