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Israelian intelligence

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(18 Novembre 2011) Enzo Apicella
Mentre si annuncia la costruzione di 5mila nuove case in Cisgiordania i servizi israeliani denunciano il "pericolo iraniano"

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Accordo commerciale UE-ANP. L'ipocrisia non ha fine

(25 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Accordo commerciale UE-ANP. L'ipocrisia non ha fine

foto: www.caunapoli.org

Il 13 aprile 2011 il commissario europeo agli Affari Esteri, Catherine Ashton, in occasione di un incontro con i soggetti impegnati in donazioni dirette ai “Territori Palestinesi Occupati”, ha annunciato un accordo commerciale tra l’UE e l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP). L’accordo prevede che i prodotti agricoli e della pesca provenienti da Cisgiordania e Striscia di Gaza arriveranno in Europa senza alcuna imposta. La misura è pensata, secondo quanto affermato da funzionari dell’UE, per aiutare il processo di costruzione di uno stato palestinese che possa vivere accanto ad Israele in pace e sicurezza.

Un passo in avanti, dirà qualcuno.

E invece no, rispondiamo noi. No, perché è l’ennesima dimostrazione dell’ipocrisia dell’Unione Europea. Da un lato continua a sforzarsi di apparire quale soggetto equilibrato, capace di capire e sostenere le ragioni del popolo palestinese, dall’altro si limita a mere enunciazioni (a dir la verità sempre più rare) o a gesti appariscenti quanto inutili.

Forse l’UE non si è accorta che lo strangolamento dell’economia palestinese non deriva dai dazi europei ma dall’occupazione israeliana? Non si è forse accorta che lo stato sionista continua a mantenere uno stato d’assedio contro la Striscia di Gaza, che colpisce quotidianamente la sua popolazione? Che l’unico varco aperto in maniera permanente è quello di Kerem Shalom, con una capacità di soli 250 camion al giorno? Non sa che esistono 516 chekpoint in Cisgiordania? Che le illegali colonie israeliane impediscono qualsiasi continuità territoriale delle città palestinesi? E si è forse dimenticata del “Muro dell’apartheid” che blocca o rende quanto meno arduo l’accesso a numerosi villaggi e campi coltivati?

Se l’Unione Europea volesse davvero fare qualcosa potrebbe far venir meno l’appoggio che continua inopinatamente ad offrire a Tel Aviv; potrebbe esercitare pressioni ed isolare lo stato sionista che continua tranquillamente in un’occupazione che dura ormai da più di sessant’anni. Ma sappiamo già che non lo farà. Le nostre sono parole al vento. L’unica reale soluzione può venire dalla mobilitazione internazionale a favore del popolo palestinese. È questa la strada che abbiamo intrapreso e che continueremo a seguire…

Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli

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