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Siria: la seconda volta di bashar

Stamattina i funerali ad Homs delle vittime delle proteste di ieri. A due giorni dalla seconda apparizione pubblica di Assad.

(19 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Siria: la seconda volta di bashar

foto: www.nena-news.com

DI MARTINA IANNIZZOTTO

Damasco, 18 Aprile 2011, Nena News - Sono trascorse poco piu’ di due settimane dal primo, attesissimo, discorso del presidente dopo l’inizio delle proteste in Siria un mese fa, due settimane che sono state dense di proteste e sangue.

Sabato, il secondo discorso di Bashar Assad, indirizzato al nuovo governo, trasmesso sul canale nazionale, e’ stato diverso nei toni e nei contenuti dal primo, che ha accusato la Siria di essere al centro di un complotto internazionale e non ha concesso impegni concreti sulle riforme, scontentando larga parte della popolazione.

Stavolta il presidente non motteggia, si mostra cosciente della serieta’ della situazione e dei problemi del paese, dopo gli incontri con numerose personalita’ religiose e capi locali, tra cui una delegazione da Daraa, nei giorni scorsi. Detta ai membri del nuovo governo, che prendono diligentemente appunti, le priorita’ da seguire. Menziona una sola volta la cospirazione internazionale contro la Siria per sottolineare l’importanza di affrontare le domande interne dei cittadini. Afferma che esiste un “pericoloso divario tra istituzioni e cittadini” che va sanato tramite un “dialogo interno”. Parla nuovamente di riforme: la piu’ attesa, la cancellazione della legge d’emergenza (in vigore da 48 anni) “sara’ adottata entro uno settimana”. Elenca le altre riforme: la legge sul multipartitismo e sulla liberta’ di stampa su cui rimane, nuovamente, vago.

Parla di necessita’ di regolamentare le manifestazioni, fenomeno nuovo per le forze dell’ordine a cui “devono essere formati”, aggiungendo che dopo la legge ogni contestazione sara’ considerata sabotaggio. Si concentra sull’economia, problema fondamentale, sulla necessita’ di creare lavoro per i giovani, sui bisogni dell’agricoltura, colpita da quattro anni di pesante siccita’ che ha causato migrazioni interne, a cui non e’ stata prestata sufficiente attenzione. Esorta nuovamente a combattere la corruzione endemica nelle istituzioni del paese e che estranea i cittadini, a partire dai comportamenti dei ministri stessi, per cui “chi ricopre incarichi di governo dovra’ essere trasparente sui propri patrimoni”. L’altro suggerimento ai ministri e’ di essere “umili, di porsi in uno spirito di servizio”. Bashar riconosce e concede allo spirito delle proteste quando parla di dignita’, karama, ferita non solo dall’assenza di lavoro ma anche dal dover pagare una “mancia” per ottenere un certificato e concede il riconoscimento di martiri per le vittime “militari e civili” delle violenze di queste settimane.

In citta’, e sull’apposito gruppo twitter #basharspeech, i commenti si dividono tra chi sostiene che con questo nuovo discorso Bashar si e’ “riscattato” rispondendo alle principali richieste dei manifestanti ed chi invece afferma che non ci sono novita’ significative.

“In Siria nessuno aveva mai parlato prima del diritto a manifestare, dopo questo discorso l’impeto delle manifestazioni diminuira’ del 50%” dice Bassem, insegnate d’inglese cinquantenne che pure non e’ un supporter del presidente “Adesso dobbiamo dare una chance alle riforme”.

“Se avesse fatto questo discorso la prima volta, si sarebbero risparmiate molte vite” afferma Walid, trentenne disoccupato “ha dimostrato di aver capito la lezione, ma non credo che sia abbastanza. Io credo che sia necessario un cambiamento. Un mese fa pensavo che il cambiamento fosse possibile con Bashar presidente, ma ora comincio a credere che sia necessario un cambiamento totale, del regime, che si mostra incapace di riformare se stesso. Sara’ lento, ci vorra’ del tempo, ma ci arriveremo.”

“Una riedizione migliorata del famoso discorso sulle riforme del 2005. Non ha mai pronunciato le parole: opposizione, elezioni, liberazione dei prigionieri d’opinione” scrive Wissam Tarif, attivista per i diritti umani, su twitter.

Ieri, giorno di festa per l’indipendenza nazionale, si sono tenute manifestazioni a Daraa, Homs, Latakia, Suweida, Banyas, Aleppo, Duma e Harasta (sobborghi di Damasco), e si sono riportate vittime. A Suweida, cittadina nel sud-est a maggioranza drusa, circa trecento dimostranti sono stati dispersi da gruppi di sostenitori di Assad armati di manganelli. A Homs, durante i funerali di un martire, secondo agenzie almeno 4 persone sarebbero rimaste uccise da gruppi armati che sparano dai tetti. Le organizzazioni in difesa dei diritti umani parlano di 14 vittime e 50 feriti. L’agenzia di stampa ufficiale SANA l’uccisione di un poliziotto ed il ferimento di undici da parte di gruppi armati a Talbiseh, cittadina vicino Homs ed il sequestro da parte delle autorita’ di un carico di armi dall’Iraq. Colpi di armi da fuoco sono stati riportati anche a Latakia. Secondo il corrispondente di Aljazeera Cal Perry, “la situazione e’ estremamente caotica”, non si conosce l’identita’ delle vittime e di chi uccide. Organizzazioni dei diritti umani denunciano che i corpi delle vittime vengono sequestrati dalle forze dell’ordine che li rilasciano alle famiglie dietro la garanzia del silenzio.

Nena News

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