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Yemen: opposizione forma consiglio per gestire transizione

“Ci vediamo presto”, ha dichiarato da Riyadh il presidente Saleh, annunciando un imminente ritorno. A due giorni dal suo intervento televisivo, gruppi dell’opposizione hanno dato vita mercoledì ad un “consiglio nazionale” affinché il presidente si dimetta il prima possibile.

(19 Agosto 2011)

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Roma, 18 Agosto 2011 - Nena News - Si è formato ieri in Yemen un “Consiglio Nazionale” per aumentare la pressione sul presidente Ali Abdullah Saleh, che, ricoverato in Arabia Saudita nelle ultime 10 settimane, in convalescenza per le ferite riportate in seguito ad un attacco dinamitardo al suo palazzo lo scorso 3 giugno, rifiuta di dimettersi. Si tratta di “un consiglio nazionale per le forze di una rivoluzione pacifica”, composto da 143 membri scelti tra circa 800 rappresentanti e delegati delle diverse forze dell’opposizione, riunitesi in un’aula dell’università di Sanaa. Tra i nominati verranno poi scelti 20 nomi che andranno a costituire un comitato esecutivo.

Nel “consiglio” figurano i gruppi del “Common Forum”, che include il partito islamico Al-Islah, ma anche i giovani che hanno preso parte alle proteste di piazza contro il presidente Saleh, a partire dal mese di gennaio. In aggiunta, vi sono anche rappresentanti della società civile, membri del movimento secessionista del Sud, attivisti indipendenti e ribelli sciiti del Nord (Houthi).

“I 143 membri del consiglio rappresenteranno il popolo. E’ un consiglio rivoluzionario il cui scopo è porre fine al governo della famiglia di Saleh e di questo regime", ha detto Bassindwa, figura di spicco dell’opposizione.

Due giorni prima il presidente yemenita è apparso in televisione annunciando che presto ritornerà nel paese dall'Arabia Saudita: nonostante gli avvertimenti arrivati da Stati Uniti e Arabia Saudita, il presidente yemenita ha concluso il suo intervento trasmesso dalla Tv di stato saudita con un “ci vediamo presto a Sanaa”, solo una settimana dopo l’uscita dall’ospedale, dove- secondo indiscrezioni – sarebbe stato curato per ustioni riportate sul 40% dell’epidermide del suo corpo. Saleh ha dichiarato di voler trasferire i poteri al vice-presidente nel caso in cui l’opposizione metta fine alle proteste di strada; ma ha anche usato parole dure contro l’opposizione, accusata di aver fatto propri gli slogan dei giovani scesi in piazza nei tanti mesi di contestazioni.

La nascita del Consiglio segna di fatto la morte della proposta lanciata dai Paesi del Golfo, che premono per un'uscita di scena 'morbida' del presidente Saleh: una iniziativa che lo stesso Saleh continua a valutare positivamente per mettere fine alla crisi politica che attanaglia il paese da mesi. Secondo la proposta lanciata dal Consiglio di Cooperazione del Golfo, Saleh dovrebbe rassegnare le sue dimissioni 30 giorni dopo aver trasferito i poteri al vice-presidente, ottenendo in cambio immunità. Seguirebbero due mesi dopo le elezioni presidenziali.

Non si fermano intanto gli scontri armati tra i clan tribali e la Guardia repubblicana: secondo fonti locali, sarebbero almeno 20 le vittime tra diverse comunità tribali (tribù di Bakil, la più ampia confederazione di clan tribali minori) della zona di Arhab e altre 4 a Jaar, nella provincia meridionale di Abyane. Gli scontri sono ripresi in seguito all’istallazione di un posto di blocco nell’area di Arhab, da parte della Guardia Repubblicana, guidata da Ahmed, fratello di Saleh. Nena News

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