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Social networks, non sempre dalla parte degli attivisti

Descritti come strumenti fondamentali per mobilitare gli attivisti, Facebook e Twitter vengono usati dai servizi di intelligence di Israele (e non solo) proprio per tenere sotto osservazione le iniziative e i movimenti di coloro che sostengono i diritti dei palestinesi.

(15 Luglio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Social networks, non sempre dalla parte degli attivisti

foto: www.nena-news.com

NOTA DI STEFANIA LIMITI

Roma, 15 luglio 2011, Nena News - Mentre la diplomazia israeliana sta facendo il giro del mondo in vista della sessione dell’Onu di settembre, chiamata a discutere il riconoscimento di uno stato palestinese (incontrando proprio tutti, esponenti importanti e non, e trovando largo consenso, in particolare, nei paesi balcanici), l’intelligence di Tel Aviv si è adoperata nelle scorse settimane per controllare e bloccare il flusso verso i Territori occupati di centinaia di attivisti pro-palestinesi. Lo strumento che ha dato più frutti è stato Facebook.

Secondo quanto ha reso noto il portavoce del ministro degli Esteri, Yigal Palmor, proprio dal più noto dei social network, è stata estrapolata una blacklist con più di 300 nomi di attivisti europei impegnati in azioni non-violente nei confronti dei crimini israeliani. Secondo quanto si apprende, l’intelligence israeliana avrebbe poi segnalato le liste alle compagnie aeree, chiedendo di non consentirgli di usare i loro voli, perchè non sarebbero comunque stati autorizzati ad entrare nel paese.

Che Facebook sia oggetto dell’attenzione dell’intelligence di Israele è noto. Lo scorso marzo è stato chiesto ed ottenuto l'oscuramento di una pagina che inneggiava a una nuova Intifada Palestinese: in prima fila in questa battaglia censoria l’Anti-Defamation League e il ministro dell'Informazione israeliano, Yuli Edelstein (Likud). La pagina - alla quale avevano aderito circa 350.000 internauti - era stata costituita da un gruppo denominato ‘Palestinian Intifada' per sollecitare fra l'altro i palestinesi a unirsi ai venti di rivolta del mondo arabo e a dar vita il 15 maggio, giorno della Nakba, dopo la preghiera islamica del venerdì, a proteste nei Territori contro l'occupazione israeliana. News News

Nena News

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