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Yemen:vertici esercito con i manifestanti

Il Presidente Saleh scioglie il gabinetto; ma proseguono le dimissioni di ministri e ambasciatori in protesta al bagno di sangue avvenuto venerdì. Tra le defezioni di lunedì, anche ufficiali e generali dell'esercito ora dalla parte delle proteste.

(22 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Yemen:vertici esercito con i manifestanti

foto: www.nena-news.com

Sana'a, 21 Marzo 2011, Nena News - Sono stati tre generali dell'esercito, tutti e tre appartenenti al clan tribale Hashid (lo stesso del presidente Saleh) i primi a dichiarare il sostegno alle manifestazioni anti-governative. Seguiti da Ali Mohsen Al-Ahmar, altra figura chiave delle forze armate yemenite, stretto confidente di Saleh per gran parte del periodo che il presidente é stato al potere. Nonostante infatti domenica il presidente yemenita abbia dismesso domenica l'intero gabinetto, a cui ha chiesto di rimanere fino alla formazione di uno nuovo, aumentano le defezioni all'interno delle forze armate ma anche degli ambasciatori: dopo l'ambasciatore alle Nazioni Unite, Abdallah Al Said, si sono dimessi in ordine gli ambasciatori presso Libano, Siria, Giordania, Kuwait, Egitto e Cina.

Dimissioni ch seguono quelle di alcuni ministri, in protesta all’uccisione dei manifestanti: dopo il Ministro del Turismo Nabil Al-Faqih e al Ministro degli Affari religiosi, si è dimesso domenica anche il Ministro per i Diritti Umani Huda al-Baan e il sottosegretario allo steso Ministero Ali Taysir.

Si sono svolti domenica nella capitale yemenita i funerali degli oltre 50 manifestanti uccisi venerdì dai «cecchini» appostati sui tetti. Un bagno di sangue, che ha provocato anche oltre 100 feriti, nella giornata del «Venerdì dell’avvertimento», convocata dall’opposizione che chiede la fine del regime del presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da 32 anni con il beneplacito degli Stati Uniti.

Il regime yemenita fa di tutto per mostrarsi estraneo alla strage. Ma a sparare sulla folla sono stati proprio i sostenitori del governo appostati sui tetti delle abitazioni che si affacciano sulla piazza dell'Università, la piazza Ad’dari, divenuta il simbolo delle proteste, dove hanno avuto inizio molte della manifestazioni antigovernative; la polizia poi ha usato gas lacrimogeni e - secondo alcune fonti – anche le armi da fuoco per disperdere i manifestanti. Le forze di polizia hanno sparato sulle proteste anche sabato nel sud del paese, nella città portuale di Aden, dove però non sono riuscite a smantellare le barricate e gli assembramenti di piazza che vanno avanti da oltre due settimane.

E sempre domenica i leader del clan tribale che riveste un ruolo centrale in Yemen, gli Hashed, riunitisi in serata (della stessa tribù fa parte anche lo stesso Saleh), hanno esortato il presidente a ritirarsi in seguito alle sanguinose repressioni, riferisce Al- Jazeera. Una richiesta che arriva direttamente dal leader degli Hashed, lo Sceicco Sadiq al-Ahmar e da altri capi religiosi. Sempre da parte di leader e figure religiose arriva l’appello all’esercito yemenita a disobbedire agli ordini del despota e a non uccidere né reprimere nel sangue i manifestanti. Gli stessi leader hanno fatto appello anche alle truppe della Guadia Repubblicana di Saleh a lasciare la capitale Sanaa.

Nena News

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