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Siria: 2200 vittime da marzo

E' quanto dichiarato da Navy Pillay nel corso della sessione speciale del Consiglio Diritti Umani dell’ONU che si è tenuta ieri a Ginevra sulla situazione in Siria. Mentre una missione ONU è da domenica nel paese. Per Assad: il mio governo non è in pericolo.

(23 Agosto 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Siria: 2200 vittime da marzo

foto: www.nena-news.com

Roma, 23 Agosto 2011 - Nena News - Per Navy Pillay, Alto Commissario Diritti Umani, le vittime della repressione del regime siriano sulle proteste a partire da metà marzo, sarebbero 2200. Numeri che corrispondono a quanto più volte affermato da gruppi di attivisti e associazioni in difesa dei diritti umani (dell’opposizione).

Numeri che secondo la Pillay includono anche i 350 siriani uccisi a partire dall’inizio della festività islamica del Ramadan.

Parole seguite dal monito del Segretario ONU Ban Ki Moon, secondo cui Bashar al Assad non sta mantenendo la sua parola in merito alla fine delle operazioni militari; un annuncio che il presidente aveva fatto in seguito alle pressioni della comunità internazionale e alle continue condanne nelle sedi diplomatiche. Sono 3 le vittime solo ieri nella città di Homs, roccaforte delle proteste, dove rimane alta la tensione: Homs, come altre città che sono stati teatri di scontri e repressione, è tra le mete visitate da una missione ONU, nel paese dalla scorsa domenica e fino al 25 agosto per verificare come le Nazioni Unite possano "supportare i servizi pubblici" e far fronte a eventuali "bisogni umanitari". Nei giorni passati l’artiglieria siriana si era accanita sulla città costiera di Latakia e anche su Jabla, a 20 chilometri da Latakia.

La sessione speciale del Consiglio Diritti Umani arriva comunque dopo che già a inizio mese, l’ONU aveva redatto un dettagliato rapporto sulle azioni condotte dalle forze militari del regime siriano, parlando di un “uso indiscriminato della forza” e di “reiterate violazioni a danno dei diritti umani”, tali da poter essere considerati “crimini di guerra”. I 47 membri del Consiglio stanno inoltre valutando una bozza di risoluzione che condanna i “continui e indiscriminati attacchi sulla popolazione siriana”.

Di tutt’altro avviso l’ambasciatore siriano presso le Nazioni Unite, Fayssal al-Hamwi, che ha etichettato le accuse in sede ONU come “bugie”, sostenendo la tesi di una campagna denigratoria cui il suo paese sarebbe sottoposto, da parte di stati che vogliono un cambio nella sua dirigenza politica. Al-Hamwi ha anche descritto il linguaggio usato dai funzionari ONU come “odioso”.

Un tesi continuamente ripetuta dal regime del presidente Bashar al Assad, che accusa tutti di lavorare ad una insurrezione di stampo islamista. E sostenuta anche nell’ultimo messaggio-intervista, il quarto dalla prima apparizione televisiva lo scorso 20 giugno, mandato in onda dalla Tv di stato la scorsa domenica e che ha scatenato nuove proteste; un messaggio chiaramente indirizzato al governo di Washington e agli stati europei, con cui il presidente ha affermato che il suo governo “non è in pericolo” e "che ogni azione contro la Siria avrà conseguenze enormi, più grandi di quanto (gli stessi paesi che la porteranno avanti) potranno sopportare”. "Primo per la pozione geopolitica della Siria, secondo per le capacità del paese". Gli appelli da parte di USA ed Europa perché si faccia da parte, per Assad "non sono degni di risposta", e le proteste nonostante siano diventate "militanti" e giustifichino quindi l'uso della forza, possono "essere controllate". Nena News

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