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Libia, domani nuova manifestazione anti-gheddafi a tripoli

Ma il colonnello e' pronto a contrastarla e sta facendo affluire in citta' truppe fedeli e mercenari. Il paese intanto e' sempre piu' spaccato in due, con la parte orientale nelle mani degli insorti

(25 Febbraio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Libia, domani nuova manifestazione anti-gheddafi a tripoli

foto: www.nena-news.com

Roma, 24 febbraio 2011, Nena News (la vignetta e' di Vauro) - «La vita nell’Ovest del Paese è normale, il problema è solo ad Est si affannava a ripetere ieri sera Seif al Islam, il figlio del leader libico Muammar Gheddafi, davanti alle telecamere della televisione di stato. «I negozi, i porti, le scuole e gli aeroporti sono tutti aperti», ha aggiunto. Qualche ora prima a Tripoli gli uomini del governo avevano cancellato dalle strade i segni delle manifestazioni e invitato gli ambasciatori a visitare la Piazza Verde. Ma la protesta arriverà di nuovo nella capitale. I manifestanti anti-regime pianificano una nuova dimostrazione per domani nel centro Tripoli. Un messaggio circola nelle rete di telefonia mobile e annuncia una grande manifestazione per domani». Per impedirla Gheddafi sta mobilitano migliaia di mercenari e fedelissimi diretti in queste ore a Tripoli. Il colonnello ha richiamato le forze speciali guidate dai figli, segmenti dell'esercito fedeli e ancora una volta i mercenari africani addestrati in questi anni. La presenza di queste forze è visibile nella capitale. Testimoni riferiscono di dozzine di posti di blocco istituiti sulle strade principali da uomini in borghese, appartenenti alla polizia politica.

Dalla Libia intanto scappano a migliaia, verso la Tunisia, l’Egitto e l’Algeria. Sono cittadini libici e di vari Stati arabi che provano a lasciare un paese spaccato in due, dove si susseguono le notizie che riferisconi di massacri e di un bilancio di morti in continuo aumento. Secondo la Croce Rossa almeno 5.700 persone si sono ammassate nelle ultime ore alla frontiera con la Tunisia, altre 20 mila, riferiscono fonti diverse, avrebbero già passato quella con l'Egitto. La televisione satellitare Al Arabiya, fissa il nuovo totale dei morti a 10mila e a 50 mila i feriti. Un medico francese, che si trovava a Bengasi, ha parlato di 2 mila uccisi soltanto in quella zona. Video apparsi in rete mostrano fosse comuni e corpi dilaniati.

I racconti di chi scappa riferiscono di uccisioni, bombardamenti, stragi compiute dai mercenari al servizio del regime di Muammar Gheddafi ma anche di Bengasi «liberata» in festa e della Libia orientale quasi tutta nelle mani dei rivoltosi. Chi fugge deve superare non pochi posti di blocco, del governo ma anche degli insorti. Tanti i soldati e gli ufficiali che disertano o non rispettano l'ordine di colpire i rivoltosi definiti l'altra sera dal colonnello «cani drogati». Un'emorragia di diserzioni dissangua l'Esercito, considerato appena qualche giorno fa un pilastro del regime. Gheddafi ieri avrebbe dato all'equipaggio di tre imbarcazioni militari l’ordine di dirigersi verso il porto di Bengasi e di attaccarlo ma i militari si sono rifiutati di eseguirlo. Due piloti militari avrebbero preferito lanciarsi con il paracadute e far precipitare il loro aereo piuttosto che bombardare i dimostranti anti-regime. Tanti soldati starebbero abbandonando le armi per unirsi agli insorti che controllano tutta la zona costiera che va dalla frontiera egiziana fino ad Adjabiya, passando per Tobruk e Bengasi, Misurata, Zawia, Zentan e altre città. Da Baida, teatro di alcuni degli scontri più violenti, invece giungono notizie di miliziani fedeli a Gheddafi sommariamente giustiziati dagli oppositori del regime.

Del colonnello si sa poco. Martedì sera ha parlato per ore incitando a colpire con violenza gli oppositori. Ieri è rimasto in silenzio, rinchiuso nella sua caserma. Si dice che abbia sotto controllo solo qualche migliaia di milizie e le brigate dei figli, scarse di uomini ma dotate di armi molto sofisticate. Ci sono anche i mercenari che farebbero la loro apparizione nelle strade di Tripoli dopo le cinque del pomeriggio seminando il terrore. Restano nel frattempo contrastanti le versioni sui bombardamenti aerei ordinati nei giorni scorsi da Gheddafi contro i manifestanti e contro la stessa capitale. Molte testimonianze li confermano, altre no. «Non posso confermare che ci siano stati bombardamenti o azioni di questo genere a Tripoli», ha detto l'ambasciatore italiano, Vincenzo Schioppa.

Tentano di lasciare il paese anche i parenti del leader libico. Ieri si è saputo che c'era anche Aisha Gheddafi, figlia del colonnello, tra le 14 persone su un Atr42 libico cui è stato impedito di atterrare a Malta. La donna ha poi smentito di essere salita su quell’aereo. In Libano poco prima era stata negata l'autorizzazione all'atterraggio di un aereo privato, su cui si trovava la moglie di origine libanese del quintogenito di Gheddafi, Hannibal, e altri suoi familiari. È mistero sulla sorte dei figli del leader libico meno coinvolti in politica. E non si sa molto anche di quelli più in vista, Saad e Saif al-Islam. Il primo la scorsa settimana aveva tentato di presentarsi come «governatore» a Bengasi, ritrovandosi però assediato in albergo dai rivoltosi. Ora non si sa che fine abbia fatto. Saif invece è accanto al padre, pronto, si dice, a favorire l'apertura di un dialogo con le opposizioni per la costruzione di una Libia che si annuncia molto diversa da quella attuale. E il regime si affanna a spiegarlo con tinte scure ai governi europei, quello italiano in testa, “responsabili” di aver abbandonato il colonnello, dopo averlo corteggiato e finanziato per garantirsi lo sfruttamento delle immense risorse energetiche libiche e il blocco dei flussi migratori. Al Qaeda ha instaurato un emirato islamico a Derna, nell'est della Libia, avvertiva ieri il vice ministro degli esteri, Khaled Kaim, durante una riunione con gli ambasciatori dell'Ue.

Nena News

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