">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

Il soldato Manning

Il soldato Manning

(4 Marzo 2011) Enzo Apicella
Rischia la pena capitale il soldato statunitense accusato di aver rubato centinaia di migliaia di informazioni segrete e di averle passate a Wikileaks

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

La giustizia del canguro

(8 Maggio 2011)

Lunedì è toccato a bin Laden in Pakistan - ammesso che fosse lui visto che per «ragioni di sicurezza nazionale» il presidente Obama non ci ha fatto vedere le foto e il cadavere è stato immediatamente gettato ai pesci - la cui eliminazione spiccia per mano di una squadra di rambo ricevuti poi alla Casa bianca e decorati come eroi, è stata motivata de Eric Holder, il ministro della giustizia, come un «atto legittimo di autodifesa nazionale». Giovedì la signora Hillary Clinton, a Roma per fare il punto sulla crisi libica, in una intervista ha detto che Gheddafi e familiari sono bersagli legittimi dei missili umanitari (magari italiani), anche se «questo non è l'obiettivo della missione». Ieri è arrivata la notizia, pubblicata dal Wall Street Journal e non smentita dal Pentagono, che giovedì un drone americano - uno di quegli aerei bombardieri senza equipaggio che in Afghanistan e Pakistan fanno quotidiane stragi forse di militanti taleban e certo di civili intenti a celebrare nozze e banchetti - ha sparato un missile su un auto che viaggiava in una provincia dello Yemen nella speranza di beccare Anwar al Awlaki. Costui è un imam radicale yemenita, fra l'altro nato negli Usa, considerato il leader di al Qaeda nella penisola arabica e uno dei candidati a prendere il posto lasciato vacante da bin Laden. Al Awlaki non era sull'auto e il missile ha colpito e ucciso altri due, due fratelli.



Ma va bene lo stesso, per ora, perché anche loro erano probabilmente di al Qaeda. Per lui ci saranno altre occasioni, droni o squadre speciali visto che la Cia ha ricevuto l'ordine, in aprile, di prenderlo «vivo o morto».
In questi giorni si è scritto molto sulla «legittimità» di assassinare degli assassini. Durante i mandati di Bush e Cheney, il problema non si poneva. Loro rivendicavano il «diritto» naturale o acquisito dell'America di fare tutte le guerre che ritenessero necessarie, di sequestrare e torturare gente, di aprire campi di concentramento - chiamiamoli pure lager - come quello di Guantanamo. Per la guerra asimmetrica «al terrorismo» tutto andava bene, anche quella sorta di «Kangaroo Justice» che in genere viene attribuita a ben altri «stati canaglia» e barbarici satrapi, mai però al paese che conta fra i padri della patria gente come Abraham Lincoln e Thomas Jefferson.


Storicamente parlando, il termine Kangaroo Justice, la giustizia dei giudici-canguro (citata anche in qualche sentenza della Corte suprema Usa), data agli inizi dell'800 e si riferisce alla pratica dei giudici itineranti che «saltavano» da un posto all'altro lungo «la frontiera» degli Stati uniti ed erano pagati sulla base del numero dei processi che facevano e dei condannati che impiccavano. Quindi una giustizia buona per il Far West di inizio '800. Ma buona anche, sembra, per il Far West globale di oggi. Per i banditi globali tipo bin Laden e Gheddafi (ma non per Assad, strano, non sarà perché la Siria è un po' più «strategica» della Libia?), per gli sceriffi globali tipo Bush e, peccato, anche il simpatico Obama. E' il vecchio e sempre attuale modello biblico dell'occhio per occhio, il modello della vendetta e della rappresaglia, il modello delle esecuzioni extra-giudiziali e degli «assassinii mirati» reso popolare dagli israeliani.


Giustizia, diritti umani, diritti di cittadinanza, dittatura e democrazia sono concetti molto, molto relativi, volatili, a geometria variabile. Non solo per gli Stati uniti e quello che schematicamente si definisce l'Occidente, fari di civiltà giuridica e politica, ma anche per organismi «umanitari» tipo Onu e Corte penale internazionale. Che, guarda caso, a parte qualche ex-jugoslavo, finora si è occupata solo di malfattori «neri» e non ha trovato nessun «bianco» meritevole di processo e condanna. La giustizia del canguro.

Maurizio Matteuzzi - Il Manifesto

3361