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Pubblico impiego. part-time: allarme rosso!

(9 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in confederazione.usb.it

Pubblico impiego. part-time: allarme rosso!

foto: confederazione.usb.it

Nazionale – lunedì, 09 maggio 2011 Sulla base delle indicazioni contenute nell’art.16 della legge 183 del 4 dicembre 2010, cosiddetto collegato al lavoro, le Amministrazioni pubbliche stanno mettendo le mani sul part-time.

Interpretando in maniera arbitraria e restrittiva le disposizioni normative emanate dal Governo, stanno sferrando un ulteriore duro attacco alle condizioni di vita dei lavoratori in generale e nel caso specifico, delle lavoratrici della P.A.

Sono infatti le donne le maggiori fruitici del part-time, circa l’ 85% del totale.

Quasi del tutto inutile chiederci il perché. L’assenza dei servizi sociali, la necessità di farsi carico della cura dei minori, degli anziani o dei portatori di handicap, comporta necessariamente per una parte rilevante di lavoratrici la necessità di fruire di un orario che consenta di conciliare il lavoro con le esigenze familiari, anche se questo comporta l’inevitabile perdita di salario, particolarmente pesante in un momento di crisi come quello attuale.

Il collegato al lavoro, restringendo ulteriormente le previsioni introdotte da Brunetta, prevede che le Amministrazioni pubbliche entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, nel rispetto dei principi di correttezza e buona fede, possano sottoporre a nuova valutazione i part-time adottati prima del giugno 2008, data di entrata in vigore del decreto 112/2008 poi convertito nella legge 133/2008.

In molte Amministrazioni tali disposizioni vengono interpretate, come abbiamo già detto, in maniera del tutto arbitraria e restrittiva, attraverso la revoca di tutti i part-time in essere, senza alcuna considerazione in merito a quei principi di correttezza e buona fede richiamati dalla norma. Il può si è trasformato in deve ed i solerti amministratori pubblici non hanno perso occasione per manifestare in questo modo ancora una volta, il loro intento punitivo.

Le donne, o si adeguano ad un modello ideale di riferimento che non tiene però conto della realtà sociale in cui viviamo, o devono tornare a casa.

Riteniamo che tale atteggiamento, che per il momento sta interessando soprattutto le Amministrazioni della Sanità, dell’Agenzia delle Entrate, dei Monopoli di Stato e del Ministero della Giustizia, ma che è destinato ad estendersi a macchia d’olio man mano che si avvicina il termine entro il quale le Amministrazioni possono rivalutare i provvedimenti in essere, vada contrastato con forza e determinazione a tutela dei diritti acquisiti e futuri.

Abbiamo per questo interessato il Ministero delle Pari Opportunità, già intervenuto, su nostra richiesta, sul fenomeno che in prima battuta ha investito il Ministero della Giustizia.

Giovedì 12 maggio è previsto l’incontro da noi richiesto. In quella sede rappresenteremo la necessità di un ripensamento complessivo sulla materia, pena l’annullamento proprio di quelle pari opportunità tanto sbandierate ma poco praticate.

Valuteremo al termine dell’incontro quale sarà la reale disponibilità alla soluzione del problema e le eventuali iniziative da prendere a tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.

USB Pubblico Impiego

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