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Da gramsci una speranza per la tunisia?

Colloquio con l’intellettuale e scrittore Gilbert Nacache, autore di Cristal, sul futuro di un paese a cavallo tra passato e rivoluzione.

(22 Agosto 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Da gramsci una speranza per la tunisia?

foto: www.nena-news.com

LORENZO GIROFFI

Tunisi, 22 agosto 2011, Nena News - Le coscienze hanno tempi diversi, si sincronizzano con difficile empatia in ogni tipo di società. In quella tunisina il sogno di cambiamento del popolo si deve scontrare con la resistenza della burocrazia, ancora figlia del vecchio regime. Le registrazioni per le future elezioni hanno mantenuto un profilo basso: su dieci milioni di cittadini, tre milioni e settecento hanno presentato la propria richiesta. Per molti, che nei mesi di dicembre e di gennaio sono stati attivi nella lotta, ora è giunta l’attesa e la consapevolezza di dover costituire una propria coscienza politica, sterilizzata dal monopolio del regime. Tanti rispettano il diritto acquisito del voto, ma pochi si sentono pronti ad essere parte attiva della vita politica. C’è chi crede di dover apprendere, aspettare, crearsi una propria ideologia prima di registrarsi nelle liste elettorali ed usufruire della scelta. Altri ancora invece ripudiano la politica perché schiava di partiti lontani dai desideri di cambiamento, perché sul finire del regime erano pronti a creare un governo tecnico con Ben Ali, perché pensavano di non bandire quello ch’era stato il partito unico (RCD), perché forse considerano ancora il rapporto Stato-popolo come verticale. Le piazze s’infiammano ancora se l’ex ministro dei trasporti, Abderderrahim Zouari, viene rilasciato, se il sindacato UGTTT è poco chiaro sulla propria riorganizzazione, se i processi ai vecchi funzionari non possono esser celebrati perché i dossier vengono occultati da un’omertà inquietante.

Tra metafore, ricordi e sogni faticosi, lo scrittore Gilbert Nacache, l’autore di Cristal, prova a chiarirci questo squilibrio numerico tra il clamore della piazza e la pochezza del prossimo elettorato.

“La gente ha frainteso. All’inizio in pochi hanno creduto nella prossima Assemblea Costituente. Non si sono registrati perché hanno pensato di dover fare i conti con un sistema partitico che non ha nulla a che fare con i valori della rivoluzione. I risultati della piazza non saranno pronti a schierarsi pro o contro un’ideologia, ma a scrivere un nuovo modo, anche ingenuo, di disegnare la democrazia, senza la limitazione dei partiti. Negli ultimi giorni il numero delle registrazioni è aumentato perché si è iniziato a comprendere che alle prossime elezioni si potranno votare anche candidati che sono in liste indipendenti, lontani dalle logiche di partito”.

Gilbert ha vissuto la bruttura della prigionia politica. Tuttavia la vivacità del pensiero non permette alla sua autocommiserazione di trovare spazio, non fa alcun accenno alla sua esperienza in carcere, alla censura od alle torture del passato, c’è solo la voglia di lucidare per bene le speranze per il futuro. Non ha paura dei partiti islamici, crede che quel modello sia già vecchio, nato dalla necessità di rassicurazione e dalla sostituzione dell’abbattuto modello comunista. Anche il marxismo non può esser altro che un riferimento da osservare da lontano, dato che anch’esso utilizza maschere proprie dell’ideologia, privilegiando la tutela di alcune classi sociali. Invece questa rivoluzione è chiaramente lontana da ideologie imposte da qualche classe, è pregna di principi da controllare e non smaniosi di potere. Per questo i partiti sono sempre in ritardo, perché credono di poter imprigionare questa rivoluzione in qualche ideologia o ragion di Stato.

“Dégage (andate via)! Questa è una parola sacra nella lingua tunisina. È stata il motto della rivoluzione dei gelsomini. Dovrebbero impararla anche i libici ed i siriani. I tunisini saranno pronti a ripeterla se, dopo l’Assemblea Costituente, la nuova Costituzione presentasse qualche avversità al bene del popolo”. Gilbert con il forum per la nuova costituzione “notre costitution”, movimento di liberi cittadini pronti ad insegnare la democrazia partecipativa, sta girando la Tunisia, per incontrare gente dei piccoli e grandi centri: insegnare la democrazia e far capire cha la si può custodire solo dentro sé, senz’affidarla a nessuno, come appreso dagli scritti di Gramsci.

“ In questi dibattiti si presentano giovani che non hanno alcuna confidenza con la sfera politica e pensano di non poter essere in grado, perché privi di conoscenze giuridiche-economiche. Tuttavia quando facciamo visionare la Costituzione e le nostre proposte su di essa, s’accendono lunghi dibattiti, nei quali chiunque s’inserisce e non importa cosa si dice, conta solo il momento in cui si è liberi di utilizzare la propria parola, perché la costituzione non è un fatto giuridico, ma propriamente politico. Questa rivoluzione ha reso possibile agl’uomini di riprendersi la dignità”.

Nel debellare il regime, spiega Gilbert, non c’è stata alcuna voglia di sostituzione. Il popolo al suo capo non aveva nessuno, c’era e c’è solo la salvaguardia della dignità. Le metafore dello scrittore continuano e la democrazia diviene un porto d’arrivo per una nave che non importa da chi sarà guidata, ma che al suo interno debba contenere tutti, pronti ad attraccare nell’isola della democrazia. In questo momento però c’è un Governo provvisorio guidato da persone che sono state al fianco del regime.

“ Di tutto questo il popolo ne è consapevole. Ora è come se fossimo un bambino in attesa del proprio padre. Sfruttiamo questo Governo, ch’è il nostro padrino, perché ora è necessario il suo apporto. Un bambino però non accetta l’autorità di un padrino, ne usa solo le disponibilità materiali, aspettando l’affetto del padre. Abbiamo bisogno di questo Governo per arrivare poi al nostro di Governo”. Nacache è convinto che la forza di questa rivoluzione possa trasformarsi in un eco anche per popoli abituati a sopportare ed esplodere, come quell’Italiano, Portoghese e Greco.

“Da quando non mi servono più i pacchetti sui quali scrivere, non fumo più né Cristal, né nient’altro”. Il suo capolavoro letterario, per l’appunto Cristal, l’ha scritto durante la sua prigionia. Non potendo utilizzare fogli di carta, dopo averli fumati, usava i pacchetti di sigarette Cristal come meta del suo manoscritto. Nena News

Nena News

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