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Yemen: oggi a sana’a i funerali dei manifestanti uccisi venerdi

Giornata di lutto nella capitale, dove si piangono gli oltre 50 manifestanti anti-regime uccisi due giorni fa. Leader religiosi del paese esortano le forze dell’esercito a non reprimere le proteste, mentre continuano le dimissioni di alcuni ministri.

(20 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Yemen: oggi a sana’a i funerali dei manifestanti uccisi venerdi

foto: www.nena-news.com

Sana'a, 20 Marzo 2011, Nena News -Si svolgono oggi nella capitale yemenita i funerali degli oltre 50 manifestanti uccisi venerdì dai «cecchini» appostati sui tetti. Un bagno di sangue, che ha provocato anche oltre 100 feriti, nella giornata del «Venerdì dell’avvertimento», convocata dall’opposizione che chiede la fine del regime del presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da 32 anni con il beneplacito degli Stati Uniti.

Il regime yemenita fa di tutto per mostrarsi estraneo alla strage. Ma a sparare sulla folla sono stati proprio i sostenitori del governo appostati sui tetti delle abitazioni che si affacciano sulla piazza dell'Università, la piazza Ad’dari, divenuta il simbolo delle proteste, dove hanno avuto inizio molte della manifestazioni antigovernative; la polizia poi ha usato gas lacrimogeni e - secondo alcune fonti – anche le armi da fuoco per disperdere i manifestanti. Le forze di polizia hanno sparato sulle proteste anche ieri nel sud del paese, nella città portuale di Aden, dove però non sono riuscite a smantellare le barricate e gli assembramenti di piazza che vanno avanti da oltre due settimane.

Il despota Saleh, che si aggrappa al potere, ha assicurato che la polizia non ha sparato, e ipocritamente ha dichiarato prima lo stato d’emergenza e poi per oggi una giornata di “lutto nazionale” definendo i morti «martiri della democrazia».

Oggi i leader del clan tribale che riveste un ruolo centrale in Yemen, gli Hashed, riunitisi ieri sera (della stessa tribù fa parte anche lo stesso Saleh), hanno esortato il presidente a ritirarsi in seguito alle sanguinose repressioni, riferisce Al- Jazeera. Una richiesta che arriva direttamente dal leader degli Hashed, lo Sceicco Sadiq al-Ahmar e da altri capi religiosi. Sempre da parte di leader e figure religiose arriva l’appello all’esercito yemenita a disobbedire agli ordini del despota e a non uccidere né reprimere nel sangue i manifestanti. Gli stessi leader hanno fatto appello anche alle truppe della Guadia Repubblicana di Saleh a lasciare la capitale Sanaa.

Proseguono intanto le dimissioni dei ministri, in protesta all’uccisione dei manifestanti: dopo il Ministro del Turismo Nabil Al-Faqih e al Ministro degli Affari religiosi, si è dimesso domenica anche il Ministro per i Diritti Umani Huda al-Baan e il sottosegretario allo steso Ministero Ali Taysir.

Il bagno di sangue di venerdì ha suscitato le critiche e le condanne da parte di Stati Uniti ed Unione Europea, critiche che però non si sono trasformate in nessun segnale che avvii atti concreti per mettere fine allo spargimento di sangue.

Nena News

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